Milano, 20 febbraio 2013 - Non è il popolo arancione, nemmeno rosso e neppure azzurro. Questo è il popolo del cellulare. Almeno la metà delle (il numero mettetecelo voi, da 30mila a 85mila va bene tutto) migliaia di persone che ieri pomeriggio hanno affollato piazza Duomo per il comizio di Beppe Grillo, almeno la metà, dicevo, aveva il cellulare in mano. Per twittare, mandare sms, scrivere su facebook, fotografare e poi condividere in rete, taggare, cliccare su mi piaci. I fortunati che riuscivano a collegarsi alla rete seguivano in streaming quel comizio che si svolgeva nello stesso momento davanti ai loro occhi, oppure postavano la foto e la spedivano all’amico. La folla di piazza Duomo era, scusate la parola, linkata con se stessa, in un’apoteosi di multimedialità che nei comizi di Bersani, Berlusconi e Monti sarebbe inimmaginabile. Questi erano i giovani, venuti per ascoltare, ridere, curiosare, anche per bere (molti con la bottiglia di birra in mano - ma in modo più concreto, stavolta - con gli amici). Giovani e giovanissimi: Elisa e Giada, 21 anni, studentesse di lingue, venute per dare un’occhiata, forse voteranno Grillo, forse si sposteranno più a sinistra. Ma non c’è solo il popolo del cell. C’è per esempio l’amministratore delegato di una multinazionale del tabacco, che in giacca, cravatta, cappotto e occhialini tondi d’oro, rimpiange una socialdemocrazia che non c’è più. «Sono molto confuso, ma non credo voterò Grillo perché non penso sia in grado di governare».

Poco più in là c’è Piero Ricca, quello del famoso «puffone» a Berlusconi, molti lo riconoscono e gli chiedono una foto. Lui benignamente si concede, poi però confessa: «Sono disincantato dalla politica, la gente mi riconosce e si congratula, ma basta così poco per diventare eroe?». Amico di Grillo? «Ma no, sono qui per curiosare, però penso che un pugno in faccia possa essere utile. Non scrivere il mio nome, però». Poco più in là, a un gazebo, scoppia un piccolo alterco tra un militante di sinistra e un placido sostenitore M5S.
Appoggiato alla ringhiera del metrò c’è Rodolfo, 66 anni, geometra, insospettato fan di Grillo, «ho visto tutti i suoi comizi in streaming». Prima votava Berlusconi, adesso si sente deluso, «ha avuto 4 anni per realizzare le promesse e non ha combinato nulla».

Ha trascinato in piazza Duomo la moglie, più scettica: «Negli anni mio marito era riuscito a convincere tutti i parenti, anche lontani, a scegliere Berlusconi. Adesso ci telefonano smarriti chiedendo: per chi dobbiamo votare?». Daniela, 61 anni, si è portata lo sgabellino pieghevole da casa: «Una volta votavo per Democrazia Proletaria, però Grillo potrebbe essere il granellino di sabbia giusto per inceppare il meccanismo».

Arriva Dario Fo («È il momento del ribaltone»), ed è l’applauso più convinto, mentre Adriano Celentano, ieri, ha reso nota una sorta di ‘colonna sonora’ che non lascia molti dubbi sull’endorsement al comico: «Votate, c’è un’onda nuova». Tant’è che ieri si era anche vociferato di una presenza del Molleggiato venerdì a Roma, in piazza San Giovanni. Del resto tutto questo non è un comizio, è una festa di piazza, un happening: due eleganti signore impellicciate si fermano cinque minuti e poi se ne vanno, giovani skaters sfrecciano intorno, il furgoncino vende caldarroste a 5 euro il pacchetto, il cingalese cerca di spacciare le sue rose, due ragazzi si baciano, due turiste giapponesi fotografano quella folla inaspettata e chissà mai se qualcuno riuscirà a spiegare loro cosa sta succedendo. Una volta per vedere Grillo si pagavano 50 euro, stasera è gratis.

Piero Degli Antoni