dall’inviato
CERNOBBIO
DELLA LEGGE

di stabilità dice subito di non voler parlare. Perché al Forum della Coldiretti, avverte Mario Monti, è stato invitato per occuparsi di agricoltura. Ma, stimolato dal presidente di Coldiretti Sergio Marini a trasmettere parole di fiducia agli italiani, il premier veste i panni dell’ottimista. E, dopo il vertice europeo, parla di «pochi mesi, spero pochi, che ci mancano all’emergere chiaro di segni di ripresa». L’Italia «ha dimostrato capacità di affrontare provvedimenti restrittivi. Ma dobbiamo sforzarci perché nulla vada sprecato in termini di sfiducia, toccando con mano benefici che non si vedono e malefici che per fortuna sono stati sventati».

DOPO

aver riconosciuto l’eccellenza dell’agricoltura (ricambiato dall’apprezzamento di Marini per aver ridato dignità internazionale al nostro Paese), il presidente del Consiglio rivendica i meriti di un governo di cui non si può dire che abbia fatto pochi provvedimenti, semmai troppi. Mi permetto di dire che spero un giorno si possa dire che, grazie a noi, l’Italia non è stata colonizzata dall’Europa e ha mantenuto una sua pienamente degna sovranità». Del resto, si chiede il premier «quale sarebbe stato l’effetto sulla nostra fiducia e sulla capacità gioiosa di essere italiani, se avessimo avuto l’umiliazione (noi già pronti ad autodenigraci, uno dei nostri difetti) di sentirci inferiori agli altri?». Se Monti preferisce sottolineare il ruolo del nostro Paese in Europa («dove si possono picchiare i pugni sul tavolo ma ci sono tavoli ancora più duri e se si minaccia il potere di veto senza applicarlo si diventa docili tappetini») ci pensa il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, a ribadire la disponibilità del governo a eventuali correzioni alla manovra, mantenendo però invariati i saldi. Del resto, nel giorno in cui la Cgil è scesa in piazza, Pierluigi Bersani (Pd) avverte che l’Italia è al limite e bisogna ascoltare la voce dei lavoratori. Per questo, dall’Iva alla scuola, «alcune cose da correggere» ci sono e il Governo ne deve «prendere atto».
a. pe.