Di Lorenzo Bianchi

 Israele ritira i soldati della Novantottesima divisione da Gaza, ma il premier Benjamin Netanyahu annuncia che “c’è una data per l’operazione militare di terra a Rafah”, l’estremo lembo meridionale della Striscia nel quale si sono ammassati un milione e settecentomila palestinesi. Potrebbe essere dopo il 10 aprile, la fine del Ramadan, il mese sacro per i musulmani. Le brigate Commando, Givati e Settima, circa quindicimila soldati, hanno abbandonato la parte della Striscia che si trova a sud del Wadi Gaza, un piccolo corso d’acqua che divide in due il territorio invaso dai militari di Gerusalemme. Quattro mesi fa avevano occupato Khan Junis. Ora si sono fermati nelle basi che si trovano poco oltre il confine. A Gaza è rimasta solo la brigata Nahal che sorveglia il corridoio Netzarim, una fascia larga circa 400 metri che taglia in due la Striscia poco a sud di Gaza City. I bulldozer delle Forze Israeliane di difesa (in sigla inglese Idf) hanno raso al suolo tutti gli edifici che sorgevano in quella fetta di territorio, compresi quelli del quartiere universitario. Gli 007 di Gerusalemme sostengono che Hamas ha perso sul campo 18 battaglioni su 24. Ne resterebbero solo 4 a Rafah e 2 nell’area centrale. “Quello che c’era da fare lo abbiamo fatto, ma la guerra è lontana dall’essere finita”, riassume Herzi Halevi, capo di stato maggiore delle Idf.

Un raid israeliano nel campo profughi di al Shati ha ucciso tre dei tredici figli e 3 nipotini del capo di Hamas Ismail Haniyeh, rifugiato in un albergo di lusso di Doha, la capitale del Qatar. Sono Azem, Amir e Mohammad. Il padre è nato ad al Shati nel 1953. Erano su un’auto e stavano raggiungendo parenti con i quali volevano festeggiare la fine del Ramadan. Secondo le Idf e lo Shin Bet, il controspionaggio interno dello stato ebraico, Amir era un comandante di squadra delle Brigate Ezzeddin al Kassam, il braccio militare di Hamas, Azem e Mohammad erano miliziani di grado inferiore. E stato proprio il padre a dare la notizia. “Sono tutti martiri”, ha commentato. In un video ha detto che dall’inizio della guerra hanno perso la vita sessanta suoi familiari.

Il 12 aprile, centottantanovesimo giorno di guerra, le trattative al Cairo per una tregua restano in totale stallo. Hamas si è dichiarata non interessata ad ulteriori discussioni sull’accordo, finché non ci saranno progressi nelle sue richieste”. Secondo L’agenzia di stampa palestinese “Wafa” “oltre 29 persone sono state uccise e altre decine ferite in un attacco aereo sulla casa della famiglia al Tatabibi a Gaza City”. L’Idf ha annunciato di aver ucciso due miliziani di Hamas a Jabalya, nel nord della Striscia. Uno dei due sarebbe Mohammed Abdallah Ridwan, “responsabile delle operazioni di sicurezza interna nella zona di Jabalya”. In Cisgiordania tre palestinesi sono caduti in scontri con le Idf, secondo le quali due erano di Hamas. Il terzo – scrive la “Wafa” – avrebbe partecipato ad “un assalto a coloni” dopo la sparizione di un ragazzino israeliano in Cisgiordania. La polizia  teme che possa essere stato rapito o ucciso.

Stephane Dujarric, portavoce dell’Onu, ha accusato Israele di aver impedito oggi a due convogli umanitari di raggiungere il nord di Gaza. “Una delle missioni – ha precisato -avrebbe dovuto fornire 20.000 litri di carburante per far funzionare i generatori di energia di riserva presso l’ospedale Al Ahli, all’interno del quale il personale medico sta ancora lavorando per garantire assistenza sanitaria essenziale nonostante non abbia elettricità”. “Anche alle missioni umanitarie pianificate per le aree a sud di Gaza – ha aggiunto – è stato negato l’accesso. Oggi le autorità israeliane hanno facilitato solo la missione che ha fornito supporto sanitario ai civili a Khan Younis”.

Netanyahu si trova nella scomoda situazione di non poter scontentare l’ala oltranzista del suo esecutivo capitanata dal ministro delle finanze Bezalel Smotrich e dal responsabile della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir. Ma nello stesso tempo non può deludere il vitale alleato statunitense che suggerisce di eliminare con azioni selettive e mirate solo i leader di Hamas.  Secondo due sondaggi se si fosse votato l’8 aprile Netanyahu, detto “Bibi”, avrebbe perso la maggioranza dei seggi alla Knesset (il Parlamento).

I media palestinesi riferiscono che 5 persone sono state fulminate in un attacco contro il ministero degli interni nel campo profughi di Maghazi. Secondo l’ufficio stampa di Hamas a Gaza sono stati uccisi almeno 33.207 palestinesi, tra i quali 14.520 bambini. Altre migliaia rimangono dispersi o intrappolati sotto le macerie. Almeno 485 membri del personale medico sono stati ammazzati. I feriti sarebbero più di 75.930. Almeno 11.000 sono gravi e avrebbero bisogno di essere curati fuori dalla Striscia. Circa 17.000 bambini hanno perso uno o entrambi i genitori. Oltre un milione di sfollati hanno contratto malattie infettive. Più di 310 operatori sanitari e 20 giornalisti sono stati arrestati dalle forze israeliane. Hamas avrebbe frazionato le sue unità in piccole squadre, al massimo 4 o 5 miliziani, armati di granate, di mitragliatrici, di fucili da cecchino e di razzi anticarro portatili con doppia carica Sul fronte con il Libano Israele ha affermato di “prepararsi a passare dalla difesa all’attacco” e ha rivendicato l’uccisione di Ali Ahmed Hassin, comandante delle Unità Radwan (Forze speciali) degli Hezbollah nella regione di Hajir.

Nella sua massiccia campagna di bombardamenti della Striscia di Gaza l‘esercito israeliano ha utilizzato in modo capillare un sistema basato sull’intelligenza artificiale, capace d’individuare migliaia di presunti bersagli legati ad Hamas in modo più freddo rispetto a quello di un operatore umano. E più “permissivo” dal punto di vista del tributo di vittime civili cosiddette collaterali. È quanto si legge sull’apertura online del quotidiano britannico “Guardian“, che ha ripreso due siti di news israeliani, “+972 Magazine” e “Local Call“, citando a conferma rivelazioni fonti “anonime di intelligence coinvolte nel conflitto”. Almeno 37.000 obiettivi sono stati inseriti “dalla macchina” tecnologica nel suo database. Secondo il quotidiano liberal britannico, le fonti, nel rivelare il funzionamento di questo sistema bellico di IA, denominato Lavender, ammettono che i vertici militari israeliani hanno in sostanza autorizzato attraverso il suo uso la stima preventiva di un numero elevato di vittime civili fra i palestinesi in particolare all’inizio della guerra. Il sistema viene impiegato nell’individuazione dei target, velocizzata al massimo aggirando la supervisione umana. Sempre secondo il “Guardian“, l’esercito israeliano, per alcune tipologie di bersagli, ha applicato quote pre-autorizzate di vittime “collaterali consentite”: con una ratio pari a 15 o 20 civili ‘sacrificabilì – almeno durante gli attacchi aerei condotti nei primi mesi della guerra in corso – per ogni militante di Hamas “di basso rango”. 

 Alle 24 del primo aprile a Deir el – Balah sette volontari dell’organizzazione non governativa World Central Kitchen che distribuivano il cibo nella Striscia di Gaza  sono stati fulminati da tre missili lanciati da un drone israeliano. Sono tre britannici, un australiana, un palestinese, un polacco e un canadese che aveva anche un passaporto statunitense. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, uscendo dall’ospedale nel quale era stato operato per un’ernia, ha ammesso “un incidente tragico e non voluto” e ha giurato che farà di tutto perché “non si ripeta”. I militari israeliani hanno avviato un’indagine ai massimi livelli. Secondo un comunicato stampa del capo dello stato israeliano Isaac Herzog, “Il presidente ha espresso la sua profonda tristezza e le sue scuse sincere per la tragica morte del team di Wck” e ha parlato con José Andres, il fondatore dell’organizzazione non governativa statunitense. Con una iniziativa palesemente polemica la “Bbc”, la televisione del Regno Unito, ha pubblicato i nomi delle vittime inglesi. Sono John Chapman, James Henderson e James Kirby. La World Central Kitchen ha immediatamente sospeso ogni attività. Il palestinese era l’autista interprete di Wck Saif Issam Abu Taha. I tre cittadini del Regno Unito erano ex militari di Sua Maestà. James Henderson era stato per sei anni nella Marina e poi nelle forze speciali fino al 2016, quando era passato a una compagnia di sicurezza privata. a Gaza però prestava la sua opera gratuitamente.

Secondo il quotidiano liberal israeliano “Haaretz” un drone  Elbit 450 dell’aeronautica di Gerusalemme ha sparato in rapida successione tre missili contro altrettanti veicoli della ong che sul tetto erano chiaramente identificati come appartenenti alla Wck. La decisione è stata presa da un’unità che li sorvegliava dopo che aveva visto un uomo armato a bordo di un camion entrare assieme a tre auto dell’organizzazione non governativa in un deposito di aiuti. L’attacco è stato messo a segno dopo che le tre vetture sono uscite dall’area del magazzino lasciandosi alle spalle il camion e l’uomo in armi. Un missile ha colpito un’auto. Gli occupanti sono riusciti a salire sulle altre due e a comunicare che erano stati attaccati. Un secondo razzo ha colpito una seconda vettura. Appena la terza si è avvicinata per evacuare i feriti è stata centrata a sua volta. Rispondendo al quotidiano on line “Times of Israel” i militari hanno riconosciuto di aver messo a segno il raid, ma di non “conoscere ancora tutte le circostanze nelle quali è avvenuto”. Il capo di Stato Maggiore Herzi Halevi partecipa all’inchiesta sull’accaduto.

Il caduto polacco è Damian Sobol, originario di Przemysl, una città della Polonia sudorientale. L’ambasciatore israeliano a Varsavia è stato invitato a fornire “urgenti spiegazioni” al ministro degli esteri Radoslaw Sikorski. Il premier australiano Anthony Albanese ha identificato la sua connazionale che ha perso la vita. Si chiamava Lalzawmi “Zmi” Frankcom, aveva 44 anni. Per Albanese la sua morte è “una tragedia che non sarebbe mai dovuta accadere”.

John Kirby, consigliere nazionale per la sicurezza della Casa Bianca ha dichiarato: ”Siamo rimasti indignati nell’apprendere di un attacco dell’Idf che ha ucciso diversi operatori umanitari civili della World Central Kitchen, un’organizzazione non governativa che ha lavorato incessantemente per fornire cibo a coloro che soffrono la fame a Gaza e in tutto il mondo”. Ma per ora Biden non sembra voler o poter mollare Netanyahu. La sua amministrazione ha approvato la fornitura a Israele di 25 jet F-35 per un valore di 2,5 miliardi. E’ imminente il disco verde statunitense a 50 F-15 per altri 18 miliardi, oltre a bombe e ad altri armamenti. La consegna richiederà molto tempo, ma intanto crea la sensazione delle porte aperte per le necessità dell’alleato, nonostante i ripetuti moniti a frenare la sua offensiva proteggendo i civili. La migliore fotografia del livello di allarme in queste ore in Israele sono le misure messe in atto dalle Forze Israeliane di Difesa dopo “una valutazione” dei vertici militari: sono stati richiamati i riservisti della difesa aerea, è stata rinviata la prevista smobilitazione delle “unità combattenti” e sono stati bloccati alcuni segnali Gps anche nel centro di Israele, lontano quindi dai confini con Gaza, con il Libano e con la Siria. I morti per i raid nella Striscia, secondo i dati del ministero della Sanità di Hamas non verificabili in modo indipendente, sono arrivati a 32.916 e i feriti a oltre 70.000.

Marwan Issa, numero 2 delle Brigate Ezzeddin al Qassam, il braccio militare di Hamas, e membro di rango del Movimento di Resistenza Islamica, è stato fulminato lo scorso 8 marzo con bombe capaci di penetrare in profondità nel terreno in un bunker a Nuseirat.  Le Forze Israeliane di Difesa all’alba hanno fatto irruzione nell’ ospedale al Shifa, il più grande di Gaza, all’interno del quale secondo informazioni dell’intelligence operavano miliziani armati e si nascondevano alti dirigenti della fazione islamica. È stata un’operazione “mirata”, ha spiegato il portavoce militare, che si è conclusa con l’uccisione di “20 terroristi”, fra i quali ha perso la vita anche Faiq Mabhuoch, capo delle operazioni di sicurezza interna di Hamas. Secondo la stessa fonte, sono state arrestate e interrogate oltre 200 persone sospette, tra le quali un giornalista di al Jazeera del quale l’emittente qatarina ha chiesto l’immediata liberazione.

 

Nella parte settentrionale della Striscia “un bambino su tre sotto i due anni di età soffre di malnutrizione acuta, un’escalation sconcertante rispetto al 15,6% di gennaio” segnala l’Unicef, secondo la quale 23 piccoli sono morti di fame nelle ultime settimane.  Fatah ha accusato Hamas di essere “disconnesso dalla realtà” e di aver causato “una catastrofe” peggiore del 1948 con “l’avventura del 7 ottobre”. La dichiarazione, riferisce “al Jazeera“, è giunta dopo che Hamas ha criticato la nomina di Mohammed Mustafa alla carica di primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese, un passo unilaterale che a suo giudizio amplia “il divario fra l’Anp e il popolo”. Nella sua risposta, Fatah accusa Hamas di “aver provocato il ritorno dell’occupazione israeliana a Gaza” intraprendendo “l’avventura del 7 ottobre”. Ciò ha portato “ad una catastrofe ancora più terribile e crudele del 1948”, prosegue Fatah alludendo all’esodo dei palestinesi dopo la fondazione dello stato d’Israele.

“La sofferenza del popolo palestinese è in cima ai pensieri di molti e ai miei”. Quelle fra virgolette sono parole pronunciate dal presidente statunitense Joe Biden dopo i contrasti pubblici di questi giorni con Benjamin Netanyahu. “A mio avviso – aveva detto – più che aiutare sta danneggiando Israele”. In un messaggio ai fedeli musulmani ha sottolineato che il Ramadan “arriva in un momento di immenso dolore. La guerra a Gaza ha inflitto terribili sofferenze al popolo palestinese. Sono state uccise più di 30.000 persone, la maggior parte dei quali civili, tra questi migliaia di bambini”. Anche il ministro della Difesa di Israele Yoav Gallant ha inviato un messaggio di auguri per l’ingresso del mese sacro. Il capo delle forze armate di Gerusalemme ha però avvisato a non trasformare la festa in una occasione di «jihad». L’esercito continua a martellare la zona di Khan Yunis, in particolare il quartiere Hamad. Nella parte centrale della Striscia, secondo il portavoce militare delle Forze Israeliane di Difesa (in acronimo inglese Idf), “sono stati uccisi 15 terroristi”.

La nave statunitense Frank S. Besson ha lasciato la sua base in Virginia. Al largo della Striscia di Gaza contribuirà alla costruzione di una banchina galleggiante lunga mezzo chilometro. In questa opera saranno impegnati almeno mille militari della Seventh Transportation Brigade. Sul molo mobile arriveranno gli aiuti destinati alla terraferma che partiranno da Cipro. Gli Israeliani faranno un controllo preventivo prima che proseguano per la Striscia. La grande passerella sarà pronta fra due mesi. Nessuno si nasconde i rischi estremi dell’operazione.

E’ ancora vivo nella memoria di tutti il ricordo della strage del 29 febbraio, 112 morti e 760 feriti attorno a un convoglio di aiuti nell’area di Gaza City. Il bilancio è di Ashraf al – Qudra, portavoce del Ministero della Sanità di Gaza controllato da Hamas. La sua versione è che il massacro è stato provocato da “un attacco israeliano contro persone in attesa di aiuti alimentari vicino alla al-Rashid Street, a sud di Gaza City”. Hamas ha avvisato che la vicenda potrebbe di far saltare i negoziati in corso in Qatar per arrivare ad una tregua.

Le Forze Israeliane di difesa hanno respinto l’accusa del Movimento di Resistenza Islamica. La loro ricostruzione è che sono avvenuti due distinti episodi in luoghi diversi. Nel primo “la calca della folla ha causato la maggior parte dei decessi”. Nel secondo i soldati, “sentendosi minacciati da centinaia di civili palestinesi”, hanno sparato e hanno fulminato dieci persone. “Alle 4 di mattina – ha riferito Daniel Hagari, il portavoce militare israeliano – un convoglio di 30 camion di aiuti ha superato il check-point dell’esercito al Wadi Gaza ed è stato circondato da migliaia di persone”. I mezzi guidati da contractor privati erano entrati nella Striscia attraverso il valico di Kerem Shalom. «La folla – ha raccontato Hagari – era fuori controllo e decine di persone sono rimaste ferite o uccise nella calca, mentre altre sono state travolte dai camion”. A Rimal, un tempo sobborgo elegante di Gaza City, uomini armati hanno saccheggiato i camion. Dopo che il convoglio era passato altri abitanti della Striscia “si sono radunati attorno a un posto di blocco dell’esercito e a un carro armato”. “Essendo zona di guerra – ha aggiunto il portavoce – i militari hanno sparato colpi di avvertimento, prima in aria e poi in direzione di chi rifiutava di allontanarsi”. In Cisgiordania due coloni israeliani sono stati uccisi vicino all’insediamento di Eli. L’attentatore, a sua volta ammazzato, era un ufficiale di polizia dell’Autorità nazionale palestinese.

In ottobre Israele avrebbe sganciato bombe al fosforo bianco sul Libano. L’esplosivo è altamente infiammabile e per le convenzioni delle Nazioni Unite può essere utilizzato solo come illuminante o come tracciante. Sull’episodio, secondo il quotidiano economico statunitense “Wall Street Journal”, sta indagando il Dipartimento di Stato di Washington. L’inchiesta riguarda anche un bombardamento del 31 ottobre. Fu colpito il campo profughi di Jabalia, vicino a Gaza City. Persero la vita più di 135 persone. Gli investigatori sospettano che in quell’occasione sia stata usata una bomba di oltre 9 quintali fornita a Israele dagli Usa. Le autorità americane avevano dato il via agli accertamenti in ottobre, prima che cominciasse la guerra nella Striscia di Gaza, nell’ambito di un’indagine che avrebbe potuto portare alla limitazione degli aiuti militari ai Paesi che abusano degli armamenti di origine statunitense.

I soldati delle Forze Israeliane di Difesa (nella foto) hanno fatto irruzione nell’ospedale Nasser di Khan Younis. Cercavano salme di rapiti da Hamas il 7 ottobre. Finora senza risultati, anche se l’esercito ha annunciato l’arresto di “decine di terroristi nella zona del nosocomio”. Il team di Medici Senza Frontiere che opera nella struttura ha denunciato il «caos», con «un numero imprecisato di morti e feriti» e il suo personale costretto ad evacuare. Il responsabile del Nasser Nahed Abu-Teima ha raccontato alla “Bbc” che la situazione “è catastrofica”, aggiungendo che “gli unici pazienti rimasti sono ammucchiati nei reparti e in estremo pericolo”. “Molti ricoverati – ha spiegato – hanno gravi lesioni spinali, agli arti, amputazioni, lesioni cerebrali che hanno portato a paralisi o a emiplegia. Non possono muoversi oppure non possono camminare”. Ashraf Al-Qudra, portavoce del ministero della Sanità guidato da Hamas, , ha detto che “i soldati sono penetrati nel reparto emergenze e traumi e stanno allontanando con la forza i rifugiati e lo staff medico”. “Le truppe – ha precisato – stanno rimuovendo i corpi dei morti dalle sepolture improvvisate scavate sul posto”. Attraverso l’esame del Dna si potrà stabilire se tra i cadaveri seppelliti ci siano ostaggi. In un raid mirato è stato ucciso Ahmed Ghoul, comandante nel battaglione Shati di Hamas, che aveva preso parte al massacro del 7 ottobre e tenuto “in ostaggio la soldatessa Noa Marciano, poi uccisa da Hamas all’interno dell’ospedale Shifa” di Gaza.

Sul fronte settentrionale i jet da combattimento dell’Aeronautica israeliana hanno effettuato “estesi raid sul Libano”. Un razzo lanciato dal Paese dei Cedri ha ucciso una donna e ferito altre otto persone, una gravemente, a Safed. Le Forze Israeliane di Difesa hanno colpito siti degli Hezbollah, i guerriglieri sciiti libanesi, e delle loro unità di elite, la Forza Radwan, a Jabal al Braij, Kfar Houneh, Kafr Dunin, a Aadchit e a Souaneh. In quest’ultima località sono stati uccisi una donna e due bambini. Un’altra persona è stata fulminata e otto ferite a Aadicht. I militari di Gerusalemme hanno confermato che i razzi dei miliziani del “Partito di Dio” sono caduti anche all’interno del Comando Nord delle Forze Israeliane di Difesa. Alcuni missili, secondo i mass media arabi, sono atterrati a Meron vicino a una base dell’Aeronautica. A Nabatieh è stato eliminato Ali Muhammad al-Dabs, un comandante della Forza Radwan”. “Era tra quelli – ha riferito l’esercito dello Stato ebraico – che hanno diretto l’attacco terroristico a Megiddo, in Israele, nel marzo del 2023”.

“I diamanti sono in mano nostra”. I diamanti del messaggio in codice sono due ostaggi argentini, Fernando Simon Marman, 61 anni, l’ultimo compleanno passato in prigionia, e il settantenne Louis Har. Erano stati rapiti lo scorso 7 ottobre nel kibbutz Nir Yitzhak, a poco più di tre chilometri e mezzo da Rafah. Hamas ha sostenuto che nell’operazione sono caduti 100 civili in attacchi che hanno colpito quattordici case e tre moschee. Il blitz compiuto dalle unità di elite dell’esercito, della polizia e dello Shin Bet, il controspionaggio interno, è scattato alle 01.49 del 12 febbraio (le 00.49 di lunedì in Italia) con un intenso bombardamento. Le truppe erano già vicine all’edificio nel quale si trovavano i due ostaggi. Marman e Har, come hanno raccontato loro stessi, erano “in una casa di famiglia” al secondo piano di un palazzo nel centro città. I soldati – secondo la ricostruzione fornita dall’esercito – hanno neutralizzato i miliziani di guardia al palazzo, altri uomini in armi in quelli attigui, e poi i tre che guardavano a vista i due ostaggi nell’appartamento. Pesanti raid nell’area hanno consentito ai soldati e agli ostaggi di lasciare l’edificio e dirigersi verso «una zona sicura”. Marman e Har sono stati trasferiti in Israele in elicottero e ricoverati all’ospedale Sheba di Tel Aviv. Lì hanno potuto riabbracciare i familiari. Le loro condizioni, compatibilmente con la lunga detenzione, sembrano essere buone. Un video che appare sui social li mostra accanto a Gabriela Leimberg e Clara Marman. La seconda è la sorella di Fernando e compagna di Louis Har. Entrambe furono rapite il 7 ottobre scorso e sono sono state rimesse in libertà nello scambio di ostaggi e di carcerati palestinesi dello scorso novembre fra Israele e Hamas. Insieme a Gabriela Leimberg fu rilasciata anche la figlia Mia.

Il presidente americano Joe Biden è ai ferri corti con il primo ministro di Gerusalemme. Pochi giorni fa ha bollato come “over the top”, eccessiva, la risposta di Benjamin Netanyahu al massacro di Hamas del 7 ottobre. Secondo indiscrezioni della tv statunitense ”Nbc News” in tre occasioni lo ha definito “uno stronzo”.

A Gaza i palestinesi si sono ridotti a mangiare erba. La denuncia è dell’organizzazione non governativa Action Aid.  Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha rinviato l’operazione contro Hamas a Rafah, ma vuole comunque annientare i quattro Battaglioni del Movimento di Resistenza  Islamica schierati nella città più a sud della Striscia, dove si sono rifugiati i palestinesi a centinaia di migliaia. Il 10 febbraio, denunciano i media internazionali, a Rafah sono stati uccisi 44 abitanti. Dodici erano bambini, uno aveva appena 3 mesi.

Domenica 28 gennaio tre soldati americani sono stati fulminati da un drone e venticinque hanno riportato ferite. Sono i primi dal 7 ottobre 2023, il giorno della carneficina di Hamas nel sud di Israele. Secondo Il “Wall Street Journal” è stata colpita la Tower 22, un piccolo avamposto statunitense vicino alla base siriana di al – Tanf. “Abbiamo avuto una brutta giornata ieri in Medio Oriente e risponderemo” ha garantito il presidente statunitense Joe Biden durante un evento elettorale in South Carolina, prima di chiedere un minuto di silenzio alla folla riunita nella banquet hall di una chiesa battista. Sami Abu Zuhri, un portavoce di Hamas, ha definito l’attacco “l’ avvertimento all’amministrazione americana che, se non si fermera’ l’uccisione di persone innocenti a Gaza, potrebbe trovarsi contro l’intera nazione islamica”. Le tre vittime statunitensi sono il sergente William Rivers, 46 anni, di Carrollton, Georgia; lo specialista Kennedy Sanders, 24 anni, di Waycross, Georgia e lo specialista Breonna Moffett, 23 anni, di Savannah, Georgia. Erano tutti assegnati alla 718ª Compagnia del Genio, un’unità della Riserva dell’Esercito degli Stati Uniti con sede a Fort Moore, in Georgia, ha detto il vice segretario stampa del Pentagono Sabrina Singh.

Da Gaza trapela la notizia che dopo 114 giorni di guerra l’ottanta per cento della rete di tunnel sarebbe ancora intatto. Nove membri dell’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite che assiste i profughi palestinesi, sono stati licenziati perché avrebbero partecipato alla carneficina del 7 ottobre. Uno è stato ucciso. Su altri due è in atto “una fase di chiarimento”.

Ventuno soldati israeliani, tutti riservisti, sono stati fulminati da un razzo anticarro di Hamas che ha rivendicato l’azione. La strage è avvenuta nell’area di Almaazi, nel centro della Striscia. Attorno alle 16 di lunedì 22 gennaio i militari stavano minando due edifici. La distruzione dei palazzi a ridosso del confine era stata progettata per creare una zona cuscinetto che avrebbe dovuto consentire il ritorno dei cittadini dello stato ebraico nei kibbutz che sono stati abbandonati dopo il massacro del 7 ottobre. Un primo razzo ha colpito un carro armato che avrebbe dovuto proteggere i riservisti che stavano piazzando le cariche esplosive. Nello stesso momento, ha ricostruito il contrammiraglio Daniel Hagari, portavoce delle Forze Israeliane di Difesa, sono deflagrate cariche esplosive dentro le due palazzine uccidendo i militari: l’ipotesi più verosimile è che la detonazione delle mine sia stata in qualche modo attivata dal razzo anticarro lanciato dai miliziani o da un secondo missile. Il bilancio complessivo delle vittime militari poi è salito a 24. Altri tre soldati hanno perso la vita in altri contesti.

Lunedì 15 gennaio Yossi Sharabi (53 anni) e Itay Svirsky (38 anni), entrambi rapiti il 7 ottobre scorso nel kibbutz Be’eri, sono due corpi immoti e lividi. Domenica 14 gennaio avevano parlato in un video diffuso da Hamas. Con loro ancora in vita c’era Noa Argamani, 26 anni, sequestrata al rave di Reim, ripresa nei filmati del 7 ottobre mentre viene portata a Gaza su una moto. Prima di morire Yossi e Itay si muovevano come nei giochi delle slot machine accompagnati da una cinica scritta: “Che ne pensi? Ancora vivi? Tutti morti? O alcuni vivi e alcuni morti?”.

Nel filmato Hamas fa dire a Itay Svirsky, prima di mostrare il suo corpo esanime, che Netanyahu deve “fermare la guerra” e riportare gli ostaggi a casa”. Poi Noa Argamani racconta come  sarebbero deceduti i suoi compagni, detenuti in un primo momento in un edificio. “Quando il palazzo è stato bombardato dall’esercito israeliano – dice davanti alla telecamera – due razzi sono esplosi e uno no. I soldati delle Brigate Ezzeddin al Qassam hanno recuperato me e Itay e ci hanno portato in un altro posto”. “C’è stato – ha precisato la prigioniera – un ulteriore attacco aereo israeliano, Itay è stato colpito, io sono rimasta ferita alla testa e in altre parti del corpo (ma nelle immagini non si vedono lesioni ndr.). Yossi e Itay sono morti per gli attacchi dell’esercito: fermate questa follia e riportateci a casa”. Le immagini mostrano poi le salme dei due uomini avvolte in un lenzuolo bianco. Il portavoce delle forze armate dello stato ebraico Daniel Hagari ha negato che gli ostaggi siano stati uccisi nei raid aerei israeliani. Continua a riscaldarsi il fronte libanese. Un missile anticarro sparato dagli Hezbollah contro il kibbutz Kfar Yuval ha ucciso Barak Ayalon, 46 anni, membro della squadra di sicurezza della comunità e sottoufficiale della riserva, e la madre Miri, 76 anni.

Il numero delle vittime nella Striscia di Gaza, in particolare di civili e di bambini “è troppo alto”. La critica a Israele arriva dal rappresentante degli Stati Uniti, un Paese che ha finanziato sempre e generosamente Gerusalemme garantendo aiuti militari per un valore di 3,7 miliardi di dollari all’anno, un flusso di denaro costante incrementato di 14 miliardi dopo il massacro del 7 ottobre.   Secondo Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas, esiliato in un lussuoso albergo a sette stelle di Doha, la capitale del Qatar, Israele “non sarà mai in grado di recuperare tutti i suoi ostaggi, se non libererà tutti i nostri prigionieri richiusi nelle sue carceri”. I militari israeliani sostengono di aver scoperto nei tunnel di Daraj e di Tuffah, due quartieri di Gaza City, razzi e testate di missili cruise a lungo raggio e teleguidati sviluppati da Hamas con l’aiuto dell’Iran.

Almeno 12 persone sono rimaste uccise nel bombardamento che ha distrutto un’abitazione a Mawasi, nel sud della Striscia, in un’area che l’esercito israeliano aveva dichiarato “zona sicura”. Secondo funzionari dell’ospedale Nasser di Khan Yunis, tra le vittime c’è una coppia con i suoi 7 figli e altri tre bambini, tutti tra i 5 e i 14 anni di età. La Mezzaluna Rossa denuncia anche un caduto e sei feriti in un raid contro il suo quartier generale nella città. Secondo l’agenzia palestinese “Wafa”, altre 6 persone sono morte in un attacco aereo su terreni agricoli che ospitavano gli sfollati a ovest di Khan Yunis. Le forze armate israeliane e lo Shin Bet hanno comunicato che un raid aereo ha ucciso Mahmoud Lulu, “assistente” dei comandanti della divisione nord della Jihad Islamica.

A Khan Yunis, nel sud dell’enclave, teatro dei combattimenti più intensi, sono state perquisite le case di vacanze di esponenti di Hamas, tra le quali quella del leader Yahya Sinwar, che nascondevano armi e tunnel. La rete di gallerie strategiche, larga abbastanza per farci passare i veicoli, è stata progettata da Muhammad Sinwar, fratello di Yahya, e scavata intenzionalmente vicino a un passaggio dedicato al passaggio degli abitanti di Gaza in Israele per lavoro e cure mediche.  “Molti sono costruiti in cemento armato e sono dotati di corrente elettrica, di ventilazione, di fognature, di reti di comunicazione e di binari. Settantanove tir carichi di aiuti sono passati per la prima volta il 17 dicembre attraverso il valico israeliano di Kerem Shalom per accedere a Gaza. Lo ha riferito una fonte della Mezzaluna rossa egiziana. Il posto di confine era stato chiuso dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre.

Fra le vittime israeliane,  c’è Gal Eisenkot, 25 anni, riservista, figlio di Gadi, ex capo di stato maggiore e attuale membro del Consiglio di guerra. L’esplosione di un imbocco di galleria lo ha investito in pieno. In questo scenario di morte un nuovo scandalo ha coinvolto il premier Benjamin Netanyahu. Al figlio Yair, secondo il quotidiano liberal “Haaretz”, è stato consegnato un passaporto diplomatico al quale non avrebbe avuto diritto, perché ha 32 anni e non 18, come prevede la legge. Nelle settimane scorse la stampa si era chiesta perché fosse rimasto negli Stati Uniti, Paese che lo ospitava da mesi, e non fosse rientrato in Israele. In una conferenza stampa il premier aveva spiegato che stava organizzando raccolte di fondi. Nel frattempo Yair Netanyahu è tornato in patria. Ora si è offerto volontario per ‘Hatzolà’, un’associazione religiosa di assistenza. Ieri per l’ennesima volta il padre ha promesso che sradicherà Hamas dall’enclave senza coinvolgere l’Autorità Nazionale Palestinese.

Il Movimento di Resistenza Islamica ha denunciato che un attacco di Gerusalemme avrebbe ucciso prima della tregua anche un ostaggio in fasce. E’ Kfir Bibas. Aveva 9 mesi quando la sua famiglia è stata rapita nel kibbutz Nir Oz. Hamas sostiene che prima della tregua gli è stato fatale un raid israeliano che ha fulminato anche la madre Shiri e il fratellino Ariel, 4 anni. I miliziani tacciono invece sulla sorte del padre Yarden. La foto di Kfir con il ciuccio rosa in bocca è diventata virale. Le Forze israeliane di Difesa (in acronimo inglese Idf) stanno “valutando l’attendibilità dell’informazione”. Un portavoce dei militari ha accusato Hamas “di mettere in pericolo gli ostaggi, compresi nove bambini”. A Tel Aviv nella cosiddetta “piazza dei dispersi” i dimostranti agitano palloncini color arancione come il ciuffo di Kfir.

Il quotidiano israeliano liberal “Haaretz” ha pubblicato la notizia che una sottufficiale esperta dell’Unità 8200 più di un anno prima del 7 ottobre ha provato inutilmente ad avvertire i suoi superiori del massacro in preparazione con segnalazioni coerenti anche con i numerosi avvertimenti lanciati dalle donne osservatrici della Divisione di Gaza. A Gaza City l’intelligence israeliana ha arrestato il direttore dell’ospedale al Shifa Mohammed Abu Salmiya. E’ sospettato di aver consentito che Hamas usasse il luogo di cura “come un centro di comando e controllo” delle sue attività militari. E’ stato fermato mentre cercava di raggiungere il sud passando per la Salah-ad-Din, l’arteria che attraversa da nord a sud tutta la Striscia. Secondo fonti dell’ospedale Abu Salmiya stava accompagnando un convoglio di decine di malati che avevano appena lasciato lo Shifa. Per Israele invece stava tentando di fuggire. In segno di protesta l’evacuazione dell’ospedale è stata bloccata.  Sotto l’al Shifa è stata trovata una rete di tunnel di cemento armato, uno dei quali lungo 170 metri. In quell’area, scrive il quotidiano “Haaretz”, ci sono anche stanze climatizzate, utilizzate dai comandanti locali di Hamas. I corpi senza vita di centinaia di persone che erano nel luogo di cura sono stati sepolti in una fossa comune a Khan Younis, una località nella quale ieri 5 abitanti sono stati fulminati da un raid aereo di Gerusalemme sui quartieri orientali. Ventisette hanno perso la vita in un attacco al campo profughi di Jabalya. Il portavoce delle Forze armate ha accusato Hamas di aver nascosto razzi sotto il lettino di una bambina dietro una porta sulla quale campeggiava la scritta “baby girl”. In una telefonata intercettata due miliziani della Jihad islamica filoiraniana avrebbero detto di aver spostato armi su un passeggino.

Il presidente israeliano Isaac Herzog ha denunciato che è stata trovata una copia del “Mein Kampf” di Hitler sul corpo di un miliziano di Hamas rinvenuto nella stanza da letto di un bambino in una casa civile.  In un raid è stato ucciso Ahmed Siam, comandante del Naser Radwan Company che si era nascosto all’interno di una scuola. Siam, ha sostenuto l’esercito, teneva in ostaggio circa 1.000 abitanti di Gaza proprio nell’ospedale Rantissi e aveva impedito loro di fuggire verso sud.

Il numero dei morti israeliani il 7 ottobre è stato ridotto da 1400 a 1200, perché molti cadaveri non sono stati identificati e ora si pensa che appartengano a terroristi e non a cittadini dello stato ebraico. L’esercito israeliano ha comunicato, il 6 novembre, di aver distrutto una rampa di lancio dei razzi piazzata dentro una moschea.  Oltre 50 sono stati trovati in una struttura “usata per attività giovanili”. Un raid aereo è costato la vita a Jamal Musa, numero uno delle operazioni speciali del Movimento di Resistenza Islamica, a Wael Asfeh, comandante del battaglione di Hamas di Deir al Balah e ad altri responsabili della Brigata Campi Centrali che hanno partecipato alla decisione di inviare le forze speciali Nukhba per uccidere più di 1200 israeliani il 7 ottobre. L’8 novembre è stato ucciso Mohsen Abu Zina, capo della produzione di armi di Hamas. Era “un esperto nello sviluppo di armi strategiche e dei razzi”, compresi i missili anti carro armato usati contro le truppe israeliane.  Dall’avvio delle operazioni sono state distrutte decine di imbocchi di tunnel. In molti di questi i soldati – ha spiegato un portavoce militare – hanno trovato batterie d’auto che si ritiene fossero collegate al sistema di filtraggio dell’aria.

 Nicole Shani Louk, la ragazza tedesca di 22 anni che era al rave di Re’im nel deserto del Negev, il 7 ottobre, è stata decapitata. Il filmato della giovane priva di sensi e adagiata su un pick up guidato dai miliziani di Hamas che la portavano a Gaza era stato postato sui social.  Di lei è stato trovato solo un frammento di un osso del cranio dal quale è stato prelevato un campione di Dna che coincide con quello della giovane.

 I giornalisti palestinesi caduti sarebbero 102. Uno degli ultimi è Hamza al Dahdouh figlio di Wael, il corrispondente di “al Jazeera” da Gaza. Gallant ritiene che il conflitto potrebbe durare per tutto il 2024.I militari israeliani sostengono di aver scoperto nei tunnel di Daraj e di Tuffah, due quartieri di Gaza City, razzi e testate di missili cruise a lungo raggio e teleguidati sviluppati da Hamas con l’aiuto dell’Iran.

Alle 6 e 29 di sabato 7 ottobre 2023 le sirene di allarme sono impazzite e sono piovuti missili. Sono piombati a terra anche parapendii guidati dai miliziani di Hamas, l’organizzazione radicale islamica che conserva gelosamente nel suo statuto il fine di distruggere Israele. I miliziani si sono materializzati a decine dal nulla di sabbia. Sono arrivati su moto e su furgoni blindati. “C’erano almeno 200 cadaveri sul posto”, racconta al “Secolo XIX” Yaniv, un paramedico miracolosamente sopravvissuto alla strage. Alle prime luci dell’alba del 7 ottobre, il giorno che chiude le feste ebraiche di Sukkot, come 50 anni fa durante l’offensiva araba dello Yom Kippur, da Gaza sono partiti 6000 missili. I miliziani – ai quali si sono uniti cani sciolti di Gaza dopo lo sfondamento della barriera di protezione che separa la Striscia da Israele – sono passati per 29 punti di confine. Alle 10 le Forze israeliane di difesa hanno ammesso che palestinesi in armi sono entrati anche in tre strutture militari lungo la frontiera, quella di Erez, la base di Zikim e il quartier generale della divisione di Gaza a Reim.  Uomini armati hanno messo a segno raid a Sderot, a Be’eri e a Ofakim, 30 chilometri a est di Gaza.

Quaranta piccoli corpi, anche di neonati, decapitati, secondo una feroce tradizione islamica che ricorda le azioni dell’Isis in Siria, il Paese nel quale le teste staccate dai cadaveri venivano orientate verso la Mecca. Li hanno trovati dopo il 7 ottobre i soldati di Gerusalemme nel kibbutz di Kfar Aza. Dormivano nelle loro culle o nel lettone di mamma e papà. La notizia è stata data da un soldato israeliano al canale televisivo “I24”. L’esercito ha annunciato che bandiere dello Stato islamico sono state trovate nei kibbutz di frontiera riconquistati, soprattutto in quello di Sufa, così come manuali di al Qaida sul corpo dei terroristi uccisi.