Non risultano mobilitazioni, raccolte di firme, appelli pubblici di intellettuali per gli 11 poliziotti feriti dai black bloc, compreso quello aggredito mentre era a terra, all’inaugurazione con devastazioni dell’Expo di Milano.
C’è invece un gran fermento fra intellettuali e artisti di sinistra per mettere il proprio nome nella petizione di Bologna con cui si chiede la <libertà di dimora> per i due esponenti del collettivo studentesco Hobo raggiunti da un misura cautelare che impone loro di non entrare a Bologna. Questi due giovanotti, Loris Narda e Parvis Tirgan, non sono giocherelloni che hanno fatto qualche dichiarazione estemporanea ma una coppia dotata di un curriculum eccellente: insieme ad altri ha ingaggiato scontri con le forze dell’ordine nell’ottobre scorso quando la loro sede (occupata mica pagavano l’affitto, roba da borghesi) venne sgomberata dalle forze dell’ordine. Sono gli stessi che hanno assalito l’auto di Matteo Salvini. E per la cronaca il collettivo Hobo, gente dalla mano svelta, è sempre lo stesso che nei mesi scorsi ha prima coperto di scritte offensive la porta dello studio universitario del professor Angelo Panebianco, docente di Scienze politiche e poi ha murato goliardicamente l’ingresso. Tanto per chiudere il cerchio ricordiamo anche che i buontemponi Narda e Tirgan hanno diverse denunce sulle spalle.
Quindi come si vede Hobo non è una Onlus che fa beneficenza, ma un collettivo sempre pronto ad esibirsi in prima linea con aggressioni e proteste energiche. Ecco il gruppetto di zelanti intellettuali e artisti che si sono fatti sedurre dalla campagna <libertà di dimora>: il disegnatore Zerocalcare, lo scrittore Pino Cacucci (quello di Puerto escondido) insieme ai colleghi Valerio Evangelisti, Wu Ming, gli attori Ivano Marescotti e Alessandro Bergonzoni a cui si sono aggiunti sempre come difensori della <legalità> Erri De Luca, fra Benuto Fusco ex di Lotta Continua. Come si vede una bella compagnia che se gli antagonisti aggrediscono un poliziotto un carabiniere o se devastano una città se ne sta in religioso silenzio, ma strilla se la magistratura adotta un provvedimento contro Hobo. La decisione di un magistrato? Da contestare perchè sono solo ragazzi che esagerano.

Sembra di tornare, fatte le debite proporzioni, agli anni di piombo quando intorno ai ragazzi di sinistra con pistola c’era un’area di varia umanità che forniva copertura intellettuale e politica. I primi sparavano gli altri parlavano e indirettamente, a volte anche in buona fede, offrivano una sponda di giustificazione e di ambigua solidarietà. Il flirt fra terrorismo e certi intellettuali ha avvelenato l’Italia, ma chi sparava è finito in carcere e gli altri hanno continuato ad occuparsi di tavole rotonde, libri, cinema, conversazioni dotte. Il brigatista Germano Maccari disse un giorno: <Voi non mi credereste se vi dicessi in quante case di persone che oggi hanno un ruolo molto importante nell’informazione, o comunque un ruolo importante nella società, si faceva a gara per avere a cena uno come me>.
Qui nel caso Bologna non ci sono terroristi, non ci sono le Bierre ma c’è un flirt fra intellettuali e antagonisti difficile da comprendere. Questi stessi intellettuali che non si mobilitano è per i commercianti e i cittadini che hanno avuto le vetrine e le auto sfasciate a Milano o a Roma quando i violenti si scatenano con precisione militare. Il soccorso rosso è sempre a senso unico e il silenzio pure.
Beppe Boni