Bologna, 29 giugno 2013 - IN ATTESA di poter disporre di nuovi fondi europei, il governo raschia il fondo del barile delle vecchie risorse per dare un primo segnale al popoloso mondo dei disoccupati italiani. Il decreto lavoro mette sul piatto un miliardo e mezzo. Oltre la metà (794 milioni) è destinata alla decontribuzione degli under 30 assunti a tempo indeterminato, purché rientrino in una delle tre condizioni di base (e non in tutte contemporaneamente, come ha ‘denunciato’ Beppe Grillo): i requisiti sono di essere disoccupati da almeno sei mesi, avere solo la licenza media, vivere soli ma con qualcuno a carico. L’incentivo ai meno scolarizzati, che potrebbe apparire come un disincentivo allo studio, potrebbe in realtà essere un amo per riagganciare una parte dei cosiddetti Neet. La sigla inglese indica i giovani scoraggiati che non lavorano, non studiano e neppure cercano di trovare una strada frequentando corsi di formazione. Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, al varo del decreto ha calcolato che in totale la decontribuzione coinvolgerà circa 100mila giovani e che l’entità dello sgravio consentirà, a spanna, di azzerare i contributi nella maggior parte dei casi.

MA IL PACCHETTO per l’occupazione, come ha annunciato il premier Enrico Letta, darà una speranza a una platea di almeno 200mila ragazzi e, in misura decisamente minore, anche a qualche disoccupato con i capelli grigi che, in cambio di un posto stabile, consegnerà al datore di lavoro benefattore la metà dell’indennità mensile di disoccupazione che ancora gli spetta, cioè l’Aspi nata dalla riforma Fornero.
Un’altra categoria non dimenticata dal decreto, come ha tenuto a sottolineare Letta, è quella dei disabili e (letteralmente) degli «orfani di vittime del dovere» che potranno contare su 22 milioni di euro in incentivi all’assunzione, dopo anni casse vuote e di fondi sostanzialmente prosciugati. Per il resto, c’è da segnalare l’allargamento del raggio d’azione ai poveri, circa 170mila indigenti del Sud che potranno avere una manciata di aiuti con l’estensione della social card sperimentale alle regioni del Mezzogiorno rimaste fuori dal nuovo giro di carta sociale.
Tornando ai giovani, le altre misure oltre alla decontribuzione, sono concentrate sui tirocini per gli studenti universitari con l’obiettivo di rafforzare l’alternanza scuola-lavoro e la speranza di creare nuovi punti di contatto e di scambio. Una fetta pari a 170 milioni andrà poi a finanziare l’autoimpresa in zone economicamente depresse, con contributi a fondo perduto e mutui agevolati per investimenti e formazione.

L’ANNUNCIATA manutenzione della riforma Fornero si è limitata, come già aveva anticipato Giovannini, a pochi ritocchi. Tra questi, un maggior margine di manovra su contratti a termine, a progetto e a chiamata, oltre a una tutela estesa ai co. co. pro. con il divieto di far ricorso alla pratica delle dimissioni in bianco a cui, per la verità, già l’ex ministra del Lavoro del governo Monti aveva dato uno stop. Il capitolo dell’apprendistato, invece, è stato rinviato a settembre, alla conferenza Stato-Regioni che dovrà uniformare i contratti in tutto il Paese. Eppure, su questo punto c’erano attese di modifica nel tentativo di renderlo più adattabile al mercato del lavoro in crisi sempre più profonda. Ma questo non è il solo dossier rinviato.

di Nicoletta Magnoni