Stavolta ero in treno, quasi a Milano.  La maestra che guidava la scolaresca salita a Rho ha risposto al cellulare e ha gridato: “Il terremoto, ragazzi!” nel momento stesso in cui i primi tweet apparivano sul cellulare, prima che sui giornali on line comparissero le ultim’ora.  Non aveva sentito la scossa, la maestra, in treno non si sente. Era stata solo avvertita in tempo reale da una collega che aveva ricevuto, in tempo reale,  i primi cinguettii sul nuovo sisma.

Ho guardato l’orologio: 9:05. La scossa, la prima, è stata registrata dai sismosgrafi alle 9.03, le 7.03 di Greenwich.  Tempo reale: il leit motiv della nuova informazione, piaccia o no, è questo.  Una volta c’era la diretta che avvicinava la gente a un evento, ma passavano ore. Ricordo le prima immagini sulla strage di Capaci, giunte quando ormai dell’attentato si parlava da ore: oggi saremmo stati lì quasi mentre l’autostrada saltava per aria. 

E badate bene, è vero che che c’è chi twitta di tutto e sparge sul web vere e proprie bufale difficili da individuare (vedi quello che è accaduto a Brindisi quando è stata assalita un’auto di agenti dove si credeva ci fosse l’attentatore) : ma a saper cercare si trova anche del giornalismo documentato. Un esempio? Pochi minuti dopo la scossa qualcuno ha linkato le mappe dei terremoti real time, guarda caso, dell’aggiornatissimo U.S.Geological Survey, il servizio di monitoraggio geologico americano.  C’era tutto: latitudine, longitudine, località, ora, forza del sisma, statistiche. Tutto sul tuo cellulare, mentre arrivavano le primissime notizie dei crolli e dei morti sotto i capannoni, incluso il povero parroco sotto le macerie della chiesa di Rovereto. Twitter ormai è la vita in diretta. Quella vera.