Pensioni d'oro, pronto il giro di vite oltre i 4mila euro

Ma la Lega è contraria Taglio ai vitalizi, via libera della Camera. M5s festeggia con palloncini e champagne

Tito Boeri, presidente dell'Inps (ImagoE)

Tito Boeri, presidente dell'Inps (ImagoE)

Roma, 13 luglio 2018 - La proposta per tagliare le pensioni d’oro è pronta e sarà presentata entro pochi giorni. Incassata l’abolizione dei vitalizi, almeno alla Camera e comunque in attesa delle possibili pronunce della magistratura, il super-ministro Luigi Di Maio passa all’attacco per il ricalcolo degli assegni pensionistici sopra i 4mila euro netti mensili: nel mirino oltre 100mila pensionati, per un incasso stimato da oltre un miliardo di euro. Il capo dei 5 Stelle spinge deciso in questa direzione: «Ora tagliamo le pensioni d’oro agli ex manager di Stato, gente privilegiata che non ha versato i contributi per una pensione anche da 30-40 mila euro, a tutti quei parassiti sociali che hanno campato sulla spalle di tanta gente».

E così, mentre i magistrati della Corte dei Conti mettono sull’avviso il governo sui rischi di correzioni alla riforma Fornero («Non ci sono i margini») con quota 41 e quota 100, i tecnici di Di Maio, in realtà, sono impegnati sul dossier pensioni elevate. A tradurre in numeri e norme l’indicazione politica è un gruppo di lavoro del quale fanno parte il giuslavorista Pasquale Tridico (consulente numero uno del capo grillino) e il presidente dell’Inps, Tito Boeri, da sempre schierato per l’intervento sulle pensioni più alte calcolate con il retributivo.

In pratica, si dovrebbero ricalcolare con il metodo contributivo (che mette in relazione l’importo dell’assegno con i contributi versati) tutte le prestazioni di importo elevato liquidate nei decenni passati e far scattare un contributo sulla parte squilibrata. Le prime proposte del numero uno dell’Inps risalgono al 2014, ma l’affinamento è contenuto nello studio Inps «Non per cassa, ma per equità».

La prima versione dell’analoga operazione d’ispirazione grillina partiva da un intervento su prestazioni da 5mila euro netti mensili (circa 8.500 lordi). Il numero di pensionati sopra quella soglia è di circa 30mila persone. Lo squilibrio prestazione/contributi si aggirerebbe intorno al 5-6%. Il taglio ammonterebbe a circa il 5% dell’intera pensione: su una pensione di 5.837 netti, la quota tagliata sarebbe di 284 euro netti mensili. In totale l’incasso sarebbe di circa 115 milioni di euro.

Per arrivare a un risparmio da un miliardo, obiettivo indicato dell’intervento, ci vuole ben altro. «Solo estendendo l’intervento dai 4mila euro netti in su di reddito pensionistico, il gettito potrebbe arrivare intorno al miliardo», conferma Stefano Patriarca, economista ex consulente del governo. Ma l’intervento dovrà fare i conti non solo con l’opposizione di Pd e Forza Italia ma anche della Lega.

«È una strada rischiosa – avvisa il professor Alberto Brambilla, l’uomo della previdenza del Carroccio –. Non si possono cambiare le regole fissate dalla legge per i pensionamenti di venti o trenta anni fa con effetto retroattivo: meglio la soluzione del contributo di solidarietà sugli assegni più elevati».