Primarie, ribaltone Elly Schlein: il Pd è più a sinistra. "Sarò un problema per Meloni"

La deputata di origine svizzera inverte i dati usciti dalle elezioni nei circoli e batte il favorito Bonaccini "I dem devono restare uniti. Le nostre battaglie: lavoro, precarietà, immigrazione, emergenza clima"

Terremoto al Nazareno. Anzi: doppio terremoto. Non solo viene ribaltato il voto degli iscritti per la prima volta nella storia delle Primarie, ma gli elettori ai gazebo incoronano una candidata che la tessera del Pd l’ha presa solo all’ultimo momento. Sì, perché sbaragliando i pronostici, Elly Schlein ha vinto la corsa alla segreteria democratica con il 53,8% dei consensi, secondo i dati parziali diffusi dal partito, quando era stato scrutinato l’80% dei voti, ma già perentori. Il primo a riconoscere il successo, infatti, è il rivale, Stefano Bonaccini, che si è fermato al 46,2% dei consensi: "Ora tocca a lei". E lei ride felice, ringraziando attivisti e fan: "Ce l’abbiamo fatta. Insieme abbiamo fatto una piccola grande rivoluzione. Anche questa volta non ci hanno visti arrivare".

Elly Schlein (Ansa)
Elly Schlein (Ansa)

Un altro tetto di cristallo viene frantumato: è la prima donna al vertice del Pd, oltre ad essere la leader più giovane. Con questo risultato, l’Italia diventa il primo Paese ad avere una donna che guida il governo ed una che guida il principale partito dell’opposizione. "Saremo un bel problema per Giorgia Meloni, a difesa di quell’Italia che fa più fatica", garantisce la neo-segretaria. Una svolta frutto anche di una buona risposta ai gazebo: l’asticella del milione di elettori è stata toccata. Nulla a che vedere con le vette raggiunte nel 2007 (3,5 milioni partecipanti) e nemmeno con quel milione e seicentomila simpatizzanti registrato all’epoca di Zingaretti. Ma si tratta di un risultato comunque insperato alla vigilia, quando a farla da padrona dopo l’astensionismo registrato alle regionali era palpabile il timore di un flop. Insomma, se anche i numeri fossero un po’ gonfiati (come appare probabile), l’emorragia è stata fermata. Ed è la speranza di un risveglio e di una svolta. "Il popolo democratico è vivo, c’è, ed è pronto a rialzarsi con una linea chiara", scandisce lei poco prima di mezzanotte, quando tutto è compiuto. E il clima positivo che si respirava nel suo comitato, organizzato nella periferia romana, fin dall’inizio della giornata da sentiment diventa realtà. "È un mandato chiaro a cambiare davvero, non tradiremo la fiducia del popolo democratico", ripete Schlein . In effetti, il segnale politico che arriva dai gazebo è chiarissimo. La base del Pd vuole un rinnovamento, crede al partito-movimento di Elly Schlein ma anche a un partito decisamente spostato a sinistra, come sottolinea lei. "Le priorità sono contrasto alle diseguaglianze, lavoro e cliima".

Perde, al contrario, il partito apparato, sia pure declinato come partito degli amministratori, quale era il Pd nella visione di Stefano Bonaccini. Ma se la richiesta degli elettori è chiara i punti interrogativi che si affolleranno se Elly si siederà sulla poltrona lasciata libera da Enrico Letta (oggi il passaggio di consegne) sono numerosi. Prima di tutto, la contraddizione tra una candidata fortemente innovativa che arriva alla vittoria perché sostenuta dai più vetusti tra i capi bastone. Sta di fatto che dietro alla rottura targata Schlein si annidano molti che invece puntano sul più classico gattopardismo all’italiana: cambiare tutto per non cambiare niente.

La contraddizione è palese, quale sarà la soluzione incertissimo. Poi, e forse soprattutto, resta da vedere se la candidata che a sorpresa sembra essersi iscritta direttamente alla segreteria del Pd sarà in grado di tenere unito il partito. Da questo punto di vista la gestione del congresso non aiuta. È stata tutta concentrata sulla struttura del partito: apparato amministrativo contro innovazione movimentista, e ha lasciato nel vago le scelte politiche. Su quella fondamentale, ovvero le future alleanze, poi nessuno dei due si era sbilanciato anche di un solo millimetro. Dice ora Schlein ringraziando non solo Bonaccini, ma anche Cuperlo e De Micheli, i candidati superati nella prima parte della gara: "Da domani al lavoro tutti insieme per il bene del Paese: non basto io per cambiare, facciamolo insieme". Ma in una situazione del genere, almeno secondo, molti sarà difficilissimo tenere insieme il partito perché primo o poi la scelta che è stata rinviata in questa lunghissima fase congressuale, la segretaria dovrà comunque farla. E a quel punto le lacerazioni latenti e le spinte centrifughe verranno fuori tutte insieme.