"Il mio Bobo non è snob. E ce l’ha con Zingaretti"

Sergio Staino: "Sbagliato contrapporre la gente comune agli intellettuali, così si alimenta solo il populismo. Il segretario distrugge tutto"

Sergio Staino, classe 1940, vignettista, racconta il militante del Pci Bobo (Ansa)

Sergio Staino, classe 1940, vignettista, racconta il militante del Pci Bobo (Ansa)

Sergio Staino, l’ex segretario Pd Nicola Zingaretti dice che nel partito ci sono troppi snob. Il suo Bobo è snob?

"Bobo è uno del popolo, uno di sinistra, perché se sei di sinistra sei uno del popolo. Uno che va alla casa del popolo, che crede nei valori della sinistra. Certo, se deve andare nei salotti Bobo ci va, ma non si dimentica da dove viene e non ha la puzza sotto il naso".

Ha fatto bene Zingaretti ad andare dalla D’Urso?

"Avrebbe fatto meglio a fare un’apparizione dentro il commissario Montalbano, almeno un po’ d’intelligenza lì c’era".

Tanto per restare in famiglia Zingaretti...

"Ha fatto male a dargli quell’importanza, quell’enfasi, come se lì dalla D’Urso si facesse la politica e altrove no. In realtà in programmi come quelli non si fa politica, altrimenti non si spiegherebbe il successo che hanno. Nelle frasi di Zingaretti ho trovato un pericoloso germe di populismo".

Non crede di essere un po’ snob?

"Ascolto spesso Carofiglio, Cacciari e altri di quel genere. Fanno discorsi intelligentissimi. Zingaretti ha sbagliato a contrapporre loro al popolo. Quella è gente che va ascoltata, il ruolo delle avanguardie nella sinistra è sempre stato importante. La Costituzione per conto delle sinistra non l’hanno scritta gli operai, ma gente che ha interpretato in maniera profonda le esigenze della classi popolari".

Ma non tutti li capiscono.

"E quello è proprio il ruolo dei dirigenti politici, portare quei discorsi nelle case del popolo, farne partecipi tutti. Assumere quel ruolo pedagogico che la sinistra è sempre stato basilare. Il signor Zingaretti questo avrebbe dovuto fare. Invece sta diventando un danneggiatore del partito, un distruttore".

Quindi la frase di Zingaretti sulla tv e sulla D’Urso non le è piaciuta.

"L’ho trovata preoccupante, mi ha intristito. Andare a rincorrere quei programmi, quel pubblico, ha evidenziato l’evoluzione negativa verso il populismo che la sinistra mette in atto da un po’. Stiamo inseguendo non le masse, ma l’emozione delle masse. Ma è una cosa che viene da lontano, mi ricordo quando ci fu il famoso dibattito in tv tra Occhetto e Berlusconi".

Non le piacque?

"Si disse che Occhetto ne aveva buscate perché era vestito di marrone e non bucava il video. Io ripensai a Berlinguer e a come non bucava il video. E’ da quel momento che abbiamo rinunciato a educare le masse, a piegarci a questa logica dell’apparire. Zingaretti si è solamente adeguato".

Ma non sarà colpa solo delle tv berlusconiane e della politica fatta in tv?

"No, certo, c’è stato un certo inquinamento rampantistico all’interno dei partiti della sinistra. Una progressiva dimenticanza dell’operatività politica quotidiana di questo lavoro sul terrirorio, della costruzione di un ideale futuro condiviso dalla maggioranza della classi popolari".

E Zinga non ha saputo resistere.

"C’è una deriva populista a cui non riusciamo a sottrarci. Salviamo Barabba e condanniamo Gesù. Pensi al referendum sul taglio dei parlamentari. Perché andar dietro ai grillini sul loro terreno? Sostenendolo abbiamo confermato nelle persone che la politica è una cosa inutile e quindi sporca".

Qual è il popolo della sinistra oggi?

"Le masse oggi le trovi ancora in larga parte tra i vecchi e gli anziani. Hanno un legame un po’ romantico con i valori della sinistra, resistono. Quelli garantiti dalla pensione e da chi non ha una situazione di estrema povertà e non sono incattiviti dalla crisi. Quelli cercano a destra delle risposte".

Non è una bella prospettiva per la sinistra riscuotere consensi solo da garantiti...

"E’ terribile".

Che farà adesso il Pd?

"Il Pd è dilaniato da sette correnti interne. Così mi dicono. Io arrivo a contarne al massimo due o tre".

Troppe.

"Io dico: facciamo l’ottava. Una corrente che guardi come prima cosa alla qualità dei dirigenti. Di giovani in gamba ne vedo diversi, da Cuperlo a Provenzano a tanti altri, uomini e donne. Gente onesta, buona solidale, che faccia politica non per arricchirsi e non per il potere".

Dovrebbe essere scontato.

"Dovrebbe".