L’ULTIMO dei Mohicani. Scusate, ma cosa ci fa uno così a Reggio Emilia? E com’è possibile che sia approdato in serie A solo a 30 anni compiuti? In verità Donnel Taylor, l’ultimo dei Mohicani, è un giocatore che arriva dal passato. E che, per questo, fatica un po’ ad inserirsi in un basket dal grande impatto fisico e che non valorizza, nel modo migliore, qualità e talento. Perché il buon Donnel è sicuramente uno dei giocatori più talentuosi della serie A. Uno che da del tu alla palla. Che riesce a trovare il canestro da tutte le posizioni. Che può far male a qualsiasi avversario. E che può fare la fortuna della Trenkwalder. Perché trovarsi tra le mani un atleta che sa giocare a basket, merce sempre più rara, e non pensa solo a saltare o correre, può regalare risultati davvero eclatanti.

E, allora, si torna lì, al punto di partenza: com’è possibile che Taylor sia arrivato in serie A a 30 anni e sia esploso solo ora? Com’è che ha dovuto conquistarsi due promozioni con Casale e Reggio prima di sedersi a tavola con campioni o presunti tali? Perché Taylor ha grande talento, ma pure qualche limite evidente. Non ha una personalità spiccata e non ha doti da leadership. Ha bisogno, insomma, che al suo fianco spunti qualcuno che lo aiuti e lo sostenga nei momenti difficili. Quando non trova la via del canestro e si perde nei labirinti della sua mente cominciando a fare danni. L’anno scorso ci pensava Robinson a schiacciare il tasto reset, ora tocca a Slanina e a coach Menetti.

Il compito, però, è diventato più semplice. Perché Taylor sa che a Reggio non deve più dimostrare nulla e può giocare a mente sgombra. E se uno col suo talento si toglie tutte le ombre dalle spalle, può diventare devastante. Scoprendosi campione a 30 anni.