Martedì 16 Aprile 2024

Il giorno dei 70 processi. "Sette minuti a udienza"

Per smaltire gli arretrati, a Bologna un magistrato fissa tempi contingentati. Il presidente del Tribunale: "Troppo sovraccarico, sono solo udienze filtro"

Il presidente Francesco Caruso

Il presidente Francesco Caruso

Come organizzare la bellezza di 70 processi in una sola aula e per giunta a ruolo nello stesso giorno? Semplice, dedicare ad ognuno "non più di sette minuti al massimo". Se non è un record, poco ci manca, soprattutto in tempi durissimi per la giustizia alle prese con le solite lungaggini e con un personale ridotto ai minimi termini. Succede a Bologna, dove il giudice della seconda sezione penale del tribunale, Mazzino Barbensi, due giorni fa, tramite mail, ha comunicato quella che sarà l’organizzazione della giornata a Ordine e Consiglio degli avvocati con il chiaro intento di evitare a legali, testi e imputati di "attendere inutilmente per ore" fuori dall’aula.

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L’udienza è quella di lunedì 14, giorno dedicato agli innamorati, dove a ruolo pendono 70 fascicoli, "diversi alle 9 e tanti di più alle 11". Ricettazione, furto, truffa, appropriazione indebita i titoli di reato. Dunque, vista la mole di lavoro, bisogna scaglionare gli orari. Ed ecco la ricetta: "Il numero di processi – scrive Barbensi agli avvocati – costringe a dedicare non più di sette minuti al massimo (sic) a ognuno di essi. In quanto, già dedicandone 10, occorrerebbero 700 minuti complessivi il che equivale a 11 ore circa e ciò non è possibile". Non è finita. Il magistrato rappresenta anche la "necessità di limitare la trattazione dei fascicoli a quelle questioni che consentono di non oltrepassare tale limite di tempo massimo di sette minuti".

Decisione diventata presto motivo di discussione nei corridoi di Palazzo dove c’è chi plaude alla "grande collaborazione" del giudice e chi, invece, taglia corto parlando di "giustizia morta e sepolta". Ci pensa il presidente del tribunale, Francesco Maria Caruso, a fare chiarezza: "Parliamo di udienze filtro, – precisa – dove si ammettono parti e prove. Tutto nella massima rapidità e se le cose si fanno al meglio, si prepara il lavoro anzitempo, sette minuti diventano una media. Siamo in un momento di grande sovraccarico di lavoro, ci portiamo dietro i processi sospesi durante la pandemia. Ma questa – promette Caruso – sarà l’ultima udienza così carica". Dal primo di aprile, infatti, le prime udienze non saranno più spalmate su 12 magistrati togati, bensì su 18, comprensivi di sei giudici onorari, i quali avranno a loro volta le loro udienze filtro. "Inoltre i processi in arrivo – chiude Caruso – saranno meno, grazie a quelli smaltiti".

E se il diretto interessato, il giudice Barbensi, ieri non ha voluto rilasciare dichiarazioni, tocca alla presidente dell’Ordine degli avvocati, Elisabetta D’Errico, dire la sua: "Quella lettera dimostra grande spirito di collaborazione del giudice che ci comunica l’organizzazione dell’udienza per evitare perdite di tempo inutili. E si legge, con quel suo ’sic’, anche il grande imbarazzo. Certo, il tempo massimo di sette minuti allarma parecchio".

Spulciando ogni giorno tra i ruoli d’udienza, non è la prima volta che in una sola aula passano decine e decine di processi. Ieri, ad esempio, davanti al giudice Lisa Guarnieri i fascicoli erano 56. "Bisogna capire – dice Roberto D’Errico, presidente della Camera penale bolognese – se le parole di Barbensi siano una provocazione o una precisa scelta organizzativa". Poi l’affondo: "Il fatto di imporci un tempo, addirittura massimo, lo rigettiamo. Non va bene e non ci piace nella maniera più assoluta".