Italia 'sorvegliato speciale', governi Ue e autorità restano in allerta

Anche se sui mercati le tensioni si sono stemperate, il brivido della crisi dell'Eurozona potrebbe tornare. La Germania e 'il piano B' per mettere al riparo da un’eventuale ‘crisi italiana finale’ i paesi del Sud Governo, i ministri hanno giurato. Salvini: "Savona per ricontrattare regole Ue"

Di Maio, Salvini e Savona al Quirinale per il giuramento (Ansa)

Di Maio, Salvini e Savona al Quirinale per il giuramento (Ansa)

Bruxelles, 2 giugno 2018 - Siamo di nuovo al ‘piano B’. Che questa volta non è il ‘piano B’ di Paolo Savona, ma sarebbe il ‘piano B’ della Germania per mettere al riparo da un’eventuale ‘crisi italiana finale’ i paesi del Sud come Spagna, Portogallo e Grecia. Che governi e autorità (la Bce) si preparino a tanti possibili ‘peggio’ è scontato e se esiste un piano B, nessuno lo svela se ha un minimo di responsabilità e credibilità. In ogni caso, non siamo in una fase del genere.

Governo, i ministri hanno giurato. Salvini: "Savona per ricontrattare regole Ue"

E il fatto che ieri sui mercati dei titoli sovrani di tutti i paesi del Sud, Italia in primo luogo, le tensioni si siano stemperate, è un buon segno. Tuttavia il brivido della crisi dell’Eurozona c’è stato e non è detto non ritorni. Il fatto che ci sia la Brexit non vuol dire che parlare di Italexit sia un gioco. E di una specie di Grexit parlò nel 2015 l’allora ministro delle finanze tedesche Schaeuble: aveva messo sul tavolo l’idea di un’uscita della Grecia per 5 anni dall’unione monetaria. Fortunatamente venne stroncata. Non reggono molto, comunque, i paragoni con la crisi del debito sovrano. Intanto, oggi non è alle corde un più o meno indistinto ‘fronte del Sud’ Europa, bensì il paese più grande della ‘cintura meridionale”, l’Italia, che questa situazione di incertezza e di pericolo per se stessa e per tutti gli altri, se l’è cucinata da sola.

Niente di confrontabile con gli anni in cui sono crollati come birilli Irlanda (che non è del Sud e aveva a lungo pasteggiato con i titoli spazzatura e la bolla immobiliare), Portogallo, Grecia e Spagna (limitatamente al settore bancario). E poi, oggi la solitudine dell’Italia non solo verso il ‘fronte del Nord’ ma anche nell’area di quelli che un tempo venivano definiti Pigs (la ‘i’ rimanda all’Italia) è evidentissima. Prendiamo la Grecia: il 20 agosto scade il programma di salvataggio che permetterà di far tornare il Tesoro ellenico a finanziarsi sul mercato e di negoziare con i creditori l’allentamento del debito. Tsipras vuole tutto fuorché un’Eurozona instabile, il ritorno di dubbi e sospetti sull’esistenza dell’unione monetaria così come è oggi.

La Spagna si trova sul crinale di una crisi politica che investe personalmente il premier Rajoy e dovrebbe andare presto alle elezioni, però l’economia cresce (al 2,9% quest’anno dopo il 3,1% l’anno scorso). Le banche non preoccupano. Quanto al Portogallo guidato dal socialista Antonio Costa viene considerato il vero miracolo di questi tempi europei: Costa ha garantito un equilibrio intelligente tra programmi della Troika e misure sociali rispettando i vincoli di bilancio. Nessuno nella zona euro vuole essere tenuto in ostaggio dalla politica italiana. Vale per i tre Paesi del Sud come per la Germania o la Francia. O per l’Est. A Madrid, Lisbona e Atene sanno che gli choc si trasmettono ai più vulnerabili e i primi in lista sarebbero loro. Nessuno vuole correre rischi. Si sa che l’Italia è troppo grande per essere salvata, nello stesso tempo si sa che se andasse alla deriva il colpo sarebbe durissimo per tutti. Ma questo non deve ingenerare in Italia la falsa illusione che alla fine ci sarà sempre un ‘Pantalone europeo’ a sistemare le cose.