LO STATO di emergenza dichiarato dal presidente francese Francoise Hollande dovrebbe valere non solo per il suo Paese, sotto attacco dalla strage di Charlie Ebdo ad oggi, ma anche per tutta Europa. La guerra islamica l’abbiamo in casa e dobbiamo rendercene conto amaramente sullo sfondo dello scenario di sangue parigino. Ciò che è accaduto in Francia nelle utime ore potrebbe verificarsi da un momento all’altro in qualsiasi città europea, Italia compresa. Lo stato di emergenza è già attivo nella paura della gente, nell’incubo quotidiano degli attentati islamici, nelle centrali dell’odio e del terrorismo come quella scoperta nella Merano che si prepara ai mercatini di Natale pronta colpire in Norvegia. Lo stato di emergenza è una realtà allargata di cui dobbiamo prendere atto senza attendere altri 158 o più morti.

LA GUERRA ISLAMICA ha alzato il livello dello scontro e se gli Stati europei singolarmente non ne prendono atto la debole Europa, capace più facilmente di prendere decisioni sugli alimenti che fronteggiare i pericoli del terrorismo e dell’immigrazione, ci porterà alla deriva. Che fare? Difficile dirlo su due piedi ma sicuramente serve una scelta di legittima difesa, fatta di più azioni compreso il coinvolgimento degli Stati Uniti, che oltrepassi il confine entro il quale l’Occidente si è mosso fino ad oggi. I terroristi di Parigi hanno urlato di voler vendicare i loro morti nella polveriera siriana e non si fermeranno qui. E’ giunto il momento di pensare all’uso legittimo della forza, coordinato, continuativo e risolutivo che gli Stati prevedono nel loro impianto legislativo e politico altrimenti ci saranno altre catastrofi terroriste.

LE DIPLOMAZIE, i droni, qualche incursione con missili intelligenti fino ad oggi non hanno risolto la situazione in Siria, Iraq, Libia dove il Califfato fa passi avanti e dove l’inferno che non ci fa più dormire ha avuto inizio e prospera nel delirio politico religioso targato Isis. Vogliamo andare avanti così? Non è più possibile, serve un energico cambio di passo e di strategia in tempi ragionevolmente rapidi. Il venerdi di sangue di Parigi rappresenta una svolta e un punto di non ritorno come lo fu l’11 settembre. Siamo nel pieno di una guerra non convenzionale, ma ugualmente dichiarata e cruenta. Il nemico è gia filtrato in casa nostra con le sue avanguardie fanatiche e pronte al martirio. Gli Stati occidentali hanno l’obbligo di agire là in Medio Oriente, dove tutto nasce, con una operazione di legittima offesa prima che qui in casa nostra sia troppo tardi. E’ anche una scelta di civiltà.

Beppe Boni