Ekrem Imamoglu, il candidato sindaco dell’opposizione ha vinto di nuovo a Istanbul. Sul 100 per cento dei suffragi scrutinati l’agenzia di stampa “Anadolu”, controllata dallo Stato, gli attribuisce il 54,21 per cento dei voti contro il 44,99 di Binali Yildirim, 63 anni, ex primo ministro, un uomo di prima fila del partito “Akp” guidato da Recep Tayyip Erdogan. Si è espresso l’84,42 per cento di 10 milioni e mezzo di elettori. Lo sconfitto e Erdogan si sono congratulati con il trionfatore. Il vincitore annuncia “un nuovo inizio per la Turchia”. Il distacco che ha accumulato è di 806.426 consensi. Il 31 marzo erano stati appena 13.729.

Negli ultimi giorni della campagna elettorale il presidente turco non si era fatto mancare nulla. Aveva paragonato Imamoglu ai militari del generale egiziano Abdel Fattah Al Sisi, che nel 2013 defenestrarono il presidente eletto Morsi. Non contento, lo aveva accostato agli autori del golpe fallito del 15 luglio 2016. L’agenzia “Anadolu” aveva diffuso una presunta lettera nella quale il capo del “Pkk” Abdullah Ocalan, invitava i connazionali alla “neutralità”. Lo scritto era stato contestato dai copresidenti del partito “Hdp”, libertario e filocurdo. Pervin Buldan e Sezai Temelli in un comunicato avevano ribadito il sostegno a Imamoglu e alla coalizione che lo sostiene, l’alleanza fra gli eredi di Ataturk, i socialdemocratici del “Chp”, e il “Partito Buono”, lo “Iyi” di centro destra fondato da Meral Aksener. Imamoglu, che era stato esautorato dal Supremo Consiglio elettorale (Ysk) il 6 maggio, ha battuto a tappeto i quartieri della città a bordo di un autobus ripetendo il suo slogan preferito: “Sarà tutto molto bello”. In un’intervista a un quotidiano ha raccontato di aver incontrato Erdogan e di avergli detto: “Non voterai per me, ma nelle prossime elezioni avrò anche il tuo consenso”. “Come sindaco – aveva ribadito – debbo lavorare con il presidente turco. Il Paese ha un governo costituzionale”.

Il primo cittadino deposto sembra aver acquisito in poco tempo uno stile e una capacità tattica insospettati in un uomo la cui unica carica pubblica precedente sono stati i 5 anni alla testa del quartiere Beilikduzu, sulla sponda europea della megalopoli che conta 16 milioni di abitanti. Nato a Trebisonda sul mar Nero nel 1970, ha studiato Business Administration all’ateneo di Istanbul e ha lavorato nell’impresa di costruzioni della sua famiglia. Ha giocato a calcio nel campionato amatori con la squadra della città di origine. Porta occhiali senza montatura e predilige le camicie bianche abbottonate fino al collo. E’ un musulmano praticante.

Istanbul è la cassaforte del Paese. Garantisce un terzo del Prodotto Interno Lordo turco (più del Pil complessivo della Grecia o del Portogallo) e manovra un bilancio di 8 miliardi di euro.  Secondo l’opposizione, l’ultima amministrazione ha sprecato 110 milioni di euro. “Chi vince a Istanbul vince in tutta la Turchia”, teorizzava fino a pochi mesi fa Erdogan che aveva cominciato la sua ascesa politica con l’investitura a sindaco della città nel 1994.