di Laura Alari
FIRENZE – Grigliata gigante, Brunello a fiumi e magari una bella passeggiata nel centro storico che Renzi ha liberato dalle auto. E’ il premio messo in palio da Emiliano Viviano, l’uomo partita di sabato a Parma che adesso sogna di rottamare la Juve. Poprio come il sindaco che gli piace tanto “per come si rapporta con la gente”, con lo stesso piglio di Montella “che per far diventare grande la Fiorentina la misura su di noi, sul bel gioco, non sugli avversari”. Pensieri e parole di un ragazzo che quindici anni fa aspettava Madama in Curva Fiesole, prima con il viola club Signoria poi dove pulsava il cuore del Collettivo. E adesso, finalmente, può aspettarla fra i pali indossando la maglia che teneva in caldo da una vita. Una prima volta c’è sempre, per tutti. Ma solo la sua sarà così speciale.
Come vive questa vigilia, signor Viviano?
“Cerco di viverla come tutte le altre, in fondo è una partita che vale sempre tre punti. Anche se noi sappiamo bene che per la città, per la gente, non è così. Come mi hanno ricordato quelle due signore che ho incontrato per strada prima di arrivare all’allenamento”.
Quali signore?
“Due tifose, avranno di sicuro più di settant’anni. Mi hanno fermato di prima mattina e si sono raccomandate di battere la Juve”.
Non si raccomandano solo loro, appunto, e lei dovrebbe saperlo bene visto che tanti anni fa era uno di quelli che raccomandava la stessa cosa a Toldo, Batistuta o Rui Costa
“Già, avevo 12 anni, giocavo la mattina e poi di corsa a casa per trangugiare il pranzo e volare allo stadio. Allora non c’erano Sky, Facebook, le gite al mare, c’era lo stadio dove giocava la squadra con la maglia viola e basta. Firenze, da questo punto di vista, è un’isola felice”.
In che senso?
“Nel senso che certe cose succedono solo qui. Nonostante che il calcio sia profondamente cambiato, nonostante le tensioni e i problemi di oggi anche nelle tifoserie, qui si respira sempre la stessa passione, la gente riesce a coinvolgerti dalla testa ai piedi anche se tu non volessi. E di certo non è il mio caso, anzi, io l’ho sempre voluto con tutte le mie forze”.
E’ arrivato, anzi tornato, troppo tardi?
“Sono tornato al momento giusto. In passato il mio nome circolava spesso ma qui c’erano portieri molto forti e questo mi metteva anche un po’ in imbarazzo, fermo restando che comunque non avrei trovato spazio. Poi, quando la nuova dirigenza mi ha offerto questa opportunità, era logico che avrei fatto di tutto per sfruttarla. E ora eccomi qua, il sogno di una vita che finalmente si realizza”.
Che effetto fa?
“Non è facile ma allo stesso è bellissimo, sapere che le persone con cui andavo io a tifare da bambino domani sera verranno allo stadio per tifare me mi procura sensazioni da brivido”.
Quando scendeva giù da Fiesole?
“Questa è una leggenda metropolitana, io a Fiesole ci sono solo nato perché a mia madre piaceva l’ospedale di Sant’Antonino, che fra l’altro non c’è più, ma ho sempre vissuto a Peretola e ancora ci torno spesso. Al bar, al circolino, alla Casa del Popolo, mia madre dopo la separazione si è trasferita a San Donnino ma mio padre sta sempre là e ci sono anche i miei vecchi amici”.
Nel frattempo anche Firenze è cambiata molto, non solo il calcio
“Rispetto ad allora è come se vivessi in due città completamente diverse, anche perché adesso ho casa vicino al Ponte Vecchio e rispetto a Peretola è tutto un altro mondo, io il centro prima non lo conoscevo nemmeno”.
Le piace la città di oggi?
“Sì, a parte il legame affettivo è a mia dimensione, diciamo così”.
Si spieghi meglio
“Esempio: a Palermo sono stato benissimo, la gente è meravigliosa, il mare favoloso ma impiegavo 45 minuti per fare i 4 chilometri di strada che c’erano dallo stadio a casa. Per non parlare dei parcheggi, che lì non esistono proprio. A me piace un tipo di vita più tranquilla, di stress ce n’è già abbastanza nel nostro lavoro. Infatti ho la residenza a Brescia e la casa in campagna, Franciacorta…”.
Bollicine contro Chianti
“Preferisco le bollicine, il rosso dà delle legnate in testa mica da ridere”.
Che vuole che sia, tanto di mestiere fa il portiere
“Il mio allenatore nelle giovanili, Manzini, mi diceva sempre: va bene che i portieri son tutti grulli ma te tu te n’approfitti…la verità è che quando scegli un ruolo dove ti butti fra le gambe degli altri, dove pigli pallonate, calci, sbatti nei pali e se sbagli ti insultano tutti, tanto normale non puoi essere. Però io con la mia follia ci convivo benissimo perché la follia ha mille risvolti, mille sfumature che dal di fuori magari non si vedono nemmeno ma dentro tu sai di essere matto ed è una cosa bellissima. Così come è bellissimo fare il portiere perché ci si ritrova soli, contro gli avversari, a volte anche contro i tuoi compagni perché magari sono loro a deviarti il pallone in rete, un uomo solo contro tutti”.
E domani sera anche contro Buffon, tanto per gradire
“Gigi è stata una scoperta della m aturità, diciamo così”.
Sarebbe?
“Da ragazzo il mio idolo era Toldo perché in porta nella Fiorentina giocava lui, poi quando ho iniziato a giocare anch’io ho capito che chiunque faccia il portiere, soprattutto in Italia, non può che avere come punto di riferimento Buffon”.
Ci dia una spiegazione da esperto
“Perché fa la differenza”
Bella forza, questo si sapeva
“No no, aspetta, non come la intendete voi. Il ruolo del portiere è il più difficile da giudicare e anche fra i giornalisti, senza offesa eh, nove su dieci non capiscono nulla. Magari lui fa 4 o 5 parate che tutti definiscono di ordinaria amministrazione e invece io, che sono portiere, le vedo come interventi che fanno la differenza. La qualità che lo mette un pianeta sopra tutti gli altri è la capacità di leggere la partita e le situazioni contingenti che via via si presentano. In più a me piace molto anche il suo atteggiamento, essenziale, diretto, non fa mai sceneggiate”.
Non sarebbe bello parargli un rigore sotto il naso? Proprio come le è riuscito sabato a Parma?
“Per la verità un rigore contro la Juve l’ho già parato quando giocavo nel Bologna, quello a Iaquinta che è diventato famoso per la simulazione di Kracsic. E comunque domani sera sarebbe meglio non prenderlo proprio, un rigore contro. Anche senza quello la Juve è già una bella gatta da pelare”.,
Non parliamo di gatti in casa Juve, per favore. E nemmeno di auto: lei per caso viaggia in Fiat?
“No”.
Meglio così, di questi tempi
“A dire la verità non ne ho mai avuta una”.
Meglio ancora, lo faccia sapere in società. E nel frattempo ci dica anche come si fa a batterla, la Juve
“Cercando di tenere il suo ritmo, che già non è facile, e facendo gol. Noi ci proveremo, vogliamo assolutamente vincere. Anche se avremo di fronte la squadra più forte del campionato, due spanne sopra le altre, che purtroppo rischia di vincerlo a mani basse. Dico purtroppo perché fino all’ultimo continuerà a sperare che non succeda”.
E se domani sera ce la fate?
“Offrirò una cena a tutta la squadra, promesso”.
Ultima cosa: due parole su Conte?
“Di lui parlo solo se spengi il registratore”.
Non importa, grazie, abbiamo capito lo stesso.