Morto Mario Corso, bandiera dell'Inter famoso per le punizioni a "foglia morta"

E' stato bandiera dell'Inter di Helenio Herrera. In nerazzurro 509 presenze e 94 gol

Mario Corso (Fotogramma)

Mario Corso (Fotogramma)

Roma, 20 giugno 2020 - Il mondo del calcio italiano piange la morte di Mario Corso. Nato a Verona il 25 agosto 1941, "Mariolino", come era stato ribattezzato dai tifosi, ha legato quasi tutta la carriera da giocatore all'Inter, di cui è stato un vero e proprio emblema negli anni di Helenio Herrera. Era famoso per le sue punizioni "a foglia morta". In nerazzurro l'ala dal mancino fatato ha collezionato 502 presenze, segnando 94 reti e vincendo quattro scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali. Con la Nazionale invece 23 presenze e 4 gol.

La carriera da giocatore

Corso inizia a giocare a calcio nell'Azzurra Verona, società del rione di San Giovanni in Valle, per poi trasferirsi all'Audace San Michele, quindi viene scoperto dall'Inter, dove si trasferisce il 20 giugno 1958 insieme a Mario Da Pozzo e a Claudio Guglielmoni. Prezzo totale dell'operazione, nove milioni di lire; a lui un contratto da settantamila lire al mese. In nerazzurro fece il suo debutto a 16 anni e 322 giorni, in una partita di Coppa Italia contro il Como vinta per 3-0 dall'Inter, segnando il gol del 2-0 e diventando il più giovane marcatore della storia interista. Il 23 novembre dello stesso anno esordi' in Serie A, nell'incontro vinto per 5-1 contro la Sampdoria. In massima serie realizza la sua prima rete a 17 anni, 3 mesi e 5 giorni il 30 novembre 1958 nel successo per 3-0 contro il Bologna.

Successivamente sarà una delle colonne della Grande Inter, risultando spesso determinante per le sorti della propria squadra, nonostante uno scarso feeling col tecnico Helenio Herrera, che, per incompatibilità di carattere, ne chiedeva ogni anno la cessione scontrandosi col tassativo rifiuto del presidente Angelo Moratti. Tra il 1963 e il 1971 vinse quattro scudetti (1963, 1965, 1966 e 1971), due Coppe Campioni e due Coppe Intercontinentali (nel 1964 e 1965). La sua ultima apparizione con l'Inter e' datata 17 giugno 1973, quando scese in campo in un Inter-Juventus di Coppa Italia (finito 1-1): in quindici stagioni a Milano ha collezionato 502 presenze totali e segnato 94 reti. Passato al Genoa, in coincidenza col ritorno sulla panchina nerazzurra di Herrera, vi milito' fino al 1975, anno del suo ritiro a seguito di un grave incidente in campo, con la rottura della tibia; dopo l'operazione e la convalescenza, rimossa la placca metallica, la tibia (ricomposta in modo imperfetto) si spezzo' nuovamente durante un allenamento proprio mentre Corso segnava l'ultimo gol della sua carriera.

In Nazionale

In maglia azzurra, Corso non riuscì a eguagliare i risultati ottenuti con le squadre di club. Fece il suo esordio in nazionale nel 1961, in occasione dell'amichevole persa contro l'Inghilterra per 2-3. Il 15 ottobre dello stesso anno segno' i primi gol in azzurro, realizzando una doppietta in una gara contro Israele (valida per le qualificazioni al campionato del mondo 1962) vinta per 2-4 e guadagnandosi il soprannome di 'Piede sinistro di Dio', che lo avrebbe accompagnato durante tutta la carriera. Escluso dalla rosa dei convocati per la deludente spedizione in Cile, il 10 maggio mise a segno quello che sarebbe stato il suo ultimo gol in azzurro, andando in rete nell'incontro vinto 3-1 sulla Svizzera.

Corso allenatore

La prima esperienza in panchina è con la Primavera del Napoli (1978-1979), che conduce alla vittoria dello scudetto di categoria. In seguito guida altre due squadre del Sud: Lecce e Catanzaro. Con i salentini ottiene la salvezza nel campionato di Serie B 1982-1983, mentre dalla dirigenza dei calabresi viene esonerato dopo 10 partite del campionato di Serie B 1983-1984. Tornato all'Inter, allena il settore giovanile, ma nel novembre 1985 il presidente Ernesto Pellegrini gli affida la prima squadra, per rimpiazzare Ilario Castagner: esordisce il 24 novembre, con un pareggio per 1-1 contro la Juventus di Trapattoni. Il 6 aprile 1986 vince il derby di ritorno per 1-0, in quella che è la prima stracittadina di Silvio Berlusconi al comando della società rossonera. L'Inter chiuderà il campionato 1985-1986 al sesto posto, davanti ai cugini, qualificandosi per la Coppa Uefa.

Nella stagione successiva non sarà confermato sulla panchina dei nerazzurri (il suo posto venne preso proprio dal "Trap") e rimarrà inattivo per un anno. Nell'annata 1987-1988 guida il Mantova, portandolo a vincere il campionato di Serie C2: confermato anche l'anno seguente, porta i lombardi al sesto posto in C1. Nel 1989-1990 viene chiamato dal Barletta, che riesce a condurre alla salvezza nel campionato cadetto. Nella stagione 1991-1992 subentra a Fascetti alla guida del Verona in coppia con Nils Liedholm: è questo l'ultimo atto della sua carriera da tecnico, in quanto diviene poi osservatore per l'Inter. Il Genoa lo ha inserito nella sua Hall of Fame.

Inter col lutto al braccio contro la Samp

"E' scomparso Mario Corso, interista, campione eterno dotato di infinita classe. Con il suo sinistro ha incantato il mondo in una squadra che ha segnato un'epoca. I pensieri e l'affetto di tutti noi vanno alla famiglia in questo momento difficile". Questo il tweet con cui l'Inter saluta Mario Corso. I nerazzurri lo omaggeranno domani sera portando il lutto al braccio nella gara contro la Sampdoria. Sarà anche osservato un minuto di silenzio prima del fischio d'inizio.

Moratti: "Pelè voleva Corso nel Brasile"

"Mario Corso era l'unico calciatore che Pelè dichiaratamente avrebbe voluto nel suo Brasile: questo per far capire ai giovani la portata della classe del mio amico". Massimo Moratti al telefono con l'Ansa si commuove nel ricordo: "Era il mio preferito della Grande Inter, ma anche mio padre lo adorava, e lui rimase sempre vicino alla nostra famiglia. Tecnica sopraffina, gioco in controtempo, le punizioni cosiddette 'a foglia morta - conclude Moratti- era un piacere vederlo giocare".