Ucraina, base Pd fredda sulla linea atlantista. "Caro Enrico, stai sbagliando"

Viaggio nei circoli dem e nei profili social dei leader: molti distinguo sul conflitto e l’invio di armi Nelle Case del popolo i (pochi) militanti sono spaesati. E tornano toni e slogan antiamericani

I soldati del colonnello Omurekov Azatbek Asanbekovich, accusati del massacro di Bucha

I soldati del colonnello Omurekov Azatbek Asanbekovich, accusati del massacro di Bucha

L’antiamericanismo, per la sinistra, è come un abito vintage. Prima o poi capita l’occasione per tornare a indossarlo. Nostalgia di una gioventù barricadera, istinto terzomondista o pacifismo a oltranza. I motivi non mancano, talvolta si sommano. Con buona pace del nume tutelare, quell’Enrico Berlinguer che confessò a Giampaolo Pansa di sentirsi più al sicuro sotto l’ombrello della Nato. Era il 1976: piena guerra fredda. Ora che la guerra è calda sono in molti a smarcarsi. Anche e soprattutto nel Pd, figlio più o meno legittimo del Pci berlingueriano. I tempi del centralismo democratico sono finiti da un pezzo, oggi la linea politica si discute. Eccome. Il segretario dem, Enrico Letta, lo sa bene. Propugna gli aiuti alla resistenza ucraina e l’aumento delle spese militari. Sui social e nei circoli non tutti concordano. Secondo un sondaggio Swg, le posizioni lettiane sulla guerra sono apprezzate dal 77% dei suoi potenziali elettori, un dato basso in confronto al 93% della Meloni.

La pagina Facebook del leader democratico e quella del partito sono bersagliate. E i commenti di opposizione sbancano. Così, la lettera aperta scritta da Letta a Michele Santoro, giornalista ed ex europarlamentare dei Ds, pacifista, diventa una sorta di boomerang per l’autore. "Completamente d’accordo con Santoro – scrive Angela Celletti –. E lei, segretario, ci risparmi la paternale sui buoni e cattivi: la vostra linea su questa guerra è completamente appiattita su quella di Biden". "Siete diventati gli estremi difensori del neoliberismo e dell’Atlantismo", insiste Natale Magliarella. La tesi di fondo è chiara: l’Alleanza atlantica non è poi tanto diversa dalla Federazione Russa. Iole Paladino la esplicita: "Non fate passare la Nato come incubatrice di democrazia e di pace, la Turchia ne è parte integrante e ha le carceri piene di giornalisti e dissidenti". Il confine tra antiamericanismo e pacifismo è molto sfumato. "Perché non sei andato a fare la resistenza a Baghdad? - chiede Ivano Possieri – Santoro ti ha dato una bella lezione, se hai un’anima pacifista torna alla ragione". Più duro Alessio Nanni: "Dovreste dimettervi tutti per i morti che state provocando con l’invio delle armi, siete fanatici guerrafondai".

Pochi esempi di un malumore diffuso nella base social cui fa da contraltare un vertice quantomai compatto. Persino Peppe Provenzano, alfiere della sinistra interna, si dice "favorevole agli aiuti a Kiev". Pronta la scomunica social di Paola Prestinaci: "Per la prima volta non sono d’accordo con lei". E giù like.

Tra i rari distinguo vanno registrate le posizioni dell’ex capogruppo Graziano Delrio, contrario all’aumento delle spese per le armi, e dell’europarlamentare Pierfrancesco Majorino, che dice "no alla logica dell’escalation militare". Ce n’è pure per loro. A Delrio, che su Facebook invoca "l’unità europea", Antonino Sgrò replica così: "Ho paura che il peggior nemico degli Stati Uniti d’Europa siano gli Usa".

Dal virtuale al reale i toni sfumano, ma la sostanza cambia poco. Basta fare un giro per le Case del popolo di una roccaforte democratica come Bologna per rendersene conto. A cominciare dall’estetica. Non campeggiano le bandiere ucraine, bensì gli arcobaleni pacifisti. Esattamente come nel 2003 durante la guerra del Golfo. La "Tosarelli" non fa eccezione. "Non ci capisco più nulla – si schermisce una volontaria dell’Arci che simpatizza per il Pd –, si dovrebbero mettere d’accordo". Altro che resistenza, la tesi ricalca la visione della Cgil, che ha una sede giusto qualche porta più in là. Ivano Mignani presidia il circolo di via Andreini, dove presto troverà casa la segreteria provinciale. "Sarebbe meglio arrivare al disarmo – dice –, ma ora la situazione non è favorevole". "La Nato? Ha pensato a rafforzarsi ad Est senza calcolare le conseguenze, gli americani non si muovono solo per gli ideali ma anche per i loro affari". "La Nato ha fatto molti errori, soprattutto nei Balcani", concorda Enrico Verdolini, responsabile del circolo Davide Orsini e segretario dei Giovani Democratici dell’Emilia-Romagna. Che si affretta a precisare: "Ciò non giustifica l’aggressione russa". E poi: "Giusto aiutare gli ucraini, ma serve cautela. Ed è sbagliato aumentare le spese militari". Il suo vice, Vinicio Zanetti, è l’unico lettiano di ferro incontrato durante il tour. Ce l’ha con Santoro e Santori. "Non comprendo e non giustifico la sinistra pacifista", dice di Michele. Mentre al consigliere comunale Mattia, già leader delle Sardine, replica: "È imbarazzante parlare di un Pd equidistante in questo conflitto: l’Ucraina ha il diritto di difendersi; noi, al posto loro, avremmo fatto lo stesso". Anime inconciliabili dello stesso partito.