L’ammiraglio di divisione Enrico Credendino comanda dal quartier generale di Roma la forza navale EunavFor Med che ora è giunta alla Fase 2: ora la flotta potrà abbordare le navi degli scafisti (solo in acque internazionali) e arrestarli. Anche usando la forza e se necessario le armi da fuoco.

AMMIRAGLIO Enrico Credendino che forze ha a disposizione?
«Premetto che, anche se non è la nostra missione, quando è necessario facciamo anche operazioni di soccorso. Abbiamo già salvato 3mila migranti. Comunque ho a disposizione 1.300 uomini che presto aumenteranno a 2mila, poi 6 navi e 7 aerei».
Avete un mandato Onu?
«Nella Fase 2 Alfa, che si svolge in acque internazionali, basta quello della Ue. Nella prossima Fase 2 Bravo, in acque libiche, servirà il mandato del consiglio di sicurezza Onu e il benestare di un governo libico riconosciuto. Idem nella fase 3 del piano, che prevede azioni per la distruzione degli scafi».
Agite nell’area della Tripolitania, governo di Tripoli, o della Cirenaica, Tobruk?
«Siamo in alto mare e quindi liberi. Non interferiamo con le aree dei due governi. Il nostro controllo va dal confine tunisino a quello egiziano. Ci concentriamo però nell’area di Tripoli da dove parte il 95% dei migranti: è il triangolo Misurata, Zuara e Lampedusa. Negli ultimi mesi sono partite 8 mila persone anche dall’Egitto».
Chi paga l’operazione?
«La Ue si accolla il costo dei quartier generali, della logistica e pure dell’ospedale allestito sulla portaerei Cavour. Ha stanziato 12 milioni per un anno. Ogni singolo paese paga le spese dei propri mezzi».
Ammiraglio lei a chi risponde?
«Al Comitato di sicurezza Ue che a sua volta si confronta con Federica Mogherini, leader della politica estera europea».
Ora potete intervenire con le armi per fermare gli scafisti?
«Possiamo farlo solo su barche senza migranti a bordo. La priorità è salvaguardare le persone».
Gli schiavisti viaggiano su altre barche?
«Da tempo scortano le imbarcazioni con mezzi piccoli difesi da due o tre uomini armati. L’obiettivo è recuperare gli scafi, dotati di Gps e satellitari, per riutilizzarli. Mirano a quelli di legno che in Libia non vengono costruiti».
Potete arrestare gli scafisti?
«Tecnicamente li fermiamo per consegnarli alle autorità di polizia italiane in porto».
Potete abbordare navi anche solo sospette?
«Possiamo agire contro ogni mezzo sospettato di essere coinvolto nel traffico di uomini».
E se l’equipaggio rifiuta di farvi salire a bordo?
«Ci sono diversi livelli delle regole d’ingaggio che ci permettono di agire con la forza. È previsto l’abbordaggio in caso di ostilità e rifiuto».
Chi decide?
«Do io il via libera al comandante in mare».
Si rischiano scontri a fuoco?
«Le regole di ingaggio lo prevedono se c’è una reazione obbligata da parte nostra».
Rischio di danni collaterali?
«No, perché si agisce solo contro i trafficanti. È la cosa che la Ue vuole assolutamente evitare»
Disponete di un patrimonio di intelligence?
«Certo e non solo da fonti militari. Lavoriamo con la Procura antimafia italiana, e ora c’è un accordo pure con Europol ed Eurojust. Poi c’è il lavoro dei nostri Servizi. Tutto ciò ci serve per ricostruire la rete dei trafficanti. Qui al quartier generale un nucleo specializzato raccoglie ed elabora le informazioni».
Gli scafisti hanno un capo, si parla di un etiope?
«Sono bene organizzati, ma agiscono in diverse bande. Ogni gruppo risponde alla propria tribù e si dividono il territorio».
C’è una mappa?
«La stiamo costruendo con nomi e riferimenti. È un lavoro lungo. La Missione Atalanta nell’ Oceano indiano, a cui ho partecipato e a cui ci ispiriamo, ci ha messo 7 anni a ricostruire la mappa dei pirati».
Avete truppe speciali a bordo ?
«Ogni mezzo dispone di un boarding team. Sono uomini del Battaglione San Marco o degli incursori di marina. Tutti specializzati negli abbordaggi».
È realistica una fase 3 e come si potrebbe esprimere?
«Possibile, ma sono esclusi i boots on the grounds, cioè truppe di terra da impiegare in modo permanente. Sono eventualmente previste rapide incursioni sulla costa per la distruzione degli scafi con operazioni mirate».
Toccherà solo agli italiani?
«No, eventualmente agiranno tutti i Paesi della coalizione e in collaborazione con la Libia».
Che ne pensano i Paesi africani?
«Temono una occupazione della Libia. Domani sarò ad Addis Abeba a incontrare la Lega araba proprio per rassicurarli».

Beppe Boni