A Savignano sul Rubicone (Cesena), fino a domani e nei due weekend successivi si tiene la 29esima edizione del Si Fest, un bellissimo festival internazionale di fotografia. Tra le mostre allestite, all’ex Consorzio di Bonifica ci sono quelle del progetto Ide, che l’anno scorso ha visto coinvolti cinque fotografi provenienti da Italia, Danimarca, Belgio e Spagna. Il tema è l’identità, declinato in tanti modi.

Alla belga Sanne De Wilde è stato chiesto di occuparsi dei personaggi di Savignano. Così, nella mostra ‘rubICONe’, lei ha ritratto le facce di cinque simboli di questo spicchio di Romagna, sovrapposte con una particolare tecnica ai luoghi e agli oggetti che ne simboleggiano il lavoro e la vita quotidiana. Tra questi simboli, in compagnia del sindaco, degli artisti locali e del rappresentante religioso, c’è anche Ermanno Pasolini.

Ermanno è ‘il cronista locale‘, così spiega la dicitura, e nella foto è mostrato al bancone di un bar del centro, chino sul giornale, con un caffè e l’inseparabile computer. Ermanno scrive sul Resto del Carlino più o meno da quando è nato. Faceva un altro lavoro prima, un posto fisso, sicuro e con orari ben definiti. Poi si è licenziato per saltellare qui e là, h24, alla perenne ricerca di notizie.

Ermanno è l’anima della Valle del Rubicone, la zona che segue: se succede qualcosa, lui lo sa.

Ermanno scrive sei, sette, dodici articoli al giorno, e in casa sua li conserva tutti. Sono quasi sessantamila e per questo, una volta, dal giornale ha ricevuto una pergamena e una bella lettera del direttore. Ermanno archivia tutto, ma il conto lo tiene a memoria, e se lo chiami e gli chiedi a bruciapelo “Quanti sono gli articoli?”, lui socchiude un occhio e dice “con quello di poco fa siamo a cinquantanovemilatrecentottantotto”.

Ermanno è il cuore di questi luoghi, pulsante, malinconico e gioviale. Lui, come tutti i corrispondenti locali, è una sorta di supereroe infaticabile e non ha un settore predefinito: scrive di tutto. Inaugura monumenti, segue il dibattito in consiglio comunale, conta le buche sui marciapiedi, s’indigna col salumiere per le tasse da pagare, racconta l’impresa di tal imprenditore, fa la foto alla nonnina che ha raggiunto i cento anni. A lui tocca andare in casa della madre che ha perso il figlio in un incidente, e a un certo punto sa che deve chiederle se è vero che il ragazzo aveva bevuto, e non gli va ma lo deve fare, e in ogni caso sa come fare, perché domina da un secolo quel crinale sottile che tiene in equilibrio la cronaca e il rispetto, la notizia e la pietà.

Ermanno non spegne il cellulare più o meno dal 1990, che poi è su per giù l’anno in cui lo ha comprato. Infatti ha un numero a sei cifre, perché ai tempi i telefonini ce li avevano solo la gente importante più Ermanno. Ermanno conosce tutti e tutti lo conoscono, e quando gira per Savignano non fa un passo senza essere fermato. “Ermanno, quel tombino perde acqua!”, “Ermanno abbiamo aperto un negozio!”, “Ermanno, la delibera è stata votata, il nuovo ponte si farà!”, “Ermanno, questa strada è una vergogna, prima o poi ci scappa il morto!”, “Ermanno la nonna non c’è più, era il simbolo del quartiere, sarebbe bello ricordarla”. Ermanno ascolta tutti, raccoglie il materiale, cerca, scava, poi la mattina ti manda un ‘mattinale’ con i suoi piatti del giorno.

Per Ermanno tutto è ‘bbbellissimo’ e noi per questo lo prendiamo in giro, e non è perché non sappia giudicare le notizie, anzi. E’ che lui a 70 anni ancora si innamora di ogni cosa. Ermanno è stanziale, controlla il territorio: nulla succede se lui non lo sa, e se di una cosa non scrive nulla, semplicemente non è successa. Una volta ho chiamato un notabile del luogo, gli ho detto chi ero,  e che avrei scritto un pezzo su di lui per le pagine nazionali. Lui mi ha ascoltato preoccupato, poi ha risposto solo: “Ma Ermanno lo sa? Voglio dire, è al corrente?”. Certo che lo sa, mi ha dato lui il suo numero. Perché Ermanno sa sempre tutto e conosce tutti, e quando la sera si mette a letto, tutte le foto fatte, le parole scritte e le persone incontrate gli si mescolano in testa in un turbine, e si sovrappongono al suo volto, preciso come nella foto dell’artista belga.

“Ermanno sei il protagonista del festival!”, gli ho detto ieri. E lui si è schermito. Ha detto “che vergogna”, e poi “però, sono ancora giovane”, e poi se n’è andato non so dove, a parlare con non so chi, per scrivere un pezzo su non so cosa. Lo leggerò domani nel suo mattinale, mi incazzerò per i soliti motivi, lo ringrazierò perché il giorno prima avevamo tutte notizie di prima mano, faremo il titolo e poi a sera lo chiamerò, e gli chiederò a bruciapelo: “Con questo a quanti siamo?”, lui dirà la sua cifra, poi ci saluteremo e domani sarà un altro giorno. Con altri fatti, altre foto, altre persone, altre parole. Così succede da quando esiste il giornalismo, e così sarà finché ci sarà ogni Ermanno, in ogni luogo, a raccontare i fatti.

Perché i corrispondenti di provincia sono il vero giornalismo, e tutto il resto è folklore e talk show.