Altri quattro negozi storici di Viareggio, di cui tre in Passeggiata, chiuderanno i battenti nel giro di poche settimane. Senza contare gli altri due, altrettanto prestigiosi, in cerca di un compratore da svariate stagioni. Così, con l’ennesimo fallimento, cala il sipario sull’estate più povera degli ultimi cinquant’anni. Povera economicamente, si sa, ma anche di spirito.
Per forza, direte voi: come si fa ad avere lo spirito giusto di questi tempi? Si fa, si fa. Ci si rimbocca le maniche e si riparte, se necessario anche da soli contro il resto del mondo.
Lo fecero i nostri nonni, costruendo un futuro sulle macerie della guerra. Lo stanno facendo molti giovani, per fortuna, ragazzi che hanno coraggio e iniziativa da vendere, disposti a rischiare sulla propria pelle pur di raggiungere l’obiettivo.
Il problema è la generazione di mezzo. Quella che finora aveva vissuto di rendita, soprattutto qui, e che non si rassegna al destino ineluttabile: lavorare tre mesi l’anno non basta più. Non ci sono più polli da spennare e nemmeno i motivi per cui, fino a poco tempo fa, uno accettava di farsi spennare ingoiando anche le smusate dei viareggini che se potessero, dopo averti spennato, ti infilerebbero in forno con le patatine: la pineta è un letamaio, la città in balìa di delinquenti e spacciatori, dovunque cammini rischi di spezzarti una gamba per le buche, molti degli stabilimenti balneari dove oggi si protesta per le aste hanno ancora gli ombrelloni e le sdraio di prima che Bolkestein nascesse (e pure la faccia tosta di aumentare i prezzi), sul mercato immobiliare impazzano catapecchie muffite a prezzi da capogiro, ogni volta che chiude un’attività ne apre un’altra di livello nettamente inferiore, non c’è un cane che si preoccupi di far rispettare qualunque tipo di regola. E difatti, in quella che chiamavano la perla della Versilia ormai arrivano soprattutto pirla. Nel frattempo, una pletora di politici sta affilando le armi in vista delle prossime elezioni amministrative. Alcuni professionisti, altri dilettanti ma ognuno con il suo bel programmino in tasca nella speranza che i viareggini abbocchino, proprio come facevano i villeggianti ai bei tempi.
Appurato che al peggio non c’è mai fine, forse è il caso di approfittare di questo momento buio per andare oltre lo scaricabarile, sport preferito degli italiani quando le cose vanno male. Invece di incolpare chi ci governa una volta tanto sarebbe bello guardarsi dentro, prendersi le proprie responsabilità, abbattere divisioni interne e strutture (non solo mentali) ormai logore e consunte, lasciarsi trascinare verso un nuovo futuro dall’entusiasmo dei giovani, non ostacolarli perchè ci costringono a cambiare l’orario del pisolino. Ma soprattutto sarebbe bello ignorarli tutti, i politici e l’intero sistema che ha portato il Paese sull’orlo del baratro. E dare a tutti una bella lezione di vita dimostrando di possedere forza, intelligenza, coraggio più che sufficienti a rialzare la testa. Sarebbe il salto di qualità che aspettiamo inutilmente da anni, e allora tanto vale provarci da soli. O no?