Premessa doverosa: sono ignorante e quindi parlo come tale. Detto questo, vado dritto al centro della questione. Questa riforma del lavoro proprio non mi piace. E lo dico da lavoratrice, da ultracinquantenne, da donna, da torinese. Proprio come il ministro Fornero, la madre di questa riforma, la più grande esperta nel settore lavoro. Tanto di cappello, Professoressa, ma non condivido le sue idee. Ma chi sono io per dirlo? Nessuno, uno dei tanti. Leggendo qua e là e cercando soprattutto di capire meglio questa benedetta riforma, alla fine ho capito solo una questione: se passa questa riforma, saremo tutti licenziabili. O meglio, quasi, gli statali, loro no. Grazie molto, Professoressa. Ed i più penalizzati da tutta questa rivoluzione saranno i lavoratori e le lavoratrici ultra cinquantenni, quelli che costano di più e che verranno rottamati senza troppi problemi, se passerà la riforma Fornero. Quegli stessi lavoratori che non sono abbastanza vecchi per andare in pensione. Insomma, quei cinquantenni che, se mandati a casa, si ritroveranno senza lavoro, senza ammortizzatori (pochi, per l’esattezza) e senza speranza, oltre che senza il paracadute della pensione. Già, la pensione, che bella parola! I nostri governanti sono stati così bravi da alzare l’età pensionistica, bloccando così il turn over e l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Quindi in molti a casa, ma per i nostri giovani ancora zero speranze. Alla fine, questi tecnici al governo saranno riusciti a realizzare due disastri con una sola mossa. E mi ritrovo ad ascoltare con meraviglia ed a condividere con ammirazione le parole di un saggio ed esperto Pierre Carniti in tv che ha bocciato la manovra che il governo Monti sta mettendo in campo sul lavoro. O forse sono solo io che non ho capito, ancora una volta. Dopotutto da chi è ignorante, come me, in materia di riforma del lavoro e in molto altro ancora, che cosa si può pretendere? Nulla, ma almeno stavolta non sono stata zitta.