Se lo scenario è quello tracciato da Francesco Simone, responsabile rapporti istituzionali e del valzer delle mazzette, si può davvero dire che il gigante cooperativo modenese ha tradito la fiducia dei propri soci, eredi degli <scarriolanti> che fondarono la Cpl nel 1899. Durante una recente presentazione del libro dedicato a Giuseppe Tanferri, storico presidente – partigiano di Cpl nell’immediato dopoguerra, ho visto nella sala gremita fino all’ultimo posto i volti dei soci. Gente solida con lo sguardo onesto, abituata a lavorare, che crede nei valori mutualistici del movimento cooperativo. Facile immaginare che nessuno dei presenti in sala fosse al corrente della girandola di appalti pilotati, favori, mazzette travestite che sta venendo a galla dall’inchiesta dei magistrati di Napoli.
Il sistema Cpl sostanzialmente è quello adottato da altri colossi privati abili nella corruzione e abili nell’aggiudicarsi gli appalti. Quindi se le accuse ai vertci di Cpl verranno provate ci saranno da mettere in conto anche i valori traditi e l’etica del lavoro gettata alle ortiche. Questo aspetto non ha un valore penale, ma contiene un valore morale con cui l’azienda dovrà fare i conti. Colpa dei singoli o tutto il management del colosso dell’energia sapeva di questo gioco spregiudicato e sul filo della legge?
L’Inchiesta chiarirà la propria parte, le coscienze faranno il resto. La corruzione oggi è trasversale, aggiornata e rinfrescata, spunta dappertutto: dal Mose di venezia, all’Exopo di Milano, a Sesto, alla Concordia, alle Grandi opere, alla ricostruzione post terremoto. Non ci sono aziende che garantiscono sulla carta la moralità: i colossi cooperativi sono uguali agli altri, anzi spesso godono di intrecci fra politica e pubblica amministrazione che i privati non hanno. E’ ora di cambiare completamente il sistema di controllo degli appalti. Così non va, è un colabrodo. Ecco cosa deve riformare in fretta il governo. Il tempo è scaduto.
Beppe Boni