di Beppe Boni
Ezzedine Al Awami è l’incaricato d’affari dell’ambasciata libica di Tobruk in Italia, di fatto l’attuale ambasciatore dopo che è stato sollevato dall’incarico Ahmed Safar, diplomatico formato ad Oxford, nominato quando la Libia era unita. Il potere economico oggi è a Tripoli, ma nella fragilità dell’assetto politico odierno Al Awami vanta comunque un riconoscimento ufficiale, anche se alla sua nomina si parlò di una sede per due pretendenti.
l’Isis giorni fa ha attaccato postazioni dell’esercito a Tobruk e Derna. Oggi quali territori controlla in Libia?
<L’Isis non ha nessuna presenza o influenza a Tobruk o nelle sue province, non e’ presente neppure nelle citta’ vicine e ha perso il controllo della citta di Derna grazie ai colpi continui dell’esercito libico. Purtroppo attualmente l’Isis controlla la citta’ di Sirte, dove esistono piccoli gruppi nelle zone costiere dell’ Ovest, come Sabrata>.
Come è diviso il territorio oggi fra i due governi di Tobruk e Tripoli?.
< In Libia c’e’ soltanto un governo legittimo eletto democraticamente dal popolo libico insediato a Tobruk. Esiste poi la presenza di qualche milizia che ha occupato alcune zone costiere, da Misurata fino a Ovest di Tripoli. Ciò durerà fino a che la camera dei deputati, unica autorita’ sovrana, non adotterà una soluzione definitiva contro queste milizie ed estenderà il controllo su tutto il territorio attraverso l’esercito nazionale. In ogni caso ora la maggior parte del territorio e’ sotto la sovranità dell’autorita’ legittima di Tobruk>.
L’intesa di Skhirat, in Marocco, per un governo di unità nazionale è cosa fatta?
<Siamo ottimisti, ma le cose non sono abncora del tutto chiare su come arrivare ad un accordo rapido e solido. Le difficoltà, anche a cose fatte, non possono essere sottovalutate. Mi riferisco soprattutto alla presenza di milizie armate a Tripoli che hanno rapporti con gruppi terroristici>
E’vero che ci sono segnali di prime presenze anche di Boko Haram?.
<Le milizie che occupano alcune zone della Libia e che sono state identificate dall’ Onu gruppi terroristici attirano criminali da tutte le parti’ del mondo, non solo di Boko Haram. Attualmente nelle milizie combattono elementi di origine europea e africana e di Paesi arabi come Tunisia, Algeria, Yemen e Siria>.
Che ruolo può avere l’Italia nell’ opera di pacificazione della Libia?.
<L’Italia e’ il primo socio economico per la Libia, ed è per questo che deve essere la prima a guidare la scena e fare piu’ sforzi per risolvere la crisi. Per arrivare a ciò bisogna sostenere direttamente il governo eletto perchè, ripeto, e’ l’unica parte affidabile anche nel rispetto alle scelte del popolo. Purtroppo il ruolo italiano giocato fino ad oggi e’ molto minore di quello previsto se lo paragoniamo con quello di altri paesi che stanno cercando di incoraggiare l’esercito per vincere la santa guerra a Bengasi, chiave della stabilita’ nel mio paese>.
A che punto è la collaborazione militare e di intelligence fra il governo di Tobruk e l’Egitto e fra Tobruk e l’Algeria, paesi che perseguono obiettivi differenti? L’Algeria si pone come mediatrice fra le parti in conflitto – Tobruk e Tripoli – rifiutando ingerenze straniere in Libia, l’Egitto ha messo in campo un intervento militare contro le posizioni dell’Isis.
< I cittadini libici chiedono sicurezza e stabilita’ e rivendicano il ruolo delle istituzioni legittime dello stato che mancano da tempo e chi ostacola la realizzazione di queste richieste e’ l’isolamento imposto sul governo da parte di qualche paese e di milizie che perseguono obiettivi diversi. L’Egitto ha appoggiato politicamente e concretamente il nostro paese e c’e’ anche collaborazione militare secondo gli accordi bilaterali. Per questo ha bombardato e distrutto le postazioni Isis a Derna.
L’Algeria è in contatto con il governo e i gruppi militari che operano illeggittimamente fuori dall’autorita’ dello stato. Sta cercando di giocare un ruolo politico secondo gli interessi della propria politica estera e non ha collaborazione militare con l’esercito libico. Il mio popolo guarda all’Italia per avere appoggio, sconfiggere il terrorismo e creare stabilita’ in sostegno delle attivita’ economiche>.
E’ ipotizzabile una presenza di esperti militari italiani ed europei sul terreno in Libia?.
<Questo argomento scatena grande sensibilita’ ed è difficile che trovi ascolto e realizzazione pratica al momento>.
Perchè la Libia non ferma le partenze dei barconi con i migranti?.
<La soluzione per il problema dell’immigrazione si articola su tre punti. Il primo e’ politico. Bisogna avere contatti diretti con il governo legittimo perche’, come detto, è l’ unico che può dare fiducia. Dobbiamo riattivare subito gli accordi bilaterali, non con solo con l’Unione Europea ma con l’Italia in particolare. Ciò garantirebbe impegno e sostegno per fornire gli aiuti tecnici, i mezzi e il necessario addestramento ai nostri uomini. Il secondo e’ economico. Bisogna dar vita ad attivita’ e investimenti nelle citta’ dove partono le barche della morte per trovare posti di lavoro ai cittadini libici. Così si impedisce ai giovani di sporcarsi le mani e farsi coivolgere da gruppi estremisti. Risulta facile attirare chi è senza denaro e senza lavoro. Il terzo e’ la sicurezza. Disponiamo di enti militari che possono giocare un ruolo chiave nell’ impedire la partenza dei barconi, fermare e prendere gli scafisti sul posto prima della loro partenza senza un intervento estero. Intendo l’esercito libico, la guardia costiera e la polizia delle frontiere che però chiedono di avere il minimo indispensabile per svolgere il loro lavoro>.
Dietro il trafficanti di uomini c’è il Califfato?.
<Sì, ma non solo. Agiscono anche anche gruppi militari che hanno obiettivi diversi oltre la raccolta del denaro e usano gli scjhiavisti come carta per ricattare i paesi occidentali. E certe milizie sono l’ala militare di parti politiche ben conosciute da noi>.
E” ipotizzabile, con la copertura dell’Onu, un intervento dell’Europa in Libia per distruggere i barconi prima della partenza?
<Non e’ previsto, perche puo’ complicare moltissimo la situazione finendo per fare vittime innocenti soprattutto tra i migranti che fuggono da guerre e poverta’ e rischiano la vita per attraversare il mare verso un mondo migliore. Le soluzioni devono essere all’altezza di questa grande sfida umanitaria>.
Come vede l’idea di allestire campi profughi in Libia?.
<Qualsiasi idea proposta per trovare una soluzione a questo problema deve vedere lo Stato di Libia come parte di essa. Tuttavia è difficile per ora accettare questa soluzione perché la Libia e’ il paese piu’ danneggiato dall’immigrazione tra quelli del Mediterraneo. Ogni mese entrano decine di migliaia di immigrati. Tra confini sul Mediterraneo e confini di terra si arriva a quasi 7mila km: impossibile controllare tutto lo spazio. Sul nodo immigrazione serve l’aiuto dell’Europa e della comunita’ internazionale>.
Se la crisi libica non si risolvesse possono essere a rischio gli interessi economici dell’Italia?
<Il governo libico che rappresento qui in Italia promette di adottare tutte le procedure necessarie per mantenere e proteggere gli interessi dello stato italiano amico. Nello stesso tempo è però necessario appoggiare il governo di Tobruk così da consentire di mantenere le promesse. Una collaborazione in questo senso è fondamentale>.
L’Italia è il primo socio economico della Libia e i due paesi sono storicamente legati. Come si puo’ rafforzare il coordinamento politico in tutte le occasioni internazionali?.
<E’ necessario dar seguito alle richieste che il governo ha rivolto allo stato italiano e che al momento sono, inspiegabilmente, ferme.
Mi riferisco, ad esempio, alla revoca dell’ex ambasciatore e all’aiuto al nuovo incaricato d’affari nominato dal ministero degli affari esteri libico secondo le regole del trattato di Vienna del 1961 che regola le relazioni diplomatiche tra i paesi. Oggi purtroppo lo stato di Libia constata amaramente che vengono mantenuti contatti diretti tra la Farnesina e l’ex ambasciatore violando la convenzione di Vienna. E ciò anche dopo la comunicazioni del governo che ha bloccato la sua posizione. Questo comportamento ha fermato le relazioni dirette con il governo riconosciuto internazionalmente, sta danneggiando gli interessi economici, di sicurezza e politici tra i due paesi e ostacola la possibilita’ di coordinamento politico. Siamo scioccati nel vedere che paesi della comunita’ internazionale bloccano e negano le richieste della Libia, rappresentata da un governo emanato dalla Camera dei Deputati. Fino a quando si accontentano le parti che vogliono far fallire il dialogo e non si alleggeriscono le sofferenze del nostro popolo non si combinerà nulla. Tutto ciò offre possibilità all’Isis di allargarsi. E così si rinvia ancora la stabilita’ in Libia>.