Elena G. Polidori
ROMA
IL GIORNO

dopo è tutta una protesta. Riccardo Nencini, segretario del Psi e alleato della prima ora del Pd, minaccia di far saltare l’alleanza, un terremoto scuote la Sardegna, la Puglia e persino l’Emilia, dove l’esclusione di Roberto Reggi, braccio destro di Renzi, fa discutere. Guai in arrivo, dunque, per Bersani.
Prima di tutto sul fronte del Psi. Che è sul piede di guerra. «Volevamo una rappresentanza equilibrata nei territori — ha spiegato il segretario Nencini — se vengono meno questi presupposti, e non per colpa nostra, ognuno per conto proprio». Nencini aveva stretto un accordo con il Pd che prevedeva una decina di parlamentari eletti. Viceversa, dalla composizione delle liste, i posti riservati alla quota socialista sarebbero soltanto tre. Ma nel Pd Enrico Letta fa il pompiere: «I patti sono stati rispettati, le nostre sono liste aperte e sarà una buona alleanza». E mentre nel Psi devono sostenere anche la protesta dei socialisti calabresi per l’esclusione dalle liste, in Sardegna monta la protesta da dentro la «pancia» isolana del Pd.

IL CONSIGLIERE


regionale Giampaolo Diana, ha annunciato le dimissioni: «Il voto delle primarie non è stato rispettato; da Roma sono stati indicati alcuni nomi e resterebbe fuori chi ha superato le primarie». Stessa musica in Puglia, dove i consiglieri regionali del Pd Fabiano Amati, Ruggiero Mennea e Donato Pentassuglia vogliono impugnare le liste: «Aver paracadutato Losacco e Scalfarotto nella lista pugliese (due ex parlamentari, ndr) in una posizione privilegiata — hanno sostenuto — è il tradimento dello spirito delle primarie».
Monta la contestazione anche in Emilia Romagna, dove l’esclusione dalle liste del braccio destro di Matteo Renzi, Roberto Reggi, è stato valutato come «un errore madornale» dalla base. Anche in questo caso ci sarebbero dei «rientri in lista» da parte di ex parlamentari che non hanno fatto le primarie, ma Enrico Letta ha smorzato le polemiche: «Tutte le scelte sono state fatte di comune accordo e tengono conto del risultato delle primarie;credo che nessuno possa accusare queste scelte di partigianeria è molto importante il rapporto tra Bersani e Renzi che faranno campagna elettorale in tandem».
E il terremoto Pd scuote anche il renziano Salvatore Vassallo, politologo a Bologna che è a un passo dall’addio. Pur avendo detto «no» a una candidatura in posizione sicura nella lista Monti, Vassallo ha annunciato che non parteciperà alla campagna elettorale.