08-10-2012
Tanto per cominciare dovrebbe rifarsi il nome. Perchè di borioso non ha proprio nulla, basta vedere come si muove in campo per capire che l’umiltà è proprio la sua prima dote. Un nome invece, nel senso di fama, Borja Valero Iglesias se lo è fatto da anni e quello non si discute. E se proprio vogliamo discuterne, diciamo che è un nome destinato a crescere nella considerazione non solo della Fiorentina ma di tutto il calcio italiano. E magari qualcuno, in Spagna, si pentirà di averlo lasciato andare così frettolosamente.
Peggio per loro. Intanto i viola si godono questo giocatore con il temperamento di un torero, che piglia sempre l’avversario per le corna e lo infilza con precisione chirurgica. Mentre il toro, pardon, l’avversario, di sicuro avrebbe delle difficoltà ad infilzare lui anche per le strade di Pamplona durante la festa di San Firmino, figuratevi sull’erba verde di casa nostra. Del resto Borja Valero è cresciuto nelle giovanili del Real Madrid, all’epoca la scuola migliore d’Europa se non del mondo. Da ragazzo sveglio quale era ogni giorno rubava un piccolo segreto a fior di campioni che magari negli spogliatoi si insultavano ma in campo diventavano splendidi protagonisti di un gioco e di uno stile inimitabili, che ha segnato un’epoca.
Poi la sua carriera ha preso altre strade: Maiorca, l’Inghilterra dove diventerà l’acquisto più caro nella storia del West Bromwich (quasi 5 milioni di sterline), di nuovo Maiorca poi al Villareal dove Pradè con un colpo di genio va a prenderselo in estate mentre il club spagnolo è ancora sotto choc per la retrocessione.
Strade scoscese, dunque, con molte difficoltà e lontano dalla casa madre, in tutti i sensi visto che a Madrid il giocatore è anche nato e lì restano la sua famiglia e gli amici più cari. Ma il destino segue sempre una sua logica e così Borja Valero, con il passare degli anni, è diventato ancora più forte proprio grazie al fatto di essersi guadagnato ogni traguardo con il sudore, senza che nessuno gli regalasse mai nulla. Tutto questo, unito all’impronta forte e pura del madridista, lo rende oggi un giocatore completo e un leader per natura, senza bisogno di investiture ufficiali.
Nella nuova Fiorentina che Montella sta plasmando a sua immagine e somiglianza, era inevitabile che uno così diventasse subito protagonista. Infatti i due si somigliano, tranne che quando finiscono a tu per tu con i portieri: in quelle situazioni Vincenzo non sbagliava un colpo, lo spagnolo invece anche domenica scorsa ne ha sbagliato uno da mangiarsi le mani. Ma in futuro non si sa mai, può darsi che diventi anche capocannoniere. Nel frattempo il leader in campo e il leader in panchina mostrano la stessa tempra, si intendono con uno sguardo, bravissimi tutti e due a lèggere la partita, ad intuire quando è il momento di non correre rischi e quando si può azzardare qualcosa in più. Non è un caso che i compagni abbiano per Borja Valero un profondo rispetto, i più giovani anche un certo timore reverenziale. Quando parla lui non vola una mosca e non sono mai parole al vento ma metabolizzate come consigli preziosi, che a detta di tutti trovano puntuale riscontro sul campo.
A vederlo giocare dà l’idea di un satanasso, sempre in movimento, sempre a caccia del pallone, sempre pronto o a strapparlo agli avversari o a smistarlo per il compagno giusto al momento giusto. L’uomo ovunque del centrocampo, la boa a cui aggrapparsi durante la tempesta e il porto sicuro dove approdare quando la fatica ti piega le gambe e ti annebbia le idee. Interno, esterno, trequartista, all’occorrenza difensore aggiunto e domenica contro il Bologna anche regista effettivo, perchè davanti alla difesa c’era sì Olivera ma in fase d’impostazione i palloni finivano tutti sui piedi dell’altro.
Vedendolo passeggiare per le vie del centro, dove abita, Borja Valero invece dà l’idea di un bambino ancora capace di stupirsi, affamato di conoscenza così come in campo è affamato di pallone. Gli sono bastati pochi mesi per parlare l’italiano meglio di molti italiani e per amare Firenze più di tanti fiorentini. Non solo Firenze ma anche la campagna e il mare della Toscana, gioielli artistici come San Gimignano, le terme di Montecatini, ogni occasione è buona per scoprire qualcosa di nuovo e sarà molto difficile incontrarlo mentre fa shopping o in discoteca approfittando del giorno libero, in questo molto poco calciatore, nel senso di fighetto. Per fortuna.
Unico neo il menù preferito, dove la bistecca fatica a trovare una collocazione dignitosa fra l’amata paella (a pranzo) e il sushi (piatto più gettonato per la cena). Ma come non perdonarlo? In fondo tutto si può dire, di Borja Valerio, meno che sia un macellaio.