«Vamos Mati un golsito». Per gli amici e i tifosi cileni è la frase di ordinanza che sostituisce il buongiorno, tutte le mattine, quando lo bombardano affettuosamente di sms e messaggi via web. Per il popolo viola ormai è quasi un mantra che riscatta almeno l’anima, se non la classifica, dopo l’ultima scorpacciata virtuale di gol a San Siro. Per l’uomo che i gol li faceva ingoiare ai portieri avversari, ed erano veri mica virtuali, quell’invocazione sta diventando un tarlo sempre più insistente e invadente.
Perchè non esiste che uno come Montella, con il suo passato di attaccante felicemente egoista, da allenatore possa permettere un simile spreco. Tanto più che è arrivato il momento delle sfide imperdibili, nel senso che se non batti Bologna e Chievo, virtuale per virtuale meglio iscriversi al campionato della playstation che si vince di sicuro. Eccoci, dunque, al tarlo: fiducia incondizionata a Ljajic, nonostante abbia la mira di una talpa affetta da strabismo? O rilancio in grande stile di “vamos Mati un golsito”? Dubbio legittimato solo dall’attesa di El Hamdaoui, intendiamoci, perchè al rientro del marocchino si risolverà automaticamente.
Nel frattempo però si tratta di una scelta meno facile del previsto per Montella, che contava molto sulle motivazioni del serbo dopo la clamorosa lite con Delio Rossi. In estate Adem non solo aveva promesso di essere cambiato, ma lo aveva dimostrato sia in campo che fuori lavorando a testa bassa e bocca chiusa per tutto l’arco della preparazione. Tanto da convincere la società, e prima ancora il tecnico, a non cederlo nonostante svariate offerte. A conferma è arrivata la prova di fiducia concessa all’attaccante in queste prime partite. Ben ripagata sul piano dell’impegno, non dimentichiamo che il grande movimento di Ljajic e il suo spirito di sacrificio hanno permesso a Jovetic di partire lancia in resta e anche dopo, quando l’attacco viola si è ammosciato, il serbo è rimasto l’uomo più attivo sulla tre quarti, quello che più degli altri ha costretto le difese avversarie (quella juventina in testa) a mantenere sempre alta la guardia.
Purtroppo però le partite si vincono con i gol, non con i buoni propositi e adesso è arrivato il momento di portare a casa qualcosa di concreto. Viste le condizioni disarmanti di Toni, dunque, al momento per dare una sterzata non esistono alternative a Mati Fernandez. Che sul piano delle motivazioni, dopo aver morso il freno per tanto tempo, di sicuro non ha nulla da invidiare al compagno. E parte con il vantaggio di poter coprire più ruoli, da interno ad esterno offensivo a trequartista, senza contare i colpi straordinari di cui è capace come la famosa Matirabona. Fra le due linee, insomma, il cileno può diventare un autentico jolly e offrire leggere variazioni sul tema tattico anche se Montella non dà un peso eccessivo al modulo e ha ragione, perchè non è un metro più avanti o indietro a far la differenza ma lo spessore tecnico del giocatore, la concentrazione e la fame di vittoria.
Non è un caso che il tecnico aspetti a braccia aperte anche il ritorno di Aquilani, uno che di gol se ne intende nonostante di mestiere non faccia l’attaccante.Ma intanto il tempo stringe e domenica la Fiorentina non può permettersi di rimpiangere anche Gilardino.