Zingaretti da Barbara D'Urso, la vendetta: "Nel Pd politici snob"

L'ex leader dem torna dalla D’Urso e attacca: "Qualcuno preferisce i salotti, io vado nelle trasmissioni popolari vicine alla gente"

Nicola Zingaretti ospite da Barbara D'Urso

Nicola Zingaretti ospite da Barbara D'Urso

Nicola Zingaretti e Barbara D’Urso: la nuova coppia di fatto della politica italiana sorride su Canale 5. A Live - Non è la D’Urso, prima serata pop dell’ammiraglia televisiva Mediaset, il segretario dimissionario del Pd divide l’inquadratura con l’apprezzatissima e ritwittata conduttrice pubblicamente elogiata per portare "la politica vicino alle persone" (tra i commenti allucinati dei militanti dem) raccontando il perché del suo clamoroso passo indietro. Barbara, all’anagrafe Maria Carmela – e quindi Carmelita, come affettuosamente ricordata da Zingaretti con hashtag d’ordinanza – accoglie luminosa il gradito ospite, omaggiandolo di ripetute premure, già "orgogliosa di fare in modo che i politici parlino il linguaggio della gente e che possano rivolgersi a una platea così vasta e familiare come quella della prima serata di Canale 5".

"Il mio Bobo non è snob. E ce l’ha con Zingaretti"

Un’intesa perfetta. Microfonato a dovere, il compagno Zinga parla alle casalinghe in divano perché le chat degli ex renziani intendano: non farà il sindaco di Roma, è orgoglioso di essere presidente del Lazio primatista in vaccini agli over 80 e in conservazione della zona gialla, rimpiange l’esperienza del governo Conte, detesta i furbi, difende il suo ’maestro’ Goffredo Bettini, lavora per una politica che sia vicina alla gente. "Sono contro il populismo – proclama –. Qualcuno preferisce i salotti, ma antipolitica e populismo si combattono con la politica popolare, non con la puzza sotto il naso".

Descrive le sue dimissioni "come un atto d’amore", una forma "di passione portata alle estreme conseguenze", "una scossa" inevitabile per richiamare il partito alle sue responsabilità "parlando" agli italiani, "dando speranza", "creando lavoro". "Dimissioni irrevocabili?", insinua la padrona di casa. "Deciderà la comunità del partito", perché al Pd "serve un grande gruppo dirigente", risponde Zinga (tra le righe): "Io non scompaio, domani rinnovo al tessera", e a qualcuno pare già uno spiraglio.

Vasti pezzi del partito insistono perché il segretario resti, specie in assenza di alternative. Enrico Letta si sfila da scenari di traghettamento: "Ho un’altra vita e un altro mestiere. Penso che l’assemblea tutta debba chiedere a Zingaretti, che ha la mia stima e amicizia, di riprendere la leadership". Appelli in tal senso arrivano dal sindaco di Bologna Virginio Merola e dal capogruppo alla Camera Graziano Delrio, che zingarettiano non è ma suggerisce ascolto.

Il contrario del clima di contrapposizione che si respira nella pagina Fb "Pd Community", aperto a post parlamentari e dirigenti locali, dove il veleno scorre a fiumi, anche con insulti sessisti o con l’esortazione a "cacciare" dal Pd gli esponenti di Base riformista (gli ex renziani) che ora si sentono additati come nemici, specie dopo la sortita delle Sardine. Un clima infuocato, a sei giorni dall’assemblea. Infuocato al punto che il capogruppo al Senato Andrea Marcucci o i parlamentari Roberto Morassut e Pina Picierno contestano alla presidente Valentina Cuppi l’eccessiva ospitalità e visibilità concessa ai ’guastatori’ (di parte) Mattia Santori e Jasmine Cristallo.