Riforma del Csm, cosa prevede: il nodo 'porte girevoli'

Le norme al Consiglio dei ministri, in parlamento la prossima settimana. In ballo c’è anche il sistema di elezione

La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, 58 anni, già presidente della Consulta (Ansa)

La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, 58 anni, già presidente della Consulta (Ansa)

Roma, 11 febbraio 2022 - Il consiglio dei ministri apre oggi i battenti di buon mattino: alle nove e mezza. Ieri all’imbrunire i responsabili giustizia dei vari partiti non avevano ancora ricevuto un testo, e ciò ha scatenato una notevole fibrillazione nella maggioranza. "Se pensano di notificarci le loro scelte, facciano pure. Il nostro voto non è scontato", riassumeva umori abbastanza diffusi Enrico Costa (Azione). Si parla naturalmente della riforma del Csm, non più rinviabile dopo la bacchettata del capo dello Stato nel messaggio alle Camere il giorno del giuramento. Nella commissione Giustizia di Montecitorio, il voto sugli emendamenti comincia mercoledì: tecnicamente il governo avrebbe ancora qualche giorno di tempo, politicamente no.

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È voce diffusa che la latitanza del testo sia intenzionale: sarebbe lo stesso Draghi a voler affrontare il dibattito senza clamore mediatico precedente. Ragion per cui, le modifiche della ministra Cartabia alla riforma Bonafede, che giace alla Camera dal 2020, sono finite sul tavolo del preconsiglio a notte. Ieri alle forze di maggioranza sono state date ampie rassicurazioni su uno dei nodi più complicati da sciogliere: quello dello stop alle "porte girevoli", ovvero il divieto per un magistrato di scendere in politica e poi rimettersi la toga. A meno di ripensamenti, si ritorna alla formulazione integrale della Bonafede. La tagliola varrà non solo per chi viene eletto, pure per chi ha incarichi di governo: non potrà tornare alle sue funzioni, potrà essere destinato nei ministeri. Mentre le toghe ‘prestate’ alla politica nei dicasteri – per esempio nel ruolo di capo gabinetto, potrebbe rientrare ma con dei ‘paletti’. Nella speranza di sanare la frattura nella maggioranza.

Grande scontento dentro M5s e Lega aveva suscitato la scoperta che il blocco previsto dalla guardasigilli avrebbe riguardato solo i magistrati che si candidano e, ancor più quelli che vengono eletti, non quelli che sono "prestati alla politica", in quanto tecnici, anche se poi diventano ministri o sottosegretari. A sentire le ricostruzioni, sarebbe stato lo stesso Draghi a decidere. Il motivo? Lo avrebbe spiegato così la Cartabia agli interlocutori: "Stiamo nei confini della Costituzione: all’articolo 51 prevede che chi ha cariche elettive ha diritto a conservare il posto di lavoro. Non vorrei approvare una riforma che poi viene smontata al primo ricorso". Per i maligni la scelta era stata fatta per "salvare" il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli. Che ha sì un lungo curriculum di esperienze nei ministeri, ma è anche un prestigioso giudice amministrativo. Sospetto rinviato immediatamente al mittente da Palazzi chigi: la legge – si sottolinea – non ha effetti retroattivi. 

Oltre alle porte girevoli, in ballo c’è pure il sistema di elezione del Csm: scongiurato il sorteggio, malgrado avesse diversi fan in Parlamento, i 20 membri togati (in precedenza erano 16) saranno scelti con un sistema maggioritario con elementi di proporzionale, per impedire che siano in qualche modo preconfezionati dalle due aree più grandi del Csm. A meno di cambiamenti dell’ultima ora, 14 dovrebbero essere eletti col maggioritario e 6 col proporzionale. Ma c’è di più: il governo modifica anche i meccanismi di valutazione delle performance professionali dei magistrati: non ci saranno più nomine pacchetto (spesso fonte di lottizzazione, secondo gli esperti) , mentre il togato verrà giudicato per il suo lavoro e per il funzionamento del suo ufficio.

Tra le riforme fondamentali per varare il Pnrr, non c’è dubbio che questa sia una delle più importanti. Ed è resa ancor più urgente del caso Palamara. Insomma: non si tratta di riformare il Csm, ma anche di restituire lustro a un’istituzione più che appannata. Se la ministra ci sarà riuscita e se intorno alla sua proposta riuscirà a incontrare l’appoggio o almeno non il dissenso di tutta la maggioranza lo sapremo solo stamane.