Roma, 14 maggio 2012 - HA RESO 'D’AUTORE' il cinema erotico. E’ diventato lui stesso un’icona del cinema. Con il suo sigaro da Gambadilegno, la sua aria da gangster ironico. Con le sue battute, il suo modo di rovesciare i luoghi comuni. “E’ sempre meglio passare ai posteriori che ai posteri”, ha detto. E poi: “Tutti pensano a cambiare il mondo: a me basta renderlo più godibile”.
Le femministe, per lui, sono 'femministeriche'. Il cinema di Nanni Moretti è 'lassativo'. Non proprio un esempio di politically correct. Ma ancora oggi, a settantacinque anni, pur dopo il grande dolore per la morte della moglie, e qualche problema di salute, torna in gran forma. E con la voglia di prendere la vita per quel giro di giostra folle che, in realtà, è.
Lui è Tinto Brass. Tinto nome d’arte, rubato all’amato Tintoretto. Perché è cresciuto a pane e arte, col nonno Italico collezionista e pittore, rampollo di una famiglia che veniva dal Baltico, da un’Odessa mitica, ancora pre-corazzata Potemkin: la nonna russa che, indipendente e trasgressiva, studia Medicina a Parigi agli inizi del secolo. Lui, Tinto, che diventa pian piano il guru del cinema erotico. Spoglia le attrici, ma riveste i fotogrammi di citazioni, giochi di specchi, simmetrie, sinfonie di sguardi. Tinto: la cui vita si divide negli anni “AC” e in quelli “DC”. "No, non avanti Cristo e dopo Cristo", spiega. "Prima della Chiave e dopo la Chiave". 'La chiave' è il suo film del 1983, in cui fa diventare Stefania Sandrelli – già attrice 'colta' per Bertolucci e mille altri – una dea dell’eros. Dopo, scoprirà – letteralmente – la Koll e la Caprioglio, la Grandi e la Dellera.

REGISTA, POETA DELL’EROS. Ma anche allievo di registi come Rossellini e Joris Ivens, mica due qualunque. Liquidato da noi come regista di serie B, ma celebrato all’estero: la Cinémathèque française gli ha dedicato una retrospettiva completa. Che è come, per un pittore, essere esposto al Louvre. E nei suoi film è riuscito a mettere citazioni di Visconti, di Goldoni, di Mozart, di Tiepolo. Insomma: più che un regista di serie B, un grande regista di lato B.

ORA, Brass pensa a un film su Gabriele D’Annunzio. L’impresa di Fiume, l’avvenimento attorno al quale si sviluppa la storia del film di Brass, è il blitz militare con cui Gabriele D’Annunzio – con circa 2.500 volontari – conquistò la città di Fiume, già parte dell’impero Austro-ungarico e da tempo motivo di contese nazionalistiche, in nome del Regno d’Italia. Il giorno prima di partire, D’Annunzio informò con una lettera l’amico Mussolini.
Brass non anticipa il cast. Ma protagonista del film sarà, con ogni probabilità, Caterina Varzi. Avvocatessa, psicanalista, da anni compagna del regista veneziano, e protagonista dell’ultimo suo lavoro, il cortometraggio 'Hotel Courbet'. Per il ruolo del giovane D’Annunzio, si parla invece di Alessio Di Clemente: attore televisivo, premiato in una delle ultime edizioni di 'Ballando con le stelle'.
"Si chiamerà “Eja eja alalà”, ma non sarà un’apologia del fascismo: racconterà l’ultima notte di D’Annunzio prima di partire per l’impresa di Fiume".
Che notte fu, quella notte?
"Una notte eccitante; aveva preso appuntamenti con molte signorine, e riuscì a soddisfarle tutte".
Che personaggio era per lei D’Annunzio?
"Il personaggio più erotico della letteratura italiana; mi piace per la sua incapacità di accettare le convenzioni sociali. Era un totale anarchico, un anarchico vero. Lui era uno spirito libero".
Non è, dunque, un film nostalgico?
"Neanche per sogno! E’ un film gioioso, che volevamo fare con Pasquale Squitieri già anni fa. Voglio raccontare il D’Annunzio dell’impresa di Fiume, sintesi irripetibile tra ansia di ribellione e show politico. Un evento che ancora mette in imbarazzo storici e politici per la sua forza anticipatrice".
La grandezza di D’Annunzio?
"Solo lui, con il suo incredibile carisma, poteva mettere insieme reduci della Grande guerra, disertori, aviatori, anarchici, arditi, artisti. Un miracolo politico".
C’era anche la cocaina, che entrava nella vita del Vate.
"E’ proprio a Fiume che D’Annunzio contrae il vizio di quella che chiamerà ‘polvere folle’, e di cui farà sempre maggiore uso".
Il film sarà tutto su D’Annunzio?
"Ci saranno altri due episodi. Uno ambientato alla fine della Seconda guerra mondiale, col ritorno in paese di un evaso; l’altro con un vecchio che si innamora di una donna giovane, e va felice incontro alla morte".
E per lei, personalmente, l’amore esiste ancora?
"Come no! Vivo un momento felice, sono innamorato".

Giovanni Bogani