DUE GIORNI fa all’ospedale Sant’Orsola di Bologna due volontarie di una associazione di assistenza, una anziana e una più giovane sui trent’anni, per una mattinata intera hanno accolto col sorriso in un corridoio i pazienti che attendevano la visita ambulatoriale. Una scena vista per caso. Gradisce una caramella? Da che medico deve andare? Se le serve una informazione chieda pure a noi. Osservarle scaldava il cuore. Nell’Italia dei dipendenti comunali che timbrano in mutande il cartellino e poi tornano a casa, della corruzione diffusa e dei dirigenti Inps infedeli, ci sono ancora persone che si alzano al mattino per aiutare il prossimo. Lo fanno per scelta o per istinto. Le due volontarie del Sant’Orsola e il carabiniere di Ancona hanno lo stesso Dna. Merce rara, al giorno d’oggi. Fanno parte delle migliaia di eroi della vita quotidiana che difficilmente finiscono sui giornali.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ne ha premiati 18 alcuni giorni fa. Il profugo senza paura, la soldatessa ferita, l’insegnante dei disabili. Loro come emblema di tutti gli altri che non conosciamo e che invece meriterebbero foto e nome sul giornale. Servirebbe una «class action» alla rovescio per ringraziarli tutti. Sono nascosti nell’ Italia quotidiana di paesi sconosciuti o della periferia delle grandi città. Guardate la foto del carabiniere in jeans e pullover blu. Abbraccia la ragazza appena salvata. Chiude gli occhi e accenna un sorriso di sollievo, racchiude la donna nelle sue braccia come se non volesse abbandonarla mai più. Era suo dovere, si dirà. Vero, ma è importante come lo ha fatto, ci ha messo il cuore. Non so se si possa definire eroe l’appuntato Carlo Morresi. Di sicuro è un Uomo, scritto con la U maiuscola, un signore che ha qualcosa da insegnare a tutti noi. Nell’Italia che prende la pistola per difendersi dai predoni delle case, l’appuntato Morresi ha espresso, evitando un suicidio per la seconda volta, l’istinto lieve di salvare gli altri. Ha convinto la ragazza con un sorriso, sussurrandole con dolcezza. «Le ho parlato della morte di mia figlia», dirà poi. Tutto ciò non si insegna alla scuola carabinieri, però molti carabinieri ce l’hanno nel manuale non scritto. Le cattive notizie attirano l’attenzione, quelle buone bisogna sottolinearle. L’appuntato non lo sa, ma ha svolto una lezione magistrale con l’Italia in classe.

Beppe Boni