Totò? Bell’amico. Se ieri sera Di Natale

avesse fatto la valigia e fosse salito in aereo con Montella, a quest’ora il novanta per cento dei problemi della Fiorentina sarebbero già risolti. Invece eccoci qua in pieno dibattito, a sviscerare un’altra domenica da punching ball, piena di dubbi e di lividi. Peggio dell’Epifania perché lì c’era ancora in bocca il sapore dolce del panettone e in fondo una sconfitta inattesa ci può stare, quando si torna in campo dopo la sosta con la classifica e la pancia piena. Ma la seconda consecutiva no, quella è più difficile da digerire anche perché arriva grazie all’intervento decisivo dell’arbitro e contro la squadra di un allenatore che al fischio finale dello scempio, impartisce lezioni di morale e di cultura al mondo del calcio.

Dunque, i viola tornano da Udine con tre gol sulla schiena e uno solo all’attivo, quello segnato dall’infallibile Gonzalo di testa su punizione pennellata di Borja Valero. Stavolta il vantaggio momentaneo non ha illuso nessuno perché si è capito subito che la squadra di Montella non era brillante e sicura di sé come al solito, infatti durante il primo tempo non ha creato 7-8 occasioni come con il Pescara ma meno della metà e solo una, quella del solito Borja Valero, davvero in grado di far tremare l’Udinese. E come con il Pescara, ha pagato i suoi errori subendo il pari. L’unica differenza è che la sconfitta è arrivata per un rigore molto dubbio, perchè l’entrata di Migliaccio su Domizzi non si può considerare un esempio di stile ma da qui a concedere la massima punizione ce ne corre; per un gol in fuorigioco, sempre dell’amico Totò; e per una papera megagalattica di Neto sul tiro da fuori di Muriel. Tutto questo nel momento migliore della Fiorentina, che nella ripresa è salita di tono e stava esercitando un netto predominio sul piano del gioco. Nel finale da segnalare l’arrabbiatura più unica che rara del tecnico viola contro frate Guidolin, che viaggia sempre con la predica in tasca. Poi, via libera alle polemiche. Con il sospetto, manifestato da una parte dei tifosi, di aver vanificato il lavoro degli ultimi mesi.

Pescara e Udinese confermano che la Fiorentina è leggermente calata di tono rispetto alla fine del girone d’andata ma è un calo fisiologico che, in momenti diversi della stagione, accusano più o meno tutte le squadre. Confermano anche la necessità di avere fin da subito un attaccante di alto livello, meglio ancora un attaccante e un regista che faccia le veci di Pizarro, attualmente insostituibile: ma se finora la coppia Pradè-Macia ha lavorato alla grande, saprà farlo anche per mettere a posto almeno uno di questi due tasselli. L’alternativa sarebbe che Montella rinnegasse se stesso stravolgendo la squadra e questo non succederà mai. Per fortuna. Grazie alla mentalità del nuovo tecnico e alla sua filosofia di gioco, infatti, Firenze ha riscoperto la passione per il calcio, la soddisfazione di lottare per l’alta classifica e l’orgoglio di sentirsi nuovamente ammirata in Italia e all’estero anche per la sua squadra del cuore. In conclusione, se non era il caso di eccedere con l’entusiasmo prima, non è il caso di far drammi adesso. Del resto non c’è nemmeno il tempo di piangersi addosso, perché mercoledì sera arriva la Roma e nel giro di 48 ore la Fiorentina deve trovare un arbitro imparziale e un portiere affidabile.