GLI ANIMALI selvatici, dal lupo ai cinghiali, hanno un istintivo senso di paura nei confronti dell’uomo, al vertice della catena alimentare. I cinghiali di solito se la danno a gambe se fiutano la presenza umana e chi pratica questa caccia lo sa bene. Diventano aggressivi in determinate situazioni: se ritengono, come avviene nelle sequenze venatorie, di essere minacciati dai cani e dall’uomo o se hanno i piccoli nelle vicinanze. Fanno il loro mestiere di animali selvatici. L’uomo
a volte non lo comprende e si comporta in modo imprudente. Quando accadono gli incidenti c’è chi grida subito: sono troppi, fanno danni, tragedia annunciata, sterminiamoli. Ma il caso di Cefalù, dove un uomo che tentava di allontanare i suoi cani dai cinghiali è stato aggredito e ucciso dagli animali, si sarebbe verificato anche se il branchetto fosse stato l’unico sulla terra.
Se però si autorizza un piano di controllo (non è caccia) in un parco dove i cinghiali causano un eccesso di danni insorgono ambientalisti e animalisti: cacciatori assassini, ora basta, fermiamo la strage. Sui problemi legati agli animali c’è sempre un contorto approccio ideologico. O di qua o di là,
pro o contro.
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L’AMBIENTE naturale in Italia è tornato fiorente. Aumenta il numero di lupi, orsi, caprioli, cervi e i cinghiali. Se però un lupo uccide qualche pecora agricoltori e a volte anche cacciatori invocano la libertà di sparo, se un orso (può succedere) esagera con l’aggressività finisce come Daniza uccisa per eccesso
di narcotico sparato dai guardaparco o M13, emigrato dal Trentino in Svizzera
e abbattuto nel Cantone dei grigioni. Con gli animali selvatici si può convivere usando la prevenzione e mettendo in conto anche qualche disagio, ma senza scandalizzarsi se si deve intervenire in modo energico. Nei parchi, per esempio, l’attività venatoria, che
per i cinghiali rappresenta
un elemento di contenimento equilibrato, è vietata ma si consentono abbattimenti decisi dai singoli enti solo a spot
e senza una regia complessiva. E comunque sui parchi la rivolta ambientalista è sempre dietro l’angolo. Dunque, fra una politica troppo «corretta» e reazioni troppo emotive la via dell’equilibrio nella gestione della fauna aggressiva
è complicata. Senza dimenticare che se l’animale fiuta una minaccia la reazione
è imprevedibile. E lì non valgono né leggi né regolamenti,
se non quelli della natura.
E della prudenza.