Tre gol alla Scala del calcio, il Milan umiliato e deriso anche dai suoi tifosi, il popolo viola che canta a squarciagola il suo canto gonfio di orgoglio, una mano sul cuore, l’altra che si asciuga gli occhi: e non è pioggia, sono lacrime di emozione.
Signore e signori, ecco a voi la nuova fidanzata d’Italia. Una sirena dalle forme sinuose, che incanta al primo sguardo e dopo averti ammaliato si trasforma all’improvviso in vampiro, ti morde sul collo, ti succhia fino all’ultima goccia di sangue. Si chiama Fiorentina, era arrivata sul palcoscenico del campionato in punta di piedi e un poco alla volta si è conquistata prima il rispetto, poi il timore reverenziale di tutti. E da un po’ di tempo a questa parte è diventata anche cinica, quel tanto che basta a produrre effetti devastanti: ogni volta che qualcuno prova ad avvicinarla, o peggio ancora a sfidarla, ci resta stecchito.
L’ultimo a cadere nella sua trappola mortale è stato il Milan di Allegri. Un cognome, una nemesi: una delle tante consumate ieri pomeriggio al Meazza. Perché il primo a squarciare il cielo plumbeo sopra San Siro era stato Aquilani, ex rossonero, e quello a commettere il primo errore nell’azione del gol Montolivo, ex viola che se alla vigilia aveva il dente avvelenato ora come minimo morde un serpente e ci resta stecchito (il serpente). Non solo. Come interpretare, se non alla stregua di una nemesi, il rigore generoso concesso ai rossoneri e il tiro di Pato che dal dischetto ha spedito il pallone direttamente fra le braccia della sua adorata Barbara? Fortuna che il suocero era a Malindi, così il collo del ragazzo non si è allungato come quello delle giraffe ma ha rimediato solo un colpetto dal gomito di Roncaglia. Una vendetta dietro l’altra, insomma, nonostante che Pazzini abbia provato ad invertire la tendenza spaventando i suoi ex compagni con la rete che poteva riaprire la partita nel secondo tempo.
Vendette in senso figurato, s’intende, però il trionfo è proprio vero così com’è vero che questa Fiorentina continua a stupire e stavolta con effetti più speciali del solito. Primo tempo senza storia, salvo due conclusioni più che altro di alleggerimento, il Milan ha subìto una squadra tatticamente perfetta, scesa in campo con un furore agonistico da togliere il fiato ma attenta a non lasciarsi mai andare, e che ha sfruttato al meglio il notevole potenziale tecnico a disposizione. Bravissima a non lasciarsi travolgere dall’entusiasmo, proprio come voleva Montella, e ancora più brava a travolgere gli altri. Gli aspiranti allo scudetto sono avvertiti.