Londra, 7 agosto 2012 - Prova a spiegare Alex Schwazer, e prova a farlo con le lacrime agli occhi. L'atleta è distrutto, dopo l'esclusione dalle Olimpiadi perché trovato positivo sa che la sua vita è cambiata.

E parla del suo stato d'animo in un'intervista al Tg1: ''Ho vinto a Pechino senza doping, perché ero sereno e i miei valori ematici erano perfetti. Ora voglio solo ritrovare la tranquillità, ma all'atletica non torno. Chi viene coinvolto con il doping non deve''. 

Il marciatore campione olimpico ribadisce poi di aver ''fatto tutto da solo. Sono state tre settimane terribili dopo il controllo perché sapevo che era finita. Il giorno prima del 30 luglio mi ero fatto l'ultima iniezione''. 

''Dopo la vittoria a Pechino - continua l'atleta subito sospeso - non sono stati anni facili. Avrei voluto una vita normale, vedere la mia fidanzata (Carolina Kostner ndr). Ma adesso ho perso tutto. Mi sono allenato dieci mesi tantissimo, e in due settimane ho distrutto la mia vita. Avrò preso anche medicine sbagliate, non lo so, sapevo che faceva male. Adesso cerco serenità e di uscire da questi riflettori'' ha detto Schwazer.

L'INCHIESTA DI PADOVA - Intanto il suo nome compare nelle carte di uno dei filoni dell'inchiesta che
da anni la procura di Padova sta conducendo sul doping nello sport.
Schwarzer, che non risulta indagato, avrebbe avuto frequentazioni con il medico Michele Ferrari, indagato per violazione della legge sul doping. L'accertata positività dell'atleta azzurro potrebbe portare, si apprende in ambienti giudiziari, alla sua iscrizione nel registro degli indagati come atto dovuto. Secondo alcune indiscrezioni, gli investigatori starebbero cercando di capire a che titolo l'atleta avesse dei contatti con Ferrari. La circostanza della positività all'epo riscontrata nell'atleta dopo il test del 30 luglio scorso - sempre secondo quanto si è appreso - come detto potrebbe portare, in linea di ipotesi, la magistratura di Padova ad aprire un filone di accertamenti specifici sull'atleta con la conseguente iscrizione, come atto dovuto, nel registro degli indagati. E' il pubblico ministero Benedetto Roberti a coordinare le indagini sul fenomeno delle frodi sportive collegate al doping.
 

Il medico Michele Ferrari, considerato una sorta di ''guru'' della performance sportiva al limite, è entrato da tempo nel registro delle persone sottoposte a indagine per frode sportiva. Lunghissimo, secondo quanto è emerso durante le diverse fasi dell'inchiesta, l'elenco degli atleti professionisti, specie ciclisti, che frequentavano gli ambulatori del medico.