Tino Fiammetta
MILANO
SONO 71 MILA

i giovani lombardi tra i 15 e i 24 anni che hanno avuto esperienze dirette di cyberbullismo. E oltre 230 mila adolescenti conoscono amici che hanno avuto questi problemi. Numeri impressionanti, che gettano una luce sinistra sull’uso distorto della Rete e di Internet.
La ricerca della Demoskopea è stata presentata in Regione in concomitanza con l’annuncio dell’apertura (da parte del Corecom) di uno sportello («Help web reputation giovani») al quale possono rivolgersi tutti coloro che vogliono essere aiutati. Perché sono rimasti vittime di un attacco di bullismo su Internet o perché hanno visto la loro reputazione infangata o distrutta da qualche nemico internauta.
Un’iniziativa fortissimamente voluta dalla presidente Corecom Federica Zanella «particolarmente orgogliosa del progetto, che è un esempio importante di come le istituzioni possono concretamente stare accanto quotidianamente e in modo costante a tutti coloro che hanno meno strumenti di tutela».
ABBIAMO letto — e sono notizie di appena qualche settimana fa — di ragazze costrette a lasciare la scuola per una foto imbarazzante postata su Facebook dai loro ex fidanzati. Ragazzini perseguitati dai compagni con ingiurie e insinuazioni malevole, rigorosamente rese pubbliche attraverso i social network, costretti a ricorrere allo psichiatra. Fino alle estreme conseguenze, perché quando la vittima non regge alla marea di fango che monta sul Web può anche decidere di farla finita.
Quando infatti una calunnia finisce in una chat o peggio in un social network può lievitare fino a diventare insinuazione maliziosa e ingiuria manifesta. Corredata da una foto o un video si trasforma sulla Rete in un uragano che tutto devasta. E a pagarne le spese sono quasi sempre i ragazzi più fragili.
LA RICERCA evidenzia qualche peculiarità, inattesa in un ambito di internauti ritenuti esperti. In realtà la Demoskopea ha scoperto che solo un intervistato su 4 sa cosa è la ‘web reputation’, e non ritiene che il suo danneggiamento sia un rischio da temere. Chi naviga in Rete è più spaventato di «entrare in contatto con gli sconosciuti» o di «finire in giri poco raccomandabili». Sul cyberbullismo invece sembra che il livello di apprensione sia più elevato, anche se il 50 per cento degli intervistati lo ritiene «un problema serio, ma solo per i ragazzi più svantaggiati» e addirittura il 63 per cento ritiene di potere controllare il fenomeno.