Bruxelles, 21 novembre 2012 - Tre gol per cacciar via i fantasmi e impossessarsi per la decima volta consecutiva degli ottavi di finale di Champions League. Un risultato fondamentale per la stagione del Milan, in campo e fuori (nelle casse di via Turati entreranno una decina di milioni), bravo a conquistarsi la qualificazione sul terreno di un Anderlecht che nei primi 45 minuti ha fatto tremare e non poco la squadra di Allegri. Poi, nella ripresa, ci ha pensato il solito El Shaarawy a trascinare i rossoneri con un gol, il dodicesimo in stagione, che ha tracciato la strada verso la vittoria, legittimata da un Mexes in versione Ibrahimovic e sigillata allo scadere da Pato dopo che De Sutter aveva provato a metterla in bilico. 

Allegri conferma per dieci undicesimi la stessa formazione che a Napoli ha incassato il placet di Berlusconi, con Yepes unica novità al fianco di Mexes. Confermati dunque modulo (4-3-3) e interpreti del tridente, con l'intoccabile El Shaarawy, il redivivo Boateng e il falso nueve Bojan. L'Anderlecht, che come il Milan non è più quello scintillante di una volta, si affida invece al suo collaudato 4-2-3-1: il peso dell'attacco grava tutto sulle spalle del congolese Mbokani, fresco di rinnovo del contratto.

L'inizio della partita è tutto di marca belga: la squadra di Van den Brom si mette in tasca le chiavi del centrocampo e costringe il Milan ad accovacciarsi nella sua metà campo. Non si tratta di un assalto all'arma bianca, ma di una pressione costante, quasi impertinente, fatta più di voglia che di tecnica. Quanto basta però far tremare un paio di volte i rossoneri, salvati al 12' da Abbiati, bravo a dimenticare gli errori del San Paolo e mettere il piedone sul diagonale di Jovanovic, invitato in area di rigore da una dormita della coppia Yepes-Mexes.

L'occasione galvanizza l'Anderlecht, spinto dai suoi 28mila sostenitori e dalla macchinosità degli avanti del Milan (Bojan su tutti) che non riesce ad affacciarsi dalle parti di Proto, anzi rischia grosso su un incertezza di Constant che regala una buona chance a Praet, salvo poi riscattarsi nel finale di tempo anticipando Mbokani a un passo dalla linea di porta. L'unico merito dei rossoneri è dunque quello di tenere botta alla sfuriata degli avversari. Troppo poco.

L'intervallo consente al Milan di riordinare le idee e ripresentarsi in campo con un piglio tutto nuovo. Pronti, via, i rossoneri vanno subito in vantaggio costruito sull'asse '92. De Sciglio trova al centro dell'area El Shaarawy che, con una facilità irridente, si beve col solo controllo il suo marcatore e piazza la palla all'incrocio: un sinistro-destro da grande giocatore, la dodicesima perla del Faraone, ogni giorno di più leader di questo Milan.

Il gol subito sgonfia l'Anderlecht come un pallone: i belgi concedono pericolosamente il fianco agli uomini di Allegri, allettati dagli ampi spazi adesso a disposizione. Il tecnico livornese capisce che è il momento di Pato, inserito al 68' al posto di Bojan. La scelta è azzeccata, perché il Papero si procura immediatamente l'espulsione di Nuytink per un fallo che Damir giudica severamente da ultimo uomo e dunque da rosso. Sulla punizione seguente, Mexes fa l'Ibra e si inventa una rovesciata spettacolare: stop di petto e girata al volo dai sedici metri, un gesto tecnico strepitoso che ricorda quello che superIbra aveva tirato fuori dal cilindro appena sette giorni fa contro l'Inghilterra.

Partita finita? Nemmeno per sogno. L'Anderlecht reagisce e trova il gol della speranza con De Sutter, siglato nel momento in cui Mexes è fuori dal campo dolorante (poi sostituito da Zapata). Non c'è spazio però per la rimonta, c'è anzi tempo per il gol di Pato che chiude ogni discorso allo scoccare del 90'. Un gol facile facile, siglato a porta vuota sull'assist del solito El Shaarawy, ma importante per il recupero psicologico del brasiliano. Finisce 3-1, la qualificazione e l'abbraccio tra Galliani e Allegri.

di Antonino Sambataro