Con la proposta shock di radere al suolo i campi nomadi Matteo Salvini, leader della Lega nord , è diventato il re del talk show televisivi. Ne frequenta tre al giorno e d’altra parte una proposta di questo genere è destinata a far discutere. Alcune mattine fa nell’ennesimo programmna tv il leghista superstar ha fatto un’apertura: dopo averli tirati giù, ma senza gli occupanti ovviamente, trasfomiamo i campi nomadi in campi giochi per i bambini.

Matteo Salvini è un capopopolo furbacchione. Dice con toni spesso sbagliati cose che però la maggior parte della gente pensa nella sostanza. Salvini invoca le ruspe e sbaglia, ma il suo ragionamento tradotto in italiano significa abolire i campi nomadi e arrivare alla loro progressiva chiusura così come sono stati concepiti fino ad oggi. Che significa: basta pagare aree attrezzate, servizi, utenze e danni a chi abita i campi. Rom e sinti non vogliono abitare nelle case? Benissimo. Paghino i posti roulotte con le relative utenze fino all’ultimo centesimo come fanno i campeggiatori al mare. Ognuno è libero di vivere dove gli pare purchè saldi l’affitto. Altrimenti è quasi più giustificato l’impegno economico della società per i disperati che arrivano in gommone rispetto a chi decide di farsi mantenere per scelta dalla comunità, spesso senza lavorare o vivendo di furti e ricettazione. Molti comuni hanno già ridotto l’offerta di utenze e servizi gratuiti ai campi. Non c’è nulla di scorretto in tutto ciò. E’ solo buonsenso ritardatario. Se forniamo utenze gratuite a sinti e rom che vivono da decenni nei campi (per scelta) spesso senza voler lavorare come la maggior parte delle persone, allora dobbiamo aiutare nello stesso modo famiglie e pensionati che faticano ad arrivare alla fine del mese. Molti nomadi sono cittadini italiani e come tali hanno diritti ma anche doveri simili a tutti noi. Si mettano in fila nelle difficoltà della vita come tanti altri e conquistino casa, alloggi, utenze lavorando.

Per chi vive inserito nella società gli aiuti non mancano: c’è la cassa integrazione per chi perde il lavoro, un alloggio popolare con tanto di graduatoria per chi ne ha bisogno, aiuti di welfare allargato. Chi occupa alloggi abusivamente o pretende di vivere a spese della comunità invece è fuori da questo gioco. La società ha le proprie regole che devono valere per tutti. Non sarà un caso se ogni anno polizia e carabinieri denunciano per furto, ricettazione e altri reati affini, compreso l’accattonaggio a cui costringono i minori, centinaia  e centinaia di nomadi in tutta Italia. E’ un altro aspetto di cui bisogna tenere conto. Il problema esiste e va affrontato anche a livello governativo rivedendo le regole che indicano la linea di comportamento ai Comuni. Con le leggi giuste si possono evitare le ruspe. Però l’idea dei campi giochi al posto dei campi nomadi non è male.

Beppe Boni