Pensioni, quota 100 cento solo per tre anni. Tutte le novità

Dalle finestre trimestrali al preavviso, dall'opzione donna all'Ape social, dall'adeguamento all'inflazione ai lavoratori precoci: il dossier pensioni

Pensioni, foto generica (ImagoEconomica)

Pensioni, foto generica (ImagoEconomica)

Roma, 30 novembre 2018 - Quota 100, la fatidica soglia per andare in pensione in anticipo, sarà prevista per tre anni, dal 2019 al 2021. Dopo si vedrà se confermarla o modificarla. È questa una delle carte riservate che il governo si giocherà con la Commissione europea per contrastare la procedura di infrazione contro il nostro Paese. E non è da escludere che, in parallelo, lo stesso criterio possa riguardare anche il reddito di cittadinanza. 

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Ma approfondiamo il 'dossier' sulle pensioni.

PRIVATI / Le prime uscite ad aprile Poi finestre trimestrali

Secondo la riforma della Fornero sarà possibile dal 2019 andare in pensione anticipata avendo almeno 62 anni di età e 38 di contributi. I lavoratori privati che matureranno i requisiti entro dicembre 2018 potranno uscire dal 1° aprile 2019, gli altri nei mesi successivi, «trascorsi tre mesi dalla data della domanda di pensione, una volta maturati i requisiti»: dunque con una sorta di finestra mobile trimestrale. In pratica, quando si raggiungeranno i requisiti di età e di contributi che danno luogo a quota 100 si potrà fare la domanda di pensionamento e tre mesi dopo si potrà lasciare il lavoro. Il requisito di quota 100, comunque sia, dovrà essere raggiunto come somma di contributi e età a partire da 38 anni di attività e 62 di età. 

STATALI / Il preavviso si allunga. L’addio solo a settembre

Sarà possibile dal 2019 andare in pensione anticipata avendo almeno 62 anni di età e 38 di contributi. I lavoratori pubblici che matureranno i requisiti entro dicembre 2018 potranno uscire, però, non prima del 1° settembre 2019. Per l’anno prossimo e per il 2020, infatti, i dipendenti pubblici dovranno dare un preavviso di sei mesi, ai quali si aggiungeranno i tre mesi dalla domanda di pensione della finestra cosiddetta mobile. Se matureranno i requisiti da gennaio 2019 potranno ricevere la pensione nove mesi dopo la data di preavviso e di richiesta della pensione stessa. Per il 2021 non ci sarà più il preavviso di sei mesi e ci si adeguerà al settore privato. Per il personale della scuola la finestra è annuale e scatterà dal primo settembre. 

APE SOCIAL / Precoci e lavori usuranti. Tutti i criteri per lasciare

Prorogata di un altro anno anche l’Ape social che serve per il pensionamento anticipato di disoccupati e di altre categorie di lavori in condizione di disagio a partire dai 63 anni. Dal 2017 è possibile ottenere una sorta di pre-pensione assistenziale a partire dai 63 anni e 7 mesi per chi si trova in condizioni di disagio (disoccupati, invalidi, con familiari disabili) o che svolgono attività considerate gravose (15 categorie).    I lavoratori che si trovano nelle condizioni per ottenere l’Ape social o che sono impiegati in lavori usuranti possono agganciare la pensione anticipata con 41 anni di contributi se hanno lavorato per almeno 12 mesi durante la minore età: è la cosiddetta uscita anticipata per i precoci.

DONNE / Prorogata l’opzione rosa. Ma il taglio arriva al 25%

Possono utilizzare l’opzione donna (uscita anticipata ma pensione ricalcolata con il metodo contributivo) le donne dipendenti con almeno 58 anni e quelle autonome con almeno 59 purché abbiano almeno 35 anni di contributi. Si applica una finestra mobile di 12 mesi per le dipendenti e di 18 mesi per le autonome. Non si applica l’adeguamento legato alla speranza di vita.    Per le dipendenti sarà possibile lasciare il lavoro con 59 anni e per le autonome con 61 anni e sei mesi. Per tutte il ricalcolo dell’assegno comporterà una penalizzazione tra il 20 e il 25%. La proroga è per un solo anno ma le lavoratrici che raggiungeranno i requisiti indicati nel 2019 potranno andare via anche negli anni successivi.

INFLAZIONE / Rivalutazione sotto tiro. Solo fino a 1.505 euro

Dal 2019 si doveva tornare a una forma più vantaggiosa di adeguamento delle pensioni all’inflazione. Il recupero sarebbe stato pieno per la quota di pensione entro le tre volte il minimo per tutti, anche per chi oggi sta sopra quella soglia, con un beneficio per gli assegni più elevati.   Il Governo manterrà lo schema attuale, con ulteriori penalizzazioni, anzi, per le fasce di assegni più elevati. L’adeguamento all’inflazione è pieno solo per gli assegni fino a 3 volte il cosiddetto trattamento minimo Inps (in sostanza, fino a 1.505 euro mensili). Sopra, l’adeguamento sarà decrescente, con tagli (nel senso di mancati adeguamenti) che potranno essere prossimi a zero per gli assegni d’oro.