QUANDO la società è disturbata da comportamenti altrui difficili da gestire o destabilizzanti deve difendersi consolidando i propri valori e le proprie consuetudini di vita. Il rispetto degli altri sta anche in questo: affermare se stessi per mantenere in equilibrio la convivenza. E tenere saldo il timone della cultura di un Paese è necessario soprattutto quando dall’altra parte c’è chi sceglie di non integrarsi e di imboccare la strada dello scontro sociale. Il caso di Roma risveglia la coscienza intorpidita del governo sui rom che ora dice basta ai mega insediamenti con un piano affidato al ministero del Lavoro. Vedremo. L’equipaggio di scellerati che ha ucciso la povera filippina però non è sceso dalla luna. Le indagini chiariranno le responsabilità singole, ma il gruppo è formato da padri, figli, fidanzate nati e cresciuti in un campo rom come tanti, dove l’illegalità è legale. Quindi è automatico pensare che si può guidare un’auto senza patente, che se si incontra un poliziotto bisogna fuggire, che il rischio di travolgere una persona ci può stare. L’Italia è un Paese dove vige la cultura dell’accoglienza, ma il rispetto non è tollerare che i nomadi calpestino le leggi e che trasformino i campi in isole autonome, dove le spese sono a carico della collettività.
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E IL RAGIONAMENTO vale anche per la vicenda di Reggio Emilia dove una ragazza marocchina è dovuta fuggire come un ostaggio dell’Anonima dalla famiglia, che l’aveva segregata per imporle un matrimonio combinato. Ci sono etnie che coltivano modi di vita non coincidenti con i nostri e ciò diventa motivo di disagio sociale. Il singolo agisce in un certo modo perché è espressione di un mondo proprio. La giovane non viveva in un campo, ma in una casa. I nomadi stanno nei ghetti dei campi. Ma al di là delle collocazioni fisiche, per regolare la convivenza c’è una strada sola. Un Paese civile come l’Italia, che pure lo è nonostante la corruzione, e che vuole rispettare gli altri deve avere la forza di liberarsi da incertezze ideologiche e pregiudizi travestiti da propositi buonisti. A coloro che entrano nel nostro Paese va spiegato quali sono le leggi, il senso comune, le abitudini, il modo di essere figlio della nostra storia. Chi si adegua può crescere, chi sceglie di non inserirsi deve tornare alla terra d’origine. È la società normale. Migliaia di immigrati che hanno condiviso questa via maestra si sentono rispettati.

Beppe Boni