di NINO FEMIANI
NAPOLI, 21 settembre 2010 - QUATTRO colpi. Assordanti. Poi una sgommata con la moto per dileguarsi lungo una rampa che porta all’autostrada o al vicino quartiere di San Giovanni a Teduccio. Così sono spariti i due killer di Teresa Buonocore, 51 anni, incensurata e madre di 4 figli, freddata in auto come un boss, all’ingresso del porto di Napoli. Il movente è ancora impreciso anche se si fa strada un’ipotesi agghiacciante (ma tutta da dimostrare): la donna potrebbe essere stata crivellata di colpi perché avrebbe denunciato e fatto condannare a 15 anni lo stupratore della figlia di otto anni. Sarebbe infatti da cercare in una storia di due anni fa la causa che ha armato la mano dei sicari.

 Allora, era il 2008, un vicino di casa di Teresa, un geometra di nome Enrico Perillo, oggi 53enne, adescò la figlioletta della Buonocore e una sua coetanea, amiche delle sue due figlie gemelle. Profittando dell’assenza della moglie, l’uomo – che in passato aveva ucciso un amico per gelosia – aveva abusato delle bimbe. La testimonianza di Teresa inchiodò il geometra, condannato in primo grado a 15 anni di reclusione.

LA VENDETTA e il rancore per quella testimonianza potrebbero aver portato all’ingaggio di due sicari? La ferocia dell’uomo – attualmente in carcere a Modena – potrebbe aver suggerito a due killer di regolare per sempre i conti con la mamma-testimone? Domande che al momento non trovano una risposta certa. E’ però la pista prevalente dlla polizia che, scavando nel passato della donna, residente a Portici, non hanno trovato alcuna macchia. La Buonocore, in passato, aveva lavorato nello studio di un noto avvocato. Poi, alla sua morte, era passata a lavorare in un’agenzia di viaggi. Un lavoro senza troppi problemi, con una vita personale molto intensa. La donna si era sposata due volte: la prima con un italiano, la seconda con un dominicano. Da entrambi aveva avuto due figli (i primi due sono grandi), ma poi aveva divorziato. Viveva in una casa a Portici insieme a Giovanna, la mamma ultrasettantenne e invalida, e ai due figli più piccoli.

FIN dal primo mattino (l’omicidio è avvenuto qualche minuti prima delle 9,30) si sono avvicendati altri racconti che descrivevano Teresa come collegata, attraverso un parente, al clan Vollaro di Portici. Una notizia poi smentita, dopo poche ore, dalla questura: la Buonocore non aveva alcuna parentela criminale da lasciar pensare a una vendetta trasversale, niente che la legasse al boss detto «il califfo». L’assassinio della donna si è però svolto secondo modalità tipicamente camorriste (la pistola utilizzata è calibro 9x21) e questo ha richiamato sul posto i magistrati della Direzione distrettuale antimafia. I due sicari hanno sparato, quasi a bruciapelo, mentre la donna era in auto, al Ponte dei Francesi: 4 colpi, esplosi in mezzo al traffico.

LA DONNA si è accasciata sul volante e la vettura che guidava, una Atos grigia, è scivolata lentamente sul marciapiede di sinistra. Grande il panico tra gli altri automobilisti. I sicari hanno approfittato del trambusto per dileguarsi lungo una delle strade di fuga, nonostante nei pressi si trovassero i varchi di accesso al porto controllati dalla Finanza.