BARI, 3 aprile 2012 - «VOGLIO aggiungere che, quando il risultato era sullo 0-1, ho sfruttato un’occasione che mi si è posta per poter cristallizzare definitivamente l’esito di sconfitta per il Bari e per poter quindi ottenere il pagamento promessomi, realizzando così l’autogol con cui si è concluso l’incontro». Una nota inviata al pm di Bari Ciro Angelillis. Una confessione. Una resa. Un idolo infranto: Andrea Masiello, terzino destro del Bari, oggi all’Atalanta. Un’incredibile autorete per mettere al sicuro la sconfitta della sua squadra nel derby pugliese del 15 maggio 2011 con il Lecce, che si assicura così la permanenza in A. Quanto si può intascare con una combine? Fino a 300mila euro che sarebbero stati versati da un misterioso emissario della squadra salentina per una partita che non rientra nel giro delle scommesse e fa storia a sé.
Sono 93 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare del gip di Bari Giovanni Abbatista, che ha blindato Masiello e i suoi amici baresi Giovanni Carella e Fabio Giacobbe per associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. Viene tratteggiato un intreccio fra giocatori del Bari e non solo «sul mercato» (nell’accezione mercantile del termine, pronti a vendere le partite «anche contemporaneamente su più tavoli»), faccendieri, ristoratori locali, allibratori, scommettitori, ultras, l’ombra della criminalità organizzata. L’inchiesta è partita dalla denuncia dell’agenzia austriaca di brokeraggio Skysport 365 per flussi anomali nelle giocate durante la partita di Coppa Italia fra Bari e Livorno. Cinque le partite interessate dall’ordinanza. Oltre a Bari-Lecce, Bologna-Bari del 22 maggio 2011 finita con la clamorosa vittoria del già retrocesso Bari per 4 reti a zero, Udinese-Bari 3-3 del 9 maggio 2010, Bari-Genoa 3-0 del 2 maggio 2010, Cesena-Bari 1-0 del 17 aprile 2011. E non è finita secondo gli inquirenti ci sono sospetti anche su Palermo-Bari (2-1), di cui si sta occupando anche la procura di Cremona.

ANDREA MASIELLOera il «leader indiscusso e capo carismatico» dell’associazione che alterava partite. Capitano della squadra e beniamino dello stadio San Nicola, «sfrutta le proprie conoscenze nel mondo calcistico professionistico e le proprie informazioni privilegiate per orientare le scommesse del gruppo, per condizionare le prestazioni calcistiche dei suoi compagni di squadra al cui indirizzo veicola le proposte illecite mirate ad addomesticare il risultato dei singoli incontri di calcio promettendo lauti compensi in denaro». Il modus operandi era collaudato, al punto che si può parlare di un «protocollo Masiello»: il calciatore avversario da avvicinare doveva essere un difensore (come per Udinese-Bari e Bari-Bologna), ma le partite migliori erano quelle di fine campionato quando l’interesse dei tifosi, l’impegno dei calciatori ed anche la pressione mediatica erano ormai allentati. Per la partita Cesena-Bari interviene pesantemente la tifoseria ultras. Lo racconta l’ex portiere biancorosso Jean Francois Gillet (oggi al Bologna), ascoltato come testimone il 7 febbraio. Riconosce in fotografia tre capi tifosi: Raffaele Lo Iacono detto «Lello», Roberto Sblendorio, Alberto Savarese detto «il Parigino». Alla vigilia viene intimato alla squadra, già retrocessa, di perdere. Ma la risposta è un netto rifiuto. Anche se poi il Bari perde comunque le partite.

SCONSOLATA, amarissima, assolutamente inquietante una considerazione: l’associazione per delinquere ha dimostrato «ampiamente di essere in grado di operare in maniera indisturbata sull’intero territorio nazionale, per falsare l’esito di incontri di calcio di serie A e, quindi, l’esito dello stesso campionato italiano di calcio».

 

di Gabriele Moroni