Migranti, asse Austria-Germania-Italia. Salvini: "Il mio problema è oggi, non tra mesi"

Obiettivo: fermare gli sbarchi. Grande soddisfazione del ministro degli Interni Salvini dopo il trilaterale con gli omologhi Seehofer e Kickl: "L'Europa cambi marcia". Conte dopo il vertice Nato: conferenza sulla Libia a Roma

Horst Seehofer, Herbert Kickl e Matteo Salvini (Ansa)

Horst Seehofer, Herbert Kickl e Matteo Salvini (Ansa)

Innsbruck, 12 luglio 2018 - In Europa c'è un "asse di volenterosi" guidato da Austria, Germania e Italia per frenare le partenze dei migranti e gli sbarchi in Europa, in modo da far giungere sul Continente solo coloro che effettivamente fuggono da guerre. E' il patto tra il ministro dell'Interno Matteo Salvini e i colleghi Horst Seehofer (Germania) e Herbert Kickl (Austria), stretto al termine dell'incontro trilaterale.

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SALVINI - "L'obiettivo è di far cambiare marcia all'Europa - spiega il vicepremier leghista -  L'obiettivo è proteggere le frontiere esterne, evitare e limitare le partenze. Penso che finalmente si sia cominciato a lavorare seriamente. Se si riducono partenze e arrivi, saranno minori i problemi. Contiamo che l'Italia sia sostenuta nell'opera di riaccompagnamento di migliaia di clandestini nei loro luoghi di partenza". 

Salvini sembra entusiasta: "Esprimo grande soddisfazione perché le nostre proposte potranno diventare proposte europee: limitare le partenze, riduzione dei morti, dei costi di un'immigrazione che non siamo più in grado di contenere. Chiederemo sostegno alle autorità libiche, chiederemo alle missioni internazionali di non usare l'Italia come unico punto d'arrivo". E dunque: "Se il modello italiano diventerà europeo è motivo di orgoglio".

Quanto alle riammissioni - ovvero i cosiddetti movimenti secondari di migranti registrati in Italia e poi trasferitisi in altri Paesi come Germania e Francia che vorrebbero 'restituirli' - il leader leghista spiega: "Se si riducono gli arrivi in Europa non ci sarà alcun problema alle frontiere interne dell'Unione e si potrà continuare a lavorare serenamente tra popoli come è nostra intenzione fare". D'accordo anche Seehofer: "Se si risolve il grande problema degli arrivi 'primari', il resto sono piccoli problemi".

Poi il ministro dell'Interno insiste: "È giusto ragionare su quello che accadrà tra qualche mese ma in Italia stanno arrivando altri due barconi con centinaia di migranti. Il mio problema è oggi non tra qualche mese". 

Il vicepremier pubblica su Facebook il video della conferenza stampa finale, in cui lui parla per ultimo (dopo il minuto 11): 

SEEHOFER - Dal canto suo il ministro tedesco sottolinea: "Le soluzioni europee devono portarci al successo, dobbiamo essere forti e proteggere i confini europei, ma essere anche umanitari. Dobbiamo creare centri fuori dai confini esterni dell'Europa".

"Sarebbe importante che l'intera Unione europea decidesse qualcosa - continua Seehofer - Noi possiamo avere delle iniziative, ma l'Unione europea deve avere un'opinione comune. Sono ottimista e qui abbiamo l'occasione di procedere in una direzione positiva". "Vogliamo mettere alla prova la Commissione europea. Speriamo che durante questa presidenza" nell'ambito del semestre austriaco "si facciano dei passi avanti notevoli", ha aggiunto il leader della Csu.

CONTE: UN VERTICE SULLA LIBIA A ROMA - Sempre oggi, il premier Giuseppe Conte ha avuto un faccia a faccia a proposito di migranti con Angela Merkel a Bruxelles, dove si trova per il vertice Nato. "Sto mettendo a punto - ha detto nel corso di una conferenza stampa - una lettera diretta Juncker, a Tusk e alle istituzioni europee per incalzare l'Europa sull'attuazione di quei principi innovativi sull'immigrazione emersi dal Consiglio europeo". Conte ha inoltre annunciato che il governo intende organizzare una conferenza sulla Libia in Italia il prossimo autunno, sul modello della conferenza di Parigi. "C'è tanto da fare, il Paese va affiancato" nel suo percorso di stabilizzazione che porti alle elezioni, ha chiarito Conte. Ma ha avvertito che "se arriviamo troppo presto alle elezioni, si rischia di avere il caos totale. Bisogna prima creare le condizioni sociali ed economiche necessarie per reggere l'impatto di un sistema democratico".