Dice che i quattro dissidenti intrigavano per fare accordi sottobanco con il governo. Dice che a mettere in guardia il grande capo degli intrallazzi erano stati i dirigenti locali del movimento: epurazione partita dalla base, insomma, come da regolamento.
Dice che loro, quando sono nati, hanno inventato un modo diverso di far politica e quindi non ci si deve sorprendere se uno che la pensa in un altro modo rispetto al capo viene cacciato. Anzi, non potrebbe esserci esempio migliore per rappresentare la filosofia del gruppo. Perchè le decisioni arrivano dal basso, via web, infatti Grillo da Renzi non voleva andarci ma la base glielo ha chiesto e così ci è andato ma solo per far presente a Renzi che non aveva intenzione di parlarci e tantomeno di ascoltarlo. Con una strafottenza che il dirimpettaio al confronto pare un dilettante, ed è tutto dire…
Ma il problema vero è che più dissidenti, espulsi e dimissionari ci sono, più Grillo si frega le mani perchè così corre sempre meno rischi di doversi impegnare in un vero confronto politico. Come la storia insegna le grandi battaglie si fanno cercando di cambiare il sistema da dentro, non attaccandolo da fuori con l’unico obiettivo di distruggerlo: ma quali risorse intellettive possiedono gli ideologi del M5S per sostenere una sfida che vada oltre il vociare in piazza sfruttando la rabbia del popolo?
Se questa è democrazia io sono Naomi.
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