OLIVIA POSANI
ROMA
AVVOLTI

nel giallo, nel viola, nel tricolore: tutti precari, tutti arrabbiati e pieni di paura per il loro futuro. Hanno manifestato ieri una cinquantina di piazze d’Italia per rivendicare i «diritti negati», per raccontare che il mondo del lavoro li «relega ai margini del sistema produttivo». Si sono mossi a staffetta dalla mattina (a Napoli e Palermo) fino a sera (Roma, Milano, Firenze, Torino) dietro lo stesso striscione: «Il nostro tempo è adesso. La vita non aspetta». C’erano le facce dei ragazzi, di giovani, di padri e madri senza lavoro, ma anche di genitori scesi in piazza per manifestare per i propri figli, come ha fatto notare Gianfranco Mascia del Popolo viola.
«Per la prima volta tante reti si sono unite per dare voce a una denuncia», ha spiegato Ilaria Lani di «Non più disposti a tutto». E c’erano i ricercatori («Ogni anno contratti a termine e alla fine il licenziamento»), gli studenti («Noi il futuro voi la barzelletta»), i lavoratori atipici della pubblica amministrazione vincitori di concorso («Quando verremo assunti saremo già vecchi»), stagisti, scienziati dell’Inaf («Sempre sottopagati, non costringeteci alla fuga»), i professori precari della scuola e quelli che sono riusciti ad arrivare solo alla licenza media, il popolo delle partite Iva, i free lance, gli interinali. Un mondo variegato fotografato in contemporanea dalla Cgia di Mestre, che in uno studio parla di quasi 4 milioni di precari aumentati del 4% dal 2008. Il 56% è occupato nelle regioni del Centro-Sud, ma in Emilia Romagna, dall’inizio della crisi sono cresciuti del 20,3% e in Trentino Alto Adige del 20,7%. Chi ha meno di 35 anni si deve accontentare di 1.068 euro al mese. Unici incidenti a Padova. Tanto che Pd e Cgil si sono dissociate. Alla folla multicolore di Roma si sono affiancate personalità dello spettacolo, esponenti di Pd, Sel, Idv. Il segretario della Cgil, Susanna Camusso, ha prima tenuto lo striscione coi ragazzi, poi è salita sul palco: «Il tema della precarietà — ha detto — è il tema del futuro del Paese. Non si può pensare che ci sia un futuro se intere generazioni pensano che questo Paese non li vuole e non gli dà prospettive». «Nessun edificio si costruisce sulla sabbia, nessuna vita si costruisce nella precarietà», ha affermato il segretario generale della Cisl scuola, Francesco Scrima. Nichi Vendola (Sel) ha chiesto un «piano straordinario del lavoro». L’Italia, ha sottolineato il sindaco di Firenze, Renzi, «è il Paese della gerontocrazia».
«E’ ORA di dire basta al caporalato», ha urlato Di Pietro. Il ministro della Gioventù Meloni, ha detto che i giovani fanno bene ad andare in piazza, ma non per difendere «i privilegi» dei padri. «Sia i padri che i figli sono nei guai» ha replicato il segretario Pd, Bersani. Il ministro del Lavoro, Sacconi ha invece smontato la protesta: «Non sono i precari, sono alcune associazioni. Anzi, la Cgil è l’unica associazione che appoggia le manifestazioni».