Se andiamo avanti così qualcuno lancerà una class action contro lo Stato. Chi paga per la morte di Cloe Govoni, 84 anni, la pensionata di Renazzo di Cento massacrata nella sua abitazione da due giovani delinquenti rumeni per derubarla di 90 euro? Certo, al processo che speriamo arrivi presto, in teoria dovrebbero pagare i due malviventi. Ma c’è uno Stato che ha responsabilità indirette. Sul banco degli imputati dovrebbe esserci anche quello Stato che certo non copre i criminali ma nel tempo ha permesso un impianto processuale e legislativo che in qualche modo li favorisce.

Le leggi si innestano in una cultura processuale che tende a non difendere i cittadini con la severità che certi reati odiosi implicano quando si tratta di punire i colpevoli. Ci troviamo di fronte ad uno Stato che incentiva indirettamente i criminali con la propensione a colpevolizzare le vittime e depenalizzare i malviventi. La violazione della proprietà privata, e soprattutto dell’intimità dell’abitazione, non è considerata con la gravità con cui si dovrebbe. Il mondo è cambiato e oggi la facilità di circolazione in Europa dobbiamo fare i conti con una criminalità agguerrita soprattutto proveniente dai paesi dell’Est che insidia, in aggiunta a quella nostrana, la proprietà privata, le case, l’ambito familiare che dovrebbe essere il nido degli affetti sicuro e protetto. E invece no. Chi ruba nelle case,  e a volte finisce come è finita a Ferrara, sa di rischiare poco o nulla. Mentre chi si difende sa che non è tutelato. Il povero Ermes Mattielli, un artigiano veneto, è morto di crepacuore dopo essere stato condannato a 5 anni e al risarcimento di 135 mila euro ai due nomadi che aveva ferito a colpi di pistola per evitare di essere aggredito all’interno del proprio capannone. La giustificazione sociale appoggia scarsamente le vittime e più spesso gli aggressori. Bisogna cambiare le leggi: pugno duro contro coloro che violano la proprietà privata e più elasticità per la legittima difesa. Aspettiamo di vedere come andrà a finire con i due rumeni.