A furia di aspettare son passati cinque anni. Ne aveva 19, Jovetic, quando arrivò a Firenze con credenziali eccellenti. Tanto che appena messo piede al Franchi, pareva già sul punto di partire. «Troppo forte per una squadra di fascia media, la Fiorentina gli servirà per farsi le ossa ma in prospettiva merita il meglio del meglio» l’opinione comune sul ragazzino. Così, a scatola chiusa, prima ancora di capire quanto valesse davvero.
Poi son bastate le prime prodezze e i primi gol perchè la sua fama crescesse e si allargasse oltre i confini di casa nostra. Con la Juve sempre alle costole, il Milan alla finestra per studiare la situazione ma anche altri club europei pronti ad entrare in gioco, primo fra tutti come si sa il City di Mancini.
Ma c’è un problema: che dopo quasi cinque anni Jovetic si coniuga ancora al futuro. Nessuno ha ancora capito cosa può diventare, dove può arrivare, chi è il suo partner ideale fra i tanti sperimentati finora, quale il ruolo in cui può esprimere al meglio le sue qualità, la posizione che lo mette più a proprio agio, il suo reale spessore caratteriale. In sostanza: cosa vuol fare da grande Jo Jo?
Forse è arrivato il momento di decidere, nel suo interesse prima di tutto e poi anche perchè Montella e la Fiorentina possano muoversi di conseguenza. Su una cosa non si può discutere, il talento purissimo e decisamente sopra la media, che gli permette di trattare il pallone in modo sublime. Ma il talento fine a se stesso porta poco lontano, infatti Jovetic non è mai diventato «il nuovo Baggio» o comunque il top player che tutti si aspettavano. E adesso qualcuno comincia ad essere stanco di aspettare, alla luce di una stagione in cui il ruolo di Stevan finora è sempre stato marginale: quando la Fiorentina andava come una scheggia era fuori per fortunio, ora che ci sarebbe bisogno di lui come dell’aria per respirare il suo contributo risulta quasi sempre virtuale.
«Da lui mi aspetto due gol a partita» dice Montella ed è in parte una provocazione, con la speranza che stimolare l’orgoglio del giocatore serva quantomeno a chiarirsi definitivamente le idee. Ancora, l’allenatore gli chiede di giocare per la squadra sì ma senza rinunciare a quelle che dovrebbero essere le caratteristiche essenziali di un bomber, cioè non perdere mai di vista la porta e quindi il fiuto del gol. Caratteristiche innate, non indotte, quando di mestiere si fa l’attaccante.
Ma lui continua a stare lontano dalla porta e ultimamente ha lo stesso fiuto del gol di un ornitorinco. E così perdono valore anche la generosità e l’impegno che Jo Jo ha messo nelle ultime partite, la sua bravura fra le due linee, la prontezza con cui corre in aiuto di Toni o chi per lui. Può darsi che il giocatore non abbia la stoffa del bomber ma di un fantastico numero dieci, può darsi che non si senta realizzato in un certo tipo di gioco o che senta il bisogno di cambiare aria, qualunque sia il problema è ora che lo affronti. Perchè alla Fiorentina servono più di 8 gol in 16 partite, servono i colpi del campione capace di risolvere le situazioni difficili: non a caso si chiamano fuoriclasse. E in ultima analisi possono servire anche quei 30 milioni di quotazione sul mercato, che andando avanti di questo passo rischiano di svalutarsi.