{{IMG_SX}}Milano, 6 agosto 2007 - HA UNA VOCINA stridula, lo sguardo mite, i modi garbati. Sembra di burro, Roberto Donadoni, ma le apparenze ingannano. Altro che burro, è d’acciaio. Un bergamasco duro e puro, per la gioia di lombardi dalle tinte forti come Bossi e Feltri (e un tempo Brera). In effetti ci voleva molto carattere, non solo il suo talento di calciatore, per diventare una colonna nel Milan stellare di Sacchi e Capello, ci voleva molto carattere per essere protagonista anche in Nazionale. Nazionale che ora si è caricata sulle spalle come ct. E siccome si tratta dell’Italia di Lippi campione del mondo pesa tonnellate. Ma lui va dritto per la sua strada, non è affogato nel mare delle troppe critiche, non è andato in crisi quando la Nazionale ha steccato e non c’è andato neanche quando Totti e Nesta, nel segno di un pessimo costume italico, hanno alzato bandiera bianca.

 

Donadoni, vogliamo cominciare appunto da Totti e Nesta?

 

«Ma cosa c’è da dire di nuovo su un argomento che in questi giorni è stato condito con tutte le salse?».

 

Quasi tutti gli addetti ai lavori dicono che se non è immorale poco ci manca…

 

«I signori Totti e Nesta hanno fatto le loro scelte, erano liberi di farle e quindi dove sta il problema?».

 

Il problema è che la Nazionale perde due pezzi da novanta…

 

«Ci arrangiammo a suo tempo quando si ritirò Maldini perché non dovremmo fare altrettanto con Totti e Nesta? I buoni giocatori in Italia non mancano e noi cercheremo di andare avanti anche senza di loro. Anzi sono convinto che faremo bene lo stesso…».

 

Scusi se insistiamo: Platini ci ha pesantemente criticato dicendo che se in Francia un giocatore rinuncia alla Nazionale viene squalificato…

 

«Platini probabilmente è distratto. Zidane ha lasciato la Francia, altri giocatori hanno fatto la stessa cosa e non è successo niente. Tutto il mondo è paese, mi creda».

 

A proposito di Francia: l’8 settembre a Milano è in programma una partita da far tremare le vene e i polsi…

 

«Io e i miei giocatori non tremiamo di fronte a nessuno. Rispettiamo gli avversari, questo sì. Ma prima di pensare alla Francia sto dedicando le mie attenzioni all’amichevole del 22 agosto con l’Ungheria a Budapest. Un test importante non solo in vista della Francia ma anche dell’Ucraina».

 

Ce le regala due parole sulla Francia?

 

«Perché no? Ma si rischia di essere banali nel dire che è una signora squadra tanto è vero che è la seconda Nazionale al mondo…».

 

L’Italia però è la prima…

 

«E può restare la prima se giocherà con lo spirito con cui si è sempre battuta. Perché è vero che la Francia abbonda di campioni e di carisma ma è anche vero che non si conquistano i quarti di finale in un Mondiale, come ha fatto l’Ucraina in Germania, se non sei forte. Quindi occhio alla Francia e occhio anche all’Ucraina».

 

Teme di più la partita con la Francia o quella del 12 settembre di Kiev con l’Ucraina?

 

«La Francia sotto il profilo tecnico, l’Ucraina come carica agonistica».

 

Di sicuro c’è che l’Italia si gioca le qualificazioni agli Europei in queste due partite…

 

«In buona parte sì, i tre punti in palio sono molto pesanti. Non me la sento di negare l’evidenza».

 

Si teme che la condizione dei nostri calciatori, che avranno giocato solo un paio di partite di campionato, non sarà quella ideale. E’ un timore fondato?

 

«Io mi auguro che il timore venga spazzato via con prestazioni di grande rilievo tecnico, agonistico e anche atletico».

 

E magari con Quagliarella che ci regala i suoi gol da cineteca…

 

«In effetti Quagliarella ha segnato prima in campionato e poi anche in Nazionale reti di straordinaria bellezza. Abbiamo bisogno di lui e non solo di lui…».

 

Abbiamo bisogno anche di Toni che però è andato a giocare all’estero e sarà più difficile da seguire…

 

«Toni si è trasferito nella vicina Germania e gioca nel Bayern che è uno dei club più prestigiosi del mondo. Seguirlo in campionato e nelle coppe non mi sembra un problema».

 

Non è un problema neanche l’esodo non solo di Toni ma anche di Lucarelli, Bianchi e Rossi, ovvero di attaccanti che nel nostro campionato andavano per la maggiore?

 

«Perchè un problema? A questi calciatori, peraltro molto in gamba, sono capitate delle opportunità professionali e le hanno colte al volo. E’ un reato, forse? E tutti i grandi stranieri che arrivano in Italia? E’ un gioco del dare e dell’avere e bisogna accettarlo».

 

Ma questo esodo, sia sincero, non è un danno per il calcio italiano?

 

«Se ci accorgeremo che è un danno cercheremo di limitarlo».

 

Troppi emigranti e pochi difensori in gamba. Che succede?

 

«Sento parlare spesso di difensori che non sono più bravi come una volta. Mica è vero. Si va a cicli, a mio parere. Intanto i signori Cannavaro, Materazzi e lo stesso Nesta, tanto per fare alcuni nomi, mi sembrano tutt’altro che scarsi…».

 

Con i portieri, escluso Buffon, siamo messi maluccio. Non a caso andiamo sempre più spesso a comprarli fuori confine…

 

«Sono esagerazioni. Se pretendiamo di avere dieci portieri di grande livello, beh, allora, siamo messi male. Ma dieci portieri di grande livello credo che non li abbiamo mai avuti…».

 

Magari abbiamo Buffon che ti consente di giocare in dodici…

 

«Buffon è il miglior portiere del mondo, credo anche che sia il miglior portiere che abbia mai avuto l’Italia, però la Nazionale gioca in dodici perché tutti i giocatori che non scendono in campo dall’inizio o non scendono in campo affatto formano un insieme compatto. Con tutto il rispetto per Buffon il dodicesimo giocatore azzurro è il gruppo».

 

Alle porte della Nazionale bussano giovani in gamba come Montolivo, Palladino, Pazzini, Criscito, Nocerino e compagnia bella…

 

«E’ vero, bussano alle porte dell’Italia perché sono i pilastri dell’Under 21. Ma la loro crescita la stiamo seguendo attraverso il test più attendibile, ovvero il campionato».

 

Già, il campionato: chi lo vince lo scudetto?

 

«La favorita è l’Inter, ha vinto lo scorso anno, si è rafforzata, ha una collezione di campioni da far girare la testa. Però nel calcio nulla è scontato per cui occhio anche al Milan, alla Juve, alla Roma e alla Fiorentina. Tuttavia il mercato migliore per me lo ha fatto l’Udinese, gli acquisti di Mesto, Floro Flores e soprattutto di Quagliarella potrebbero far diventare l’Udinese la vera sorpresa. Ha lavorato molto bene anche la Juve, che dopo l’inferno della serie B ha già la qualità e il carisma per essere protagonista pure in A».

 

Il nome della Juve fa correre il pensiero verso Calciopoli. C’è più odore di bucato in giro?

 

«Direi di sì. Le intenzioni mi sembrano migliori, però a distanza di un anno è presto per dire se alle intenzioni corrispondono i fatti».

 

Le nostre squadre, sulla scia del Milan, possono fare strada in Champions League?

 

«Perché no? Il nostro calcio è uno dei migliori al mondo, dopo la straordinaria vittoria del Milan non mi meraviglierei affatto se questa volta vincesse una squadra piena di fuoriclasse come l’Inter. La quale Inter credo che sia stata costruita per conquistare scudetto e Champions. Dico fin da ora che se all’Inter riuscisse l’impresa io non mi meraviglierei…».

 

Chiudiamo con lei: ci svela sogni e ambizioni di un ct?

 

«I sogni lasciamoli stare, non ho l’età. Invece le ambizioni le ho eccome. Non solo voglio andare agli Europei ma una volta lì punterei a vincerli, se permette…».