DESTINATA a stupire, nel bene e nel male, la Fiorentina non poteva accontentarsi di una Befana qualsiasi e così chiude le feste vedendo addirittura le streghe. Anzi, per la precisione un piccolo stregone di nome Mattia Perin che fa la guardia nella porta del Pescara, ha più o meno l’età di Harry Potter, lo stesso caschetto (anche se biondo) e poteri magici altrettanto efficaci. Come il maghetto più famoso del mondo, Mattia dà il meglio di sè quando c’è da combattere. E risulta particolarmente abile nell’esecuzione di incantesimi difensivi, oltre che dotato di straordinaria destrezza nei movimenti. Risultato: i viola potevano vincere 8-0 invece di gol non ne hanno segnato nemmeno uno. E alla fine ne hanno presi due inaugurando l’anno una sconfitta a dir poco inattesa, o meglio, diciamo la verità, proprio l’unica sconfitta che non ti aspetteresti mai. E dire che prima delle streghe la squadra di Montella aveva visto in tribuna il suo ultimo gioiello, osannato dalla folla in delirio. In piedi, vicino ai dirigenti, Giuseppe Rossi batteva le mani ritmando l’inno della Fiorentina e rispondeva ai cori dei tifosi alzando il pollice in segno di vittoria. Come impatto poteva andar meglio, ma se non altro ha regalato al popolo viola l’unica immagine da ricordare in questa domenica bestiale.
Aquilani due volte, prima di testa poi con una superba punizione; Borja Valero con un tiro al volo da urlo; Roncaglia, Jovetic, Tomovic, Cuadrado e Toni, pure lui due volte. E’ la lista di chi ha provato inutilmente a violare la porta stregata, dove Mattia volava da un palo all’altro e poi su oltre la traversa, e poi ancora in ginocchio o con il sedere per terra nelle respinte più avventurose. Sembrava che avesse il pallone incollato alle mani e anche quando riusciva solo a sfiorarlo con la punta delle dita, quello andava sempre e comunque dove aveva deciso il maghetto. Così la Fiorentina si è esaurita, di nervi e di energie, nell’arco del primo tempo e già dal primo tentativo a rete di Jovetic dopo l’intervallo si è capito subito che nella ripresa non sarebbe stata più la stessa. Deve averlo capito anche il Pescara che, galvanizzato dalle prodezze del suo portiere, ha cominciato a prendere possesso di campo e gioco costringendo il centrocampo viola a difficoltà inusuali, con ripartenze agili e velocissime. L’arbitro ha fatto il resto, permettendo di tutto e di più in particolare a Jonathas che dopo
la prima ammonizione meritava anche la seconda quando ha allargato il braccio per intercettare un pallone difficile. E se esistesse la possibilità, pure una terza per le botte rifilate a Pizarro che un po’ ha cercato di scansarle ma poi ha ceduto uscendo in barella con le mani in faccia dal dolore e una caviglia livida e gonfia (si temeva la frattura al perone ma per fortuna è solo una distorsione).
Il trattamento di favore, unito allo stato confusionale sempre più diffuso tra le file dei viola, ha fatto sì che la squadra di Bergodi trovasse il coraggio di osare fino in fondo ed è stata bravissima a sfruttare le due uniche occasioni serie costruite in tutta la partita. Sia pur con la complicità della coppia Tomovic-Savic quando Jonathas, proprio lui, li ha sorpresi immobili beffando Neto di testa; e di Roncaglia, che in occasione del raddoppio si è lasciato sfuggire pallone e Celik. Subìto il primo gol, Montella ha cercato in qualche modo di rimettere in sesto una squadra stranamente incapace di reagire, irritata con l’arbitro già dal primo tempo per un contatto dubbio in area fra Terlizzi e Toni e definitivamente azzoppata quando è uscito Pizarro, motore e cuore del gioco. Ma l’inserimento di Ljajic al posto di Toni, se ha dato i suoi frutti sul piano del gioco perchè indubbiamente il serbo garantisce maggior movimento, non è bastato però ad invertire la rotta di gara. Anzi, l’attaccante è stato l’ultimo di quella famosa lista a mancare la porta anche se in questo caso non per una magia di Perin ma per aver sbagliato mira di poco. E neppure Mati Fernandez, sostituto di Pizarro con lo spostamento di Aquilani in regia mentre Borja Valero andava ad occupare la fascia, è mai riuscito a trovare il colpo giusto al momento giusto.
Non solo la mancata reazione, dunque, ma anche l’inefficacia del rimescolamento voluto da Montella.
Due eventi che non si erano mai verificati prima, in questa stagione, ma che nulla tolgono alla capacità dei viola di giocare comunque un calcio spettacolare, azioni in velocità e tutte di prima, colpi di tacco e dribbling
ubriacanti, com’è successo anche ieri nel primo tempo. Tanto è vero che i tifosi, a fine partita, li hanno salutati con un lungo applauso come se avessero vinto. Un gesto d’incoraggiamento e insieme di speranza, in
vista della sfida di Udine domenica prossima. Dove capiremo se questa sconfitta è solo un incidente di percorso o una cosa più seria.