Medicina

Duchenne, serve l’aiuto dei ’microbi buoni’

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Nuovi elementi per la cura della Distrofia muscolare di Duchenne, una forma di miopatia ereditaria classificata come malattia rara. I muscoli dei pazienti affetti da questa patologia presentano aspetti degenerativi che portano gradualmente alla perdita delle normali funzionalità motorie, colpisce in prevalenza gli uomini, mentre le donne sono prevalentemente asintomatiche (con qualche rara ecezione).

 

Si stima che in Italia sino circa 1500 le persone colite dalla Duchenne, malattia per cui si ripongono grandi speranze nella terapia genica. Intanto, lo studio di un team dell’Istituto di chimica biomolecolare del Consiglio nazionale delle ricerche di Pozzuoli (Cnr-Icb), coordinato da Fabio Arturo Iannotti e dal responsabile del gruppo di ricerca, Vincenzo Di Marzo, e pubblicato sulla rivista EMBO Molecular Medicine, ha dimostrato il ruolo dei batteri intestinali e le possibili correzioni.

 

Dallo studio è risultato che composizione e funzione di specifiche famiglie di batteri simbiotici (comunemente definiti “buoni”), fisiologicamente necessarie per il benessere dell’organismo, sono compromesse dalla patologia di Duchenne, e come per riequilibrare la disbiosi sia necessaria la produzione intestinale di molecole da parte dei batteri intestinali simbiotici, come il butirrato, utili a contrastare i processi infiammatori e muscolo-degenerativi.

 

«Molte pubblicazioni scientifiche dimostrano che la diversità e il ruolo del microbiota intestinale ricoprono un ruolo chiave nel controllo di numerose funzioni nel nostro organismo – spiega Fabio Arturo Iannotti – Sebbene molti dei segnali chimici che sottendono la comunicazione tra il microbiota intestinale e i diversi organi e tessuti dell’organismo restino ancora da decifrare, sono proprio le connessioni dell’asse intestino-cervello e intestino-muscolo le maggiormente conosciute.

 

Nonostante ciò, il ruolo e il coinvolgimento del microbiota intestinale nello sviluppo e progressione delle malattie muscolari degenerative non era mai stato esplorato prima d’ora».

 

Lo studio, inoltre, dimostra l’importanza delle molecole prodotte nel nostro organismo esclusivamente dai microbi intestinali (come il butirrato) nel regolare la produzione di una classe di molecole endogene, gli endocannabinoidi, la cui alterata funzione co-partecipa in maniera importante alla severità dei sintomi della patologia determinati dalla disbiosi intestinale.

 

Il sistema degli endocannabinoidi fa riferimento a un ampio gruppo di molecole che nel nostro organismo adempie a numerose funzioni attraverso la produzione di due principali molecole, ossia l’Anandamide (AEA) e il 2-Arachidonoilglicerolo (2-AG): «Sin dalla loro identificazione agli inizi degli anni ‘90 del secolo scorso è apparso evidente come entrambi questi mediatori giochino un ruolo di rilievo nel preservare la salute dell’organismo – prosegue Iannotti – Pertanto, alterazioni a carico della produzione e funzione degli endocananbinoidi sono state descritte in un ampio numero di patologie umane.

 

Ed anche in questo caso il nostro gruppo di ricerca, conducendo studi scientifici pioneristici, è riuscito a dimostrare come sia proprio l’endocannabinoide 2-AG a espletare un ruolo chiave durante la formazione e lo sviluppo del muscolo scheletrico sin dalle prime fasi di sviluppo embrionale e, inoltre, che la regolazione farmacologica degli endocannabinoidi potrebbe presto diventare una strategia terapeutica vincente contro la degenerazione muscolare innescata dalla patologia».

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