«L’OCCIDENTE non sa che cosa sta perdendo sul piano dei diritti umani. Ci sono giovani musulmane italiane che vengono da me a dirmi che portano il velo solo perché sono state insultate o molestate per il fatto di non avere il capo coperto. Per questo stanno aumentando anche qui. Nel Corano la donna vale meno dell’uomo, ma questo non vuol dire che possa essere sottoposta a violenza». Souad Sbai, 55 anni, marocchina, due figli, presidente dell’Associazione delle Comunità Marocchine di Donne in Italia (2.800 iscritte), già deputato di Alleanza Nazionale, è da sempre una voce che si scaglia con coraggio contro il radicalismo islamico. Si definisce «musulmana laica».
Il Corano stabilisce che una donna eredita le metà dei beni rispetto ai fratelli maschi…
«Non solo. Se vuole testimoniare, ha necessità di uno o più tutor dell’altro sesso. E anche se vuole sottoscrivere un documento. La regola è in vigore in Arabia Saudita, in Yemen, in Kuwait, in Libia, in Egitto, in Qatar e in Iran».
Insomma l’altra metà del cielo è in uno status di minorità?
«Il Corano considera la donna un essere inferiore. Se è cristiana e occidentale vale ancora meno. Nelle guerre antiche si applicava la regola che autorizzava a prendersi le femmine dell’avversario. Questo in ogni caso non legittima la violenza sulle musulmane. La violenza è l’interpretazione dei salafiti. Questo radicalismo ha cominciato a diffondersi dopo il 1995. È successo in Occidente assai più che nel mio Paese, il Marocco».
Sembra un paradosso.
«Sono venuta in Italia nel 1981. In Marocco andavo in spiaggia in costume e nessuno trovava nulla da ridire. Adesso le ragazze debbono fare il bagno vestite, ma ci sono anche sintomi di reazione. Di recente due ragazzine che giravano in minigonna sono state arrestate e picchiate. Rischiavano due anni di carcere, ma c’è stata una sollevazione di intellettuali, di avvocati e di giornalisti. Le hanno rilasciate subito».
In Occidente è peggio?
«Qualsiasi cosa uno dica rischia di essere bollato come xenofobo o islamofobo. Il buonismo è un danno per tutti. Assisto le donne marocchine. In quindici anni ho visto di tutto, ho visto l’inferno».
Qualche esempio?
«Ho aiutato Nosheen Butt, 17 anni, la cui madre Begum, 46 anni, è stata uccisa a Novi di Modena nel giardino di casa con una pietra perché voleva salvare la figlia da un matrimonio combinato. Ho seguito il caso di Rashida Rida, 35 anni, di Brescello, la mamma di due bimbe ammazzata perché intenzionata a cambiare religione. In Belgio e in Gran Bretagna è ancora peggio che in Italia. Nel Regno Unito ci sono addirittura corti che applicano la legge coranica, la sharia. Il radicalismo è più forte in Occidente che altrove».
Nel 2013 lei ha lasciato il Parlamento prima della fine del mandato. Salvini ha fatto il suo nome per la corsa alla carica di sindaco a Roma.
«Non ho intenzione di accettare. Ora mi occupo dell’Associazione e scrivo libri. Il mio Isis, il palcoscenico dell’orrore, pubblicato da Curcio, è arrivato alla terza edizione. Sono fra i quattro selezionati per il premio Nabokov che sarà assegnato domenica prossima. Tra due settimane uscirà Rashida, l’apostata italiana».
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